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JUVENTUS: I 30 SCUDETTI DELLA VECCHIA SIGNORA.
Massimo Bonini, una vita da mediano. In carriera è stato anche ‘i polmoni’ di Michel Platini.

Nonno Giovanni, con una vecchia bandiera della Juventus, fatta a mano per festeggiare un vecchio Scudetto negli Anni ’80 da Luca Maggitti e portata in giro per Roseto dai fraterni amici Marco Rapone e Luca Maggitti.

Ricordi: da Giovanni Koetting a Massimo Bonini. Complimenti agli imbattuti scudettati.

Roseto degli Abruzzi (TE)
Domenica, 06 Maggio 2012 - Ore 23:00

Perché tifo, moderatamente, Juventus?
Perché, quando ero piccolo, la Juventus era quella che vinceva più volte lo Scudetto. Non ero un bambino prodigio, mi colpivano le cose nazionalpopolari.
 
Poi ricordi abbastanza confusi. E un primo consistente investimento in lire per comprare l’Annuario bianconero Juventus 1984/85. Anno XXIX.”: roba da 15enni.
 
Chi mi ricordo di quell’annuario? Giovanni Koetting.
Era il “16”, quando non c’erano i numeri fissi. Era la punta panchinara. L’ultimo della numerazione, che iniziava dal “12” del secondo portiere (gente mitica come Luciano Bodini).
 
I campioni? Era troppo facile tifare per i campioni.
Io avevo messo su un club (di cui ero l’unico membro) di supporto, per quelli che sulle spalle avevano numeri dal “12” al “16”. Gente come il già citato Bodini, Tavola, Prandelli… e il mitico Koetting. Che pensavi: ma come, questo c’ha il cognome da straniero e me lo tengono in panchina?
 
E anche quando ero alle prese con il sostegno dei titolari, mi piacevano di più quelli che facevano fatica, quelli che dovevano lavorare per guadagnarsi il posto.
Gente come Massimo Bonini, il mio idolo assoluto, glorificato persino da Michel Platini, che quando gli chiesero se fumasse, rispose con una delle sue punizioni all’incrocio, chiosando: “Non è importante se io fumi o no, è importante che non fumi Massimo Bonini”… che correva anche per “Le Roi”.
“Una vita da mediano”, Ligabue doveva ancora scriverla.
 
Platini? Troppo bravo, troppo comodo tifare per lui. Meglio l’incostanza e il caracollare dell’ulano dal nome impronunciabile, che di cognome faceva Boniek.
 
O il gentiluomo irlandese di cui Platini prese il posto: Liam Brady, quello che – se ben ricordo – segnò un rigore a Catanzaro, che diede lo Scudetto alla Juventus, sapendo già che al suo posto sarebbe arrivato uno più bravo (lui, credo, divenne blucerchiato andando alla Sampdoria). Sarà anche normale, ma intanto il suo gesto colpì la mia attenzione di ragazzo, dandomi un esempio positivo.
 
E poi la Juventus di Giampiero Boniperti, che se ne andava dallo stadio sempre alla fine del primo tempo (perché tanto masochismo?), di Giovanni Trapattoni e di Gaetano Scirea.
 
Ecco, questa è la parte “viva e presente” della Juventus che ho in testa. Insieme ad una immagine di ordine e metodo nel fare le cose, che ho portato con me nella crescita.
 
Poi gli anni del basket e dei cavalli. E la Juventus un po’ in disparte.
Dalla bandiera fatta a mano negli Anni ’80, al tifo sempre più moderato e fiaccato dalla presenza in società di gente che non mi piaceva. Gente come Luciano Moggi e compagnia (per me) sgradevole.
 
Poi la Serie B, il ritorno in Serie A, gli ultimi due campionati con due settimi posti e poi… stasera.
 
Stasera con la Juve che vince lo Scudetto, dopo 37 gare e senza una sola sconfitta. E le gare diventano 41, considerando il cammino in Coppa Italia (la Finale attende).
 
Una Juventus che mi piace perché ha saputo risorgere, anche se questo allenatore con la voce da “crepato” (per dirla alla abruzzese) e la zazzera ricomposta in laboratorio non ha sufficiente autoironia. E però è giovane, ha tempo. E la vittoria dello Scudetto è ovviamente merito suo. Onore perciò al non simpaticissimo (a me) Antonio Conte.
 
Dunque grazie alla Juventus di questa sera, per avermi fatto ripensare a Bonini e Koetting. E complimenti alla Vecchia Signora per i suoi 30 Scudetti.
 
Lo so, ufficialmente sono 28, ma io non me la sento di frustrare, ignorandoli, i 2 trionfi di giocatori che se li sono sudati in campo.
 
 
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Luca Maggitti
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