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Mancanze
LUIGI ‘GIGINO’ BRACCILI: SE NE VA IL MIGLIORE.
Roseto, 2004. Luigi Braccili fotografato da Sergio Pancaldi per il volume ‘essere rosetano’.

Roseto, 2009. Luigi Braccili, nella sua casa, con alle spalle una parte dei libri da lui scritti.
[Luca Maggitti]


Roseto, 2010. Luigi Braccili con il figlio Umberto in Piazza della Repubblica, davanti al Municipio.
[Luca Maggitti]


Richiesta al Comune di Roseto: intitolargli appena possibile un luogo pubblico. Richiesta agli organizzatori del Trofeo Lido delle Rose 2014: minuto di raccoglimento e trofeo al miglior giocatore intitolato a Gigino.

Roseto degli Abruzzi (TE)
Lunedì, 09 Giugno 2014 - Ore 15:45

Luigi Braccili, “Gigino” per gli amici, era l’Abruzzo che raccontava se stesso.
 
Scrittore e giornalista, nacque il 26 novembre 1929, 2 anni dopo lo spostamento della sede comunale da Montepagano a Rosburgo, con cambio del nome in Roseto degli Abruzzi, città che ha amato e nella quale si è spento.
 
Luigi Braccili è mancato qualche ora fa, nella notte che portava all’alba del 9 giugno 2014. Suo figlio Umberto, giornalista Rai, ha scritto su Facebook: «Gigino Braccili non è più tra noi. Probabilmente è in Paradiso. Ho letto un foglio che saliva in cielo insieme a lui. Recitava così: “Ok, uomo onesto, leale e libero”».
 
Decano dei giornalisti abruzzesi e rosetani, Gigino era iscritto all’Ordine – direttamente a Roma, non c’era l’Ordine in Abruzzo all’epoca – dal 1956, ma scriveva da qualche anno prima.
 
Non era una persona qualunque, Gigino, ma aveva la serenità nei rapporti delle persone qualunque. Modi privi di affettazione, ironia, giovialità: questo e molto altro era Luigi Braccili. Che aveva poi un grosso pregio, visto il suo lavoro: dire sempre “pane al pane e vino al vino”, come scrisse di lui nel 2004 il giornalista e scrittore rosetano William Di Marco, sul volume “essere rosetano”.
 
Da una nota dell’Ordine dei Giornalisti, pubblicata su “Piccola Città” 11/12, Novembre/Dicembre 2006, pagina 39, si apprende che il suo primo articolo su un quotidiano lo scrisse il 5 maggio 1950 su “La Libertà d’Italia”, edito allora da Giovanni Gronchi, che in seguito sarebbe diventato Presidente della Repubblica. Argomento: una difesa dei pescatori rosetani (poteva essere altrimenti?).
 
Il Luigi Braccili giornalista è stato corrispondente dell’Agenzia ANSA e della RAI – contribuendo praticamente alla fondazione della RAI Abruzzo – ha scritto sui quotidiani “Il Messaggero” fino al 1957, su “Il Tempo” per circa 37 anni e, infine, su “Il Centro”. Ha poi collaborato con decine di testate giornalistiche nazionali e locali, conservando una freschezza formidabile in rapporto all’età anagrafica. Attualmente, collaborava con il quindicinale rosetano “Eidos News”, che nel 2006 aveva contribuito a fondare.
 
Il Luigi Braccili scrittore ha scritto il suo primo libro nel 1960, dal titolo “Antologia degli artisti abruzzesi”. Ha poi pubblicato circa un libro ogni anno, arrivando a 57, come ebbe a dirmi.
 
Gigino ha avuto grandissima importanza per la crescita culturale dell’intero Abruzzo, non soltanto della sua amata Roseto degli Abruzzi, visto che in oltre mezzo secolo ha scritto di storia (“Abruzzo tra cronaca e storia, 1918-1998”, “Abruzzo Kaputt”, “Briganti d’Abruzzo”), geografia (“Conoscere l’Abruzzo”), artigianato (“Lavoro artigiano”), folklore (“Folk Abruzzo”), gastronomia (“La cucina abruzzese. Dalla cucina povera ai menù della festa”), religione (“Santi, beati, santuari d’Abruzzo”), biografia (“Figli d’Abruzzo”), sport (“Piccola storia del calcio abruzzese”, “I 50 anni del Trofeo Lido delle Rose”), cultura (“Andare per musei in Abruzzo”, “Giochi scomparsi e giocattoli fatti a mano”), arte (“Raffaello Celommi. Originalità di una ricerca”, scritto con Leo Strozzieri, “Pier Giuseppe Di Blasio. Pittore di un sogno antico”, scritto con Maria Rita Bentini) e tanti altri volumi che non conosco o colpevolmente dimentico. Gigino ha poi riservato una parte importante della sua qualità divulgativa all’amata Roseto, scrivendo, fra gli altri, i volumi: “Luoghi di interesse artistico a Roseto degli Abruzzi”; “Museo civico della cultura materiale di Montepagano di Roseto”; “La storia di Roseto a fumetti”, prima e seconda edizione; “I 50 anni del Trofeo Lido delle Rose”; “Roseto nella cultura italiana ed europea”, scritto con Mario Giunco; “…Con il senno di poi” e “…ancora noi”, collettive in cui compare con altri autori rosetani.
 
Per la sua attività è stato più volte premiato ricevendo, fra gli altri, nel 1965 il “Premio Cultura” della Presidenza del Consiglio dei Ministri, nel 1980 il “Premio D’Ilario” per la saggistica storica, nel 1990 il premio “Settembrata abruzzese” per le tradizioni popolari.
 
Insomma, un grandissimo. Per me il migliore, che ho amato come si ama un padre, riconoscendogli talento e capacità fuori dal comune e ringraziandolo mille volte per aver saputo raccontare una terra aspra e chiusa come l’Abruzzo, che è invece uno scrigno di tesori da scoprire e che grazie a lui è stato conosciuto da moltissime persone.
 
Ho parlato per la prima volta – in modo consapevole – con Luigi Braccili una sera d’estate del 1998. Venne a stringermi la mano in occasione della presentazione del libro sulla promozione del Roseto dalla B1 alla A2, che avevo scritto con Giorgio Pomponi e Lorenzo Settepanella. Lo rividi poi – ed era la seconda stagione di A2 del Roseto Basket – davanti alla Villa Comunale. In quell’occasione rispose al mio saluto stringendomi al mano e dicendomi (più o meno): «Tutti possono scrivere in quale minuto ha segnato Fox. Pochi possono raccontare in modo divertente e avvincente una gara. Secondo me tu puoi raccontare le partite di basket». Non dimenticherò mai quella meravigliosa pacca sulla spalla di incoraggiamento.

Così come non dimenticherò il pomeriggio in cui accompagnai Luigi a Pescara, presso la sede della casa editrice Carsa. Gigino parlò dei suoi lavori al direttore editoriale Giovanni Tavano, che ovviamente lo conosceva già di nome, ma non aveva mai avuto occasione di stringergli la mano. Il ritorno a Roseto fu punteggiato da un saporito panino e da un bicchiere di quello buono che Luigi volle offrire, chiedendo pausa ristoratrice al Grappolo d’Oro.

Mi sono seduto allo stesso tavolo, per lavorare, per la prima volta con Luigi Braccili nel 2002, fungendo io da Segretario della “Consulta Permanente Cultura”, voluta dal sindaco di Roseto, Franco Di Bonaventura, e presieduta da un altro gigante della cultura purtroppo scomparso, Mauro Laeng. Fra i componenti c’era, ovviamente, Luigi Braccili. Ogni volta che un argomento rischiava di cacciarsi in un culo di sacco, pregavo che Gigino spiegasse le ali, nel fresco del salone al primo piano della Villa Comunale, portando la brezza dei suoi racconti. Come quello risalente al 1960, in occasione del primo centenario della nascita di Roseto, quando portò a pranzo Gino Paoli – quello de “Il cielo in una stanza”, scritta appunto nel 1960 per Mina – a Montepagano, offrendogli un piatto di zuppa di fagioli in una trattoria paganese, e la futura stella della canzone d’autore italiana, allora giovane creativo, disegnò il logo pubblicitario di Roseto: una “R” maiuscola con dentro un delfino, il sole, il mare e le vele.
 
Sono entrato a casa di Luigi Braccili – in modo consapevole – per la prima volta a settembre 2009. Andai a trovarlo per registrare, con il mio telefonino, una intervista in due parti che poi pubblicai su YouTube. Lui si schermì: «Luca, a chi vuoi che interessino le chiacchiere di un vecchio». Sapeva stare al mondo, Gigino, e l’ironia non gli è mai mancata.
Mi mostrò il ripiano ospitante i suoi libri scritti e chiesi di poterlo fotografare davanti a quei suoi numerosissimi figlioli di carta, aggiunti a Umberto – che ne ha seguito le orme diventando giornalista e scrittore – e Alessandra.
Guardo ancora oggi quella foto che ripropongo a corredo di questo ricordo, vedo il naso dantesco di Gigino – gancio curioso buono per l’infinito – e lo sguardo dietro agli occhiali da pasdaran pacifico della cultura e della divulgazione e... capisco ancor di più quanto sia ridicolo, per me e per tanti colleghi giornalisti e scrittori, definirsi “suoi colleghi”.
 
Ho visto l’ultima volta Gigino il 29 aprile 2014. Ero andato a trovarlo, nella sua casa al terzo piano che affaccia su Piazza della Repubblica e vede fronteggiarsi Municipio e Chiesa di Santa Maria Assunta, che per i rosetani di lungo corso – come Gigino – è la Chiesa di Santa Filomena. Ero con Alice, studentessa liceale che mi aveva chiesto chi potesse aiutarla per scrivere un racconto ispirato alla Resistenza a Roseto degli Abruzzi. Le feci il nome di Luigi Braccili e lei lo contattò, non priva di timore reverenziale. Gigino ci accolse e deliziò per oltre due ore, anche se affranto per la recente scomparsa del suo fraterno amico Tonino Marini.
Era molto stanco, provato, ma non si sottrasse. Prese per mano la curiosità di Alice e la portò nel borgo di Montepagano, raccontando della liberazione dal nazifascismo che lui aveva vissuto. E poi delle fughe di tanti giovani via mare, provandoci di notte e con le vele imbrunite, prendendo il largo dalla foce del torrente Borsacchio. Dopo i ricordi di guerra, Resistenza e liberazione, Gigino prestò ad Alice una delle due copie possedute di “Abruzzo Kaputt”, suo libro scritto negli Anni 70 proprio sui fatti della guerra e della Resistenza. Il patto era di risentirsi, a racconto scritto, per rivedersi e per un parere di Luigi. 
 
Salutata Alice, restammo soli a parlare, ovviamente, di Roseto Basket, di cui era innamorato. I suoi ricordi del Trofeo Lido delle Rose erano meravigliosi e reali aneddoti di chi, giornalista e scrittore nel fiore degli anni, aveva vissuto il periodo ruggente di quel che Aldo Giordani chiamava “Il Torneissimo”. Prima di lasciarlo, Gigino mi fece piangere ricordandomi della mia professoressa di lettere alle Ragionerie, Rita Cioci, che le aveva parlato di uno studente che scriveva bene e che secondo lei avrebbe dovuto fare quello nella vita. È stato in quel momento che ho pensato di conoscere Gigino da sempre, grazie alla compianta professoressa Cioci.
 
L’ultima volta che ho parlato di Luigi Braccili è stato il 28 maggio 2014, a cena con l’amico e collega Marco Rapone, che mi chiese notizie di Gigino. Gli dissi che era provato e che non stava benissimo. Marco mi chiese di andare a trovare insieme Luigi, proponendomi di imbracciare la mia vecchia telecamera, per un pomeriggio di registrazione di ricordi con l’enciclopedico Braccili senior. Gigino se n’è andato prima che potessimo disturbarlo di nuovo, chiedendogli di raccontarci ancora e ancora cose che probabilmente aveva narrato chissà quante altre volte, ai tanti che gli volevano bene e che lo tormentavano amichevolmente. Perché alle fonti di acqua pulita non si è mai stanchi di bere.
 
Non so se esista un altrove, anzi a dirla tutta temo che non esista. Però in questi momenti mi piace credere a qualcosa d’altro, sperduto nell’universo. Così, nel Paradiso dei giusti nominato dal figlio Umberto, spero che abbiano aggiunto un posto alla tavola dei rosetani – di nascita e acquisiti – facendo posto al torrenziale Gigino. Vorrei fosse seduto a capotavola, tenendo ovviamente banco, con a destra quelli con cui parlare di cultura, come Mauro Laeng, e a sinistra quelli con i quali discorrere del Roseto Basket, come Giovanni Giunco, Remo Maggetti, Aldo Anastasi e tanti altri ancora che stanno in “Curva Nuvola”.
 
E, a proposito di basket, avanzo formale richiesta al Comune di Roseto degli Abruzzi, mediante questo articolo, in qualità di semplice cittadino rosetano, di intitolazione quanto prima di un luogo pubblico alla memoria di «Luigi “Gigino” Braccili – Scrittore e Giornalista».
 
Inoltre, esigo – sì, questo lo esigo, sempre da cittadino e amante del basket rosetano! – che il giorno di apertura del Trofeo Lido delle Rose 2014 (il più antico torneo estivo di basket d’Europa e forse del Mondo), gli organizzatori dedichino un minuto di raccoglimento a Gigino e che quest’anno sia coniato un trofeo da consegnare al miglior giocatore, che porti il nome di Luigi Braccili. Se non lo faranno, dichiaro fin d’ora che invaderò pacificamente il campo di gioco del PalaMaggetti, perché Gigino ha visto nascere il “Torneissimo” e ha il merito di averlo raccontato per oltre mezzo secolo. Roseto cestistica gli deve moltissimo e questo è solo il minimo che può fare, per onorarne la memoria.
 
Riposa in pace, Gigino adorato.
 
ROSETO.com
Articoli
LUIGI BRACCILI
 
25 giugno 2004
QUANDO NACQUE IL TORNEO ESTIVO DI PALLACANESTRO PIU’ ANTICO DEL MONDO.
Un prezioso ricordo di Luigi Braccili, pubblicato a giugno 2003 sul periodico “Piccola Città – comunità in cammino”, sul Trofeo Lido delle Rose. A margine, l’Albo d’Oro del Torneissimo.
 
24 dicembre 2006
LUIGI BRACCILI: 50 ANNI (E OLTRE) DI GIORNALISMO E NON SENTIRLI!
Complimenti a ‘Gigino’, decano dei giornalisti rosetani (e abruzzesi).
 
31 luglio 2012
SCRIPPELLE ‘MBUSSE: SIA BENEDETTO L’INSERVIENTE DISTRATTO!
Estratto dal libro sulla Cucina Abruzzese firmato dal grande Luigi Braccili. Complimenti a ‘Gigino’, decano dei giornalisti rosetani (e abruzzesi).
 
16 agosto 2013
STELIO FALASCA: MORIRE A 18 ANNI PER LA PATRIA.
Estratto da ‘Abruzzo Kaputt’, il libro di Luigi Braccili sulla Resistenza in Abruzzo.
 
16 settembre 2013
PIETRO BENEDETTI: IL PATRIOTA EBANISTA FUCILATO DAI NAZIFASCISTI.
Estratto da ‘Abruzzo Kaputt’, il libro di Luigi Braccili sulla Resistenza in Abruzzo.
 
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LUIGI BRACCILI
 
LUIGI BRACCILI
Intervista del 2009 di Luca Maggitti, sul Trofeo Lido delle Rose (1/2).
 
LUIGI BRACCILI
Intervista del 2009 di Luca Maggitti, sul Trofeo Lido delle Rose (2/2).
 
LUIGI BRACCILI
Intervista degli Anni ’90 di Vincenzo Angelico, sulla cucina rosetana.
 
Luca Maggitti
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