Mancanze
CIAO, GIANCARLO ANTONELLI.

È scomparso oggi il giornalista atriano. Le esequie domani nella sua città. Un ricordo.

Roseto degli Abruzzi (TE)
Martedì, 31 Ottobre 2017 - Ore 20:30

«Quanti anni hai, Pierpaolo...». E Marchetti gli rispose.
Guizzante, arrivò la chiosa: «Eh, ma te li porti male assai...».

Se penso a Giancarlo Antonelli, scomparso oggi, la prima cosa che mi viene in mente è quella scudisciata che una quindicina di anni fa, ai tempi del Roseto in Serie A, il collega veterano di Atri diede benevolmente al mio attuale capo dello sport al Messaggero Abruzzo.

Che risate!

Giancarlo ci metteva ogni volta in riga. Lacune culturali, pronunce imperfette, vestiti improbabili. Eravamo tutti passibili di giusta rampogna dal caro collega, che veniva al PalaMaggetti per scrivere del Roseto per la Gazzetta dello Sport.

Era il veterano, ma era umile e amava chiedere pareri anche ai migliori di noi (Giorgio Pomponi e Lorenzo Settepanella, su tutti) una volta strutturato l’articolo, per poi completarlo.

E siccome gli si voleva tutti un gran bene, data la sua carica ironica e la veemenza che metteva nella denuncia di tutte le storture del giornalismo italiano (risate, certo, ma quante verità!), quando c’era da disboscare una statistica stampata a carattere troppo piccolo, volentieri gli si dava una mano, a turno, dettandogli i numeri che lui ordinava in bella copia.

Giancarlo era un professore ed aveva grande cultura. Orgoglioso della sua Atri e per nulla provinciale, non abbassava certo lo sguardo quando arrivavano in tribuna stampa gli inviati dei “giornaloni”.

E quando qualcuno dei foresti faceva il fenomeno, puntuale arrivava l’avvertimento di Giancarlo. Come a dirgli: amico, qui abbiamo già visto tutto e non ci impressioni. Una volta, alle prese con un paio di supergiornalisti professionisti (ma forse poco professionali), sbottò una sua idea per regalarci l’ennesima risata collettiva: attorcigliare i soloni intorno a un “pelo”, tanto era la loro piccineria.

Sicuro di sé, si trovava a suo agio immediatamente anche in situazioni di assoluta novità. Come quando mi trovai con lui, nel 2007, al palasport di Chieti per il Campionato Europeo Femminile di basket e lui attaccò discorso prima con una atleta della Francia e poi con Nar Zanolin, potentissimo Segretario Generale di FIBA Europe.

E poi gli strali sulla televisione moderna avara di cultura e arte, gli improbabili sfondoni di questo e quel collega, i ricordi delle interviste e gli articoli sulla Juventus.

O, ancora, gli immaginifici dialoghi fra lui e Michele Martinelli, con fuoco incrociato di citazioni latine mescolate a sferzate dialettali, arrabbiandosi quando gli inutili tecnicismi virati di lingua inglese prendevano il sopravvento («Che diavolo è sta “combo”, facci capire!»).

Per tornare al suo amico Marchetti, al quale rimproverò di indossare in televisione il maglione, quando invece è più giusto presentarsi davanti alle telecamere in giacca e cravatta. Ed è bello che, proprio in questa stagione, Pierpaolo stia presenziando vestito come avrebbe voluto Giancarlo.

Ho saputo della sua morte poche ore fa dal mio amico Domenico Felicione, assessore alla Cultura del Comune di Atri, che mi ha detto: «È stato il mio professore di italiano ed essendo lui un appassionato di teatro, mi ha affiancato per ridare slancio e vigore al Teatro Comunale di Atri. Questa sarà per me una stagione teatrale particolare per quanto riguarda la prosa, perché è stato lui ad accompagnarmi a Roma per conoscere Pino Strabioli. A Giancarlo Antonelli devo  moltissimo, nel mio percorso nell’assessorato alla Cultura».

Eccolo, Giancarlo. L’uomo di cultura che mi parlava di teatro e opera, al di là degli articoli di sport sulla Rosea, trattando di calcio e basket.

Se n’è andato oggi, a 78 anni (ne avrebbe compiuti 79 il 25 novembre), lasciando la moglie Vittoria e i figli Giovanni, professore, e Lanfranco, cameraman di Rai 3.

La vita è sfuggita dai suoi occhi affilati e sorridenti a causa di un malore, che l’ha colpito mentre era al botteghino del Teatro Comunale di Atri, per ritirare il suo abbonamento alla stagione di prosa.

Prima di scrivere questo ricordo ho scritto “Giancarlo Antonelli” sul mio computer, alla ricerca di fotografie. E ne ho trovate di belle. Le pubblicherò su facebook, taggando il figlio e mio amico Lanfranco, che magari non le ha. È giusto che la famiglia le conservi.

Grazie, Giancarlo. Per le volte che mi hai fatto ridere con i tuoi guizzi e per le riflessioni più profonde che hai condiviso con me, come quella volta ad Atri, qualche anno fa, a margine di una fiction televisiva che si stava realizzando fra piazza e teatro.

L’ultimo saluto a Giancarlo Antonelli è previsto domani, mercoledì primo novembre 2017, alle ore 15 ad Atri, nella chiesa di San Giovanni Battista (San Domenico).







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