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Luigi Braccili
GINO PAOLI, IL MARCHIO PER ROSETO, LA 'PORTA DA PIEDI' A MONTEPAGANO E MICHELE TORPEDINE.
Roseto degli Abruzzi, 2009. Luigi Braccili nel suo studio.
[Luca Maggitti]


1960. Il bozzetto firmato da Gino Paoli, con la ‘Porta da piedi’ di Montepagano sullo sfondo. In basso, a destra, la firma ‘PAOLI’, in verticale.

1960. Il marchio per il Comune di Roseto degli Abruzzi, firmato da Gino Paoli.

54 anni dopo, Gino Paoli e il suo ex batterista e produttore Michele Torpedine uniti... da Montepagano. Il motivo in un racconto del compianto Luigi Braccili.

Roseto degli Abruzzi (TE)
Giovedì, 21 Agosto 2014 - Ore 19:45

Il 16 agosto 2014 ho intervistato Michele Torpedine, oggi produttore e manager del Volo, gruppo in cui canta il rosetano (di Montepagano) Gianluca Ginoble.
Torpedine è lo scopritore di artisti che hanno raggiunto le vette mondiali della popolarità (Zucchero, Andrea Bocelli e altri), ma dice di dover tutto a Gino Paoli, di cui era il batterista e che è stato il primo artista di cui si è preso cura da manager.
Nel corso dell’intervista, Michele si è detto colpito dalla bellezza di Roseto degli Abruzzi e dalla bonomia della sua gente. Poi ha auspicato una migliore gestione turistica di un posto che ha visitato e trova meraviglioso: “il belvedere” di Montepagano. Che è poi la “Porta da piedi”.
 
Lavorando all’intervista, ripensando a Montepagano – e alla sua “Porta da piedi” – e a Gino Paoli, mi è tornato in mente un ricordo dell’amatissimo e mai troppo compianto Luigi “Gigino” Braccili, giornalista e scrittore rosetano, risalente al 1960, quando Roseto festeggiava i suoi primi 100 anni e “Gigino” lavorava per dotare la città di un marchio e di una copertina per un pieghevole turistico. Marchio e copertina furono realizzati da Gino Paoli, all'epoca grafico e illustratore oltre che cantante. Lo stesso Paoli che poi consentì a Michele Torpedine di intraprendere la sua nuova carriera di produttore e manager, conoscendo successo mondiale.
 
Il mio essere rosetano mi ha preso alla gola, pensando a Michele Torpedine che si innamora della “Porta da piedi”, 54 anni dopo – e senza saperlo – che il suo amico e benefattore Gino Paoli l’aveva ritratta in un bozzetto, ospite a pranzo di Luigi Braccili, in una trattoria di Montepagano.
 
Leggetevi il racconto di “Gigino” e, se volete, gli altri articoli proposti in calce al suo racconto.
 
Roseto otesor!
 
Luca Maggitti
 
 
[Pubblicato su Roseto Sharks Magazine 6/12 del 08.12.2012]
Quando mancava poco per festeggiare il primo centenario di Roseto, via “Le Quote” e “Rosburgo”, eliminata la Pro-loco, in arrivo l’Azienda di Soggiorno, ci accorgemmo di aver bisogno di un depliant e di un marchio.
Scegliemmo la “Sigla F” di Genova, per cui mi recai a Roma, nei pressi di via Veneto, per trattare il lavoro grafico ed entrai in uno studio con targa “by PAOLI”.
Era il genovese Gino Paoli, magro quasi allampanato, già cantante, ma soprattutto disegnatore grafico.
Gli feci due richieste: la copertina di un pieghevole turistico ed un marchio.
“Ci vedremo sul posto” mi disse e fu così che lo portai con la mia Bianchina a Montepagano, a “Porta da piedi”.
Cacciò fuori una cartella da disegno, tipo scuola d’arte e con una matita e gessetti colorati, disegnò il bozzetto che vedete, poi ritoccato in studio. In basso sotto, a destra, la firma in maiuscolo PAOLI.
Gli offrii, in una trattoria paganese, un piatto di zuppa di fagioli.
“Voi abruzzesi non vi smentite mai” – ringraziò.
Il cantautore-designer, con una loquela che ricordava Gilberto Govi, mi disse: “...questo è un bel paese, quello laggiù diventerà una città”.
Le trattative per il marchio furono più complicate.
Io volevo una R maiuscola, con a destra il sole e le barche. A sinistra un delfino, in piedi, con una rosa in bocca...
Tutto bene, ma all’autore di “Senza fine”, mettere la rosa in bocca al cetaceo non andava.
Facemmo delle prove, ma il disegnatore è come il pittore, quando gli va, la matita si blocca.
Dopo alcune prove, lasciate sul tavolo come lavori usciti male, quindi da buttare nel cestino, mi disse candidamente: “...ma perché, amico mio, vuoi contaminare la bocca di codesto animale con una rosa?”.
Gli risposi: “...per distinguerlo dal delfino della Pescara Calcio, un delfino che gioca a calcio mentre il nostro, in piedi, gioca a basket, come tanti nella nostra Roseto”.
In poche parole il delfino, odiato dai pescatori rosetani perché faceva strage del pescato, ingoiando particolarmente le seppie, tratte dalle “nasse” e... decapitate diventando “li secce talafinate” che si vendevano a basso prezzo, per via della mutilazione.
Purtroppo tutto finisce: il delfino non ha mai avuto la rosa in bocca, l’azienda grafica finì ed il cantautore tornò solo a cantare ed a scrivere canzoni.
Mi telefonò: “...come è andata?”.
“Così così” risposi, privo della rosa in bocca a “lu talafine” non me la sentii di rivelarmi entusiasta.
E me ne tornai ad ascoltare il suo grande capolavoro... “Il cielo in una stanza”.
Luigi Braccili
 
 
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