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BLACK MAMBA CONTRO IL CIAFFA: QUANDO KOBE BRYANT SFIDO’ ERNESTO CIAFARDONI.
Ernesto Ciafardoni.

Mamma Pamela e Kobe Bryant, a Rieti nel 1984. Dopo pochi mesi, Kobe avrebbe sfidato Ernesto Ciafardoni.

Kobe Bryant in maglia Los Angeles Lakers.

Nel giorno del compleanno, il caro Ernesto apre il suo libro dei ricordi e ce ne legge una pagina.

Roseto degli Abruzzi (TE)
Mercoledì, 07 Marzo 2012 - Ore 18:45

Ernesto Ciafardoni - “Ciaffa” o “il Conte” per gli amici - è un lungocrinito agente di giocatori di basket, ex giocatore (fromboliere vero) della cadetteria, che vive a Giulianova, in Abruzzo.
Oggi compie gli anni. Quanti? Le agenzie di rating non lo dicono, ma non lo declassano. Dunque, va bene così.
In occasione del suo genetliaco ci abbiamo fatto una chiacchierata, partendo da un bel ricordo.
 
Ernesto, ma dov’è che incontrasti Kobe Bryant?
«A Ploaghe, straordinario paesino della Sardegna, in provincia di Sassari. Ma era il lontano 1985».
 
Ma nel 1985 Kobe Bryant aveva 7 anni! Che ci facevate, tu e il bambino Kobe, a Ploaghe?
«Io ero a fare un torneo estivo con le Forze Armate, in cui giocavo, la Sebastiani Rieti e altre due squadre che ora non ricordo. Ho conosciuto Kobe Bryant grazie a… quel mattacchione di Matteo Lanza».
 
Tu, Kobe Bryant e Matteo Lanza. Si fa sempre più interessante…
«Davvero! Eravamo nel riscaldamento pre-partita e Matteo, che si era appena arrabbiato con un dirigente organizzativo, per sfogarsi sai che fa? Mi dice: “Togliti da sotto il canestro, che con una schiacciata adesso gli frantumo il tabellone”. Passarono 20 secondi e il matto sbriciolò il vetro! Saltò il riscaldamento e ci sedemmo tutti in panchina, cominciando a bere acqua e chiacchierare fra noi. A quel punto…».
 
A quel punto?
«Da dietro la panchina del Rieti schizzò in campo un ragazzino di colore, che prese il pallone e cominciò a palleggiare e tirare al canestro non rotto, sotto gli occhi divertiti di tutti».
 
E tu che c’entri?
«Beh, sai com’è, io – anche per ammirare meglio la sua bellissima madre – mi avvicinai e comincia a prendere confidenza con lui, prendendolo in giro se sbagliava un tiro. E devo dire che già a 7 anni ne sbagliava raramente. Lui, per niente intimorito delle mie battute, mi guardò e, in un perfetto italiano, mi disse: “Uno contro uno a metà campo”».
 
Non ti sarai mica messo a giocare “uno contro uno” con un ragazzino di 7 anni…
«Ovviamente sì. Giocammo senza esserci neanche presentati e logicamente vinsi».
 
Sei senza cuore! Non lo hai fatto vincere?!
«Mai viziare i bambini! A fine gara, ci stringemmo la mano e gli dissi: “Io sono Ernesto”. E lui: “Io sono Kobe”. A quel punto ci demmo un “cinque” e io – con una sudata pazzesca – andai a sedermi in panchina».
 
Col senno di poi, pensa se ci fosse stato un fotografo. Tu e Kobe che vi date un “cinque”…
«E tu pensa invece al fatto che mi è bastato toccarlo… e guarda cos’è diventato!».
 
Giocavi con le Forze Armate quindi, in che campionato?
«Era la Serie B 1984-1985, ci allenava Sergio Scariolo, che all’epoca teneva a farsi chiamare Sergio Roberto Scariolo. Retrocedemmo…».
 
Torniamo a Kobe. Dato per assodato che il tuo “cinque” gli ha trasmesso la magia del tiro da fuori, avevi visto qualcosa di eccezionale in quel ragazzino di 7 anni contro il quale giocasti a metà campo?
«Ti risparmio le sciocchezze da santone frustrato. Ti dico però che era un piacere vederlo tirare già a 7 anni di età».
 
Nel giorno del tuo compleanno, sapendo del tuo gusto per le cose di classe e il basket, ti regaliamo… un gioco. Hai lo stipendio di Kobe Bryant e giochi in Serie A. Dove vuoi andare e come intendi vivere?
«Divertente! Vediamo un po’… se giocassi a Bologna, Milano, Cantù o Varese prenderei la residenza a Montecarlo e mi muoverei con un jet privato. Se giocassi a Venezia, vorrei risiedere in laguna e andare all’allenamento in gondola o taxi. Se giocassi a Roma, me ne andrei ad abitare al Golf Club dell’Olgiata e girerei in elicottero».
 
Non hai detto Siena…
«Bella città, ma non ci giocherei perché sono tutti comunisti».
 
Siccome giochiamo, giochiamo per bene. Dove avresti amato giocare in NBA?
«Solo a Miami».
 
E come “sverneresti” a fine carriera?
«6 mesi a Marbella, in Spagna, nella “costa del golf” e 6 mesi nella Capitale».
 
Ancora Roma…
«Luca, ho detto la Capitale… Giulianova!».
 
Buon compleanno, Ernesto.

 
Luca Maggitti
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