Serie B – Vasto.
SANDRO DI SALVATORE: IL SALUTO DEL COACH ALLA SUA VASTO.

Intervista all’allenatore che si congeda dopo 4 stagioni ricche di soddisfazioni, avendo preso la squadra in Serie C2 e lasciandola in Serie B.

Roseto degli Abruzzi (TE)
Marted́, 14 Aprile 2015 - Ore 02:30
Sandro, anche le cose belle prima o poi finiscono. Si può dire la stessa cosa della tua avventura in terra vastese?
«Credo di sì. Nella vita tutte le cose belle hanno un termine. Dopo una lunga riflessione iniziata qualche mese fa, questa mia meravigliosa avventura vastese è giunta al capolinea. In questi quattro campionati ho dato tutto ciò che avevo dentro, sia dal punto di vista professionale che dei risultati. Il bilancio ritengo sia storico per la piazza di Vasto: due promozioni – una sul campo e l’altra maturata grazie a un bel 2° posto in C1 che ha consentito il successivo ripescaggio in Serie B – oltre a un 3° posto in B da neo promossa, con conseguente passaggio in semifinale, sfiorando per un soffio una finale per la A2 Silver contro la corazzata Rieti. Infine, quest’anno una salvezza senza patemi d’animo ottenuta con largo anticipo, considerata la forte riduzione del budget societario. Perciò, dopo quasi quattro anni credo fortemente che io abbia bisogno di avere nuovi stimoli e nuove motivazioni, oltre che altre ambizioni; ma questo vale anche per la Società, che vorrà iniziare un nuovo ciclo. Ci siamo guardati in faccia e, insieme, siamo arrivati a questa conclusione, con la consapevolezza che non si tratta di un addio, ma di un arrivederci».
 
Come sono stati i tuoi anni a Vasto, in un pensiero riassuntivo?
«Indimenticabili. Li porterò sempre nei miei ricordi, perché non potrò mai dimenticare i 2.000 spettatori della finale promozione contro Campli in C2, oppure i 1.800 lo scorso anno in gara 2 di semifinale contro Rieti. Anche l’anno della C1 fu fantastico: ricordo con grande emozione la vittoria in casa contro la capolista Molfetta, che consolidò il nostro 2° posto da neopromossa. In questi anni ci sono state tante vittorie che ci hanno consentito di abbracciarci tantissime volte e vivere emozioni che solo lo sport e le vittorie sanno darti. In più ho avuto la fortuna di conoscere tanta gente, che per tutto il tempo vissuto a Vasto mi ha trattato come un privilegiato… e di questi tempi non è poco!».
 
Sei arrivato in corsa in Serie C2, te ne vai dopo i playoff fatti per andare in A2 Silver e aver disputato la Serie B.  Un sogno diventato realtà?
«Diciamo che alcune volte è sembrato anche a me di vivere un sogno. Lo scorso anno, in Serie B, non credevo ai miei occhi: partire con le paure di una retrocessione e ottenere un clamoroso 3° posto e battere in semifinale Rieti in gara 1 da loro, con la possibilità di chiudere in casa. Mi sembrava irreale per una neopromossa. La città di Vasto era letteralmente impazzita, in città si parlava solo di basket, considerato che appena due anni prima si giocava in C regionale. Sì, sono arrivato in corsa in C2, in una situazione molto difficile, con l’incertezza di vincere un campionato, ma è iniziato tutto da lì, una promozione e tutto il resto lo conosciamo benissimo. Il mio augurio è che Vasto, nei prossimi campionati, riesca a mantenere la Serie B che noi tutti insieme (squadra, società, tifosi e giornalisti) abbiamo conquistato e mantenuto con grande merito. Sarebbe un vero peccato se tutto ciò che è stato costruito dovesse finire».
 
Piazza calda, quella vastese, che hai “rimesso sulla cartina” del basket, insieme ai giocatori e ai dirigenti che ti hanno affiancato in questa cavalcata. A quale dirigente devi il più grande ringraziamento per l\'opportunità avuta?
«Sicuramente un ringraziamento speciale va al Presidente, Giancarlo Spadaccini, che mi ha “sopportato” per ben quattro campionati. Ma è a tutta la Società che vanno i miei ringraziamenti. Sono grato alla Vasto Basket perché mi ha dato la possibilità di mettere in evidenza le mie capacità anche in situazioni difficili e di farmi conoscere da chi mi conosceva poco, quindi che dire… grazie Vasto!».
 
Il giocatore simbolo del tuo periodo vastese?
«Vincenzo Dipierro. Anche lui, come me, ha dato anima e corpo. Forse più corpo che anima, visto che si è rotto dita del piede, caviglie, polsi e dita della mano. Però era sempre lì, in campo, con i suoi compagni e soprattutto con il suo allenatore! Rappresenta personalità, rabbia agonistica, professionalità, attaccamento alla maglia, leadership e mentalità vincente!  Spero che Vincenzo finisca la sua carriera con la Vasto Basket: merita tutto il rispetto di questo mondo, è un grande uomo e lo ha dimostrato in questi anni».
 
Un pensiero sui tifosi?
«Fantastici. Sempre vicini alla squadra, mi hanno trasmesso attaccamento, fiducia e tanto calore. Dovrò ringraziare il pubblico di Vasto per sempre. Mi piacerebbe abbracciarli tutti in un istante!».
 
Sandro Di Salvatore e il futuro?
«Bella domanda. In questi anni ho viaggiato davvero tanto, visto che prima dei quattro anni a Vasto ero a Termoli in C1 e prima ancora a Campobasso, sempre in C1. Mi piacerebbe riavvicinarmi per qualche anno a casa mia, a Giulianova. So benissimo che lo sport e la nostra economia vivono un momento davvero difficile, quindi ci sono poche squadre rispetto a prima, ma di una cosa sono certo: il desiderio di allenare una squadra che vorrà fare qualcosa di importante. Non dico vincere un campionato, ma fare bene e permettermi di divertirmi, come ho fatto in questi ultimi anni. Se ci sarà l’opportunità di allenare una buona squadra che abbia obiettivi importanti lo farò volentieri, se così non fosse preferirò starmene a casa, aspettando alla finestra».
 






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