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Basket Giovanile
GIORGIO DI BONAVENTURA: L’EMIGRANTE DEL BASKET.
Giorgio Di Bonaventura, a Torino, davanti alla foresteria.

Coach Vincenzo Di Meglio e Giorgio Di Bonaventura.

Roseto, Arena 4 Palme, 2010. Giorgio Di Bonaventura con papà Gabri, mamma Angela e l’amica Petra il giorno della presentazione di TIME OUT, libro scritto da coach Gabri Di Bonaventura.

Il figlio di coach Gabri Di Bonaventura va a giocare a Torino a 15 anni. La nostra intervista.

Roseto degli Abruzzi (TE)
Lunedì, 10 Settembre 2012 - Ore 14:30

Giorgio Di Bonaventura, classe 1997, figlio d’arte di coach Gabri, a 15 anni accetta la sfida di andare via dagli agi di casa per provare a mettersi in discussione a Torino, giocando nelle giovanili della PMS.
Questa è la nostra intervista. In bocca al lupo a Giorgio.
 
Giorgio, da quanto tempo giochi a basket?
«Ho iniziato a 6 anni».
 
Il tuo primo maestro?
«Marco D’Ascenzo, ottimamente assistito da Laura Biancacci ed Emanuele Pompei, senza dimenticare il grandissimo Professor Melasecca».
 
Il tuo modello in campo, tecnicamente parlando?
«Anche se ha deciso di smettere, il mio modello rimane Stonerook».
 
Il tuo modello in campo, umanamente parlando?
«Nessun dubbio: Richard Mason Rocca!».
 
Perché hai iniziato a giocare a basket?
«Perché a calcio ero troppo forte! Scherzo: probabilmente, con mio padre che si divertiva ad allenare nelle minors, è stato un passo naturale».
 
Perché la scelta di andare a Torino?
«Direi che la motivazione principale è legata alla presenza di coach Vincenzo Di Meglio, che mi ha allenato negli ultimi due anni a Teramo. Quando lui, in estate, è diventato Responsabile del Settore Giovanile della P.M.S. Torino, mi è giunta la proposta di trasferirmi in Piemonte, e dopo accurate riflessioni con l’ambiente familiare ho deciso di accettare, almeno per questo primo anno, la sfida. Vediamo che succede…».
 
Come ti sei trovato nei primi giorni?
«Benissimo fin da subito, i ragazzi dell’Under 17 mi hanno accolto alla grande e di questo li ringrazio».
 
Come farai a livello scolastico?
«Dopo aver trascorso praticamente gran parte dell’estate sui libri, per rimediare ai “debiti” in Matematica e Storia, ho realizzato che non potrò permettermi distrazioni. A Moncalieri frequenterò il 2° Liceo Scientifico, che fortunatamente è anche molto vicino alla foresteria».
 
Come sei sistemato a Torino?
«Come già accennato, siamo solo tre ragazzi (io, Mascolo e Amateis) a occupare la foresteria, ovviamente sotto la stretta sorveglianza del Tutor Matteo Mosso, che è sempre molto disponibile nei nostri confronti. La prima settimana di permanenza, fatta ad agosto, è stata molto positiva. Sono sicuro che insieme ci troveremo benissimo».
 
Cosa ti aspetti da questa esperienza?
«Sinceramente, mi aspetto di migliorare sia dal punto di vista tecnico che dal punto di vista atletico. Poi sono sicuro che andare via di casa a 15 anni rappresenterà un’occasione irripetibile per testare la mia maturità».
 
Coach Pillastrini e la prima squadra: punti di arrivo?
«Magari! Ma, sinceramente, quella senior è al momento una dimensione così lontana che dedicarci energie adesso sarebbe superfluo. Il mio unico obiettivo è quello di impegnarmi ogni giorno al meglio delle mie possibilità, per diventare il miglior giocatore possibile, consapevole di farlo in un ambiente molto sano e corretto».
 
Luca Maggitti
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