Emanuele Di Paolantonio, coach degli Sharks, è pure un sommelier alle prime armi per passione.
Chissà se la cosa gli tornerà utile per assemblare al meglio i suoi giocatori, creando un uvaggio che faccia girare la testa per lo spettacolo offerto, senza dare però la nausea.
Il “vino” che il tecnico deve creare è frutto di una vendemmia andata avanti a strappi, visti i continui infortuni. Soltanto dallo scorso mercoledì tutti gli Squali lavorano insieme, cercando l’armonia ideale.
Anche se si tratta solo di un primo assaggio, qualche considerazione sul “Roseto doc” è possibile farla. Alla prima uscita, aspra è risultata la regia di Roberto Marulli, forse più redditizio nel ruolo di guardia.
Aceto, invece, è stato Darell Combs, assolutamente da lavorare con pazienza per riportarlo al livello medio di maturazione cestistico-tattica di chi gli gioca intorno.
Maturato è parso capitan Riccardo Casagrande, rotondo e gustoso Ion Lupusor, strano (come un impossibile vino da meditazione con le bollicine) è parso Andy Ogide, che associa a fisico da totem d’area mani da guardia tiratrice, gravitando con profitto lontano dai tabelloni per fare il fromboliere fuori misura.
Dalla panchina, leggero è apparso Federico Zampini, che però ha soltanto 18 anni e ampi spazi di miglioramento, frizzante Marco Contento (che deve stare attento a non dare troppo alla testa), rude come il Montepulciano d’Abruzzo in purezza Giorgio Di Bonaventura (ce ne vuole un calice per difendersi dalle ingiurie dell’inverno) e tosto come un Primitivo della sua Puglia Francesco Infante. Pochi i minuti in campo per Marco Lusvarghi, che potrebbe essere un rosso frizzante, come il Lambrusco.
Cosa si inventerà adesso il coach/sommelier Di Paolantonio?
In vista della trasferta di Montegranaro è prioritario dare sicurezza e serenità alla regia, oltre a recuperare Combs. Sotto le plance, poi, un dilemma da gioco delle tre carte: Lupusor gioca bene da “4”, ma con lui deve giocare da “5” Ogide, che ha mano felicissima da oltre l’arco virile e da “4” fa punti, se con lui gioca Infante da “5”.
I vitigni, a bacca nera e bianca, sono tutti sul tavolo.
Al coach, direttore sportivo e sommelier Di Paolantonio il compito, suppletivo, di sapersi inventare pure “enologo”, senza ubriacarsi per primo.