La crisi del Roseto, a volerla prendere alla larga di 17 anni, non esiste.
Già, perché anche nel campionato di B1 1997/1998 il Roseto iniziò con un poker di sconfitte. E anche allora perse un derby alla prima giornata, contro il Teramo. Poi i tifosi andarono a “confessare a domicilio” i giocatori, fu vinta la quinta partita e il brutto anatroccolo diventò cigno, vincendo Coppa Italia e Campionato.
Chi c’era sulla panchina rosetana? Ieri, come oggi, coach Tony Trullo.
Il problema è che in campo non ci sono più il fosforo in regia di Leonardo Busca, la grinta degli esterni Giovanni Coppo e Andrea Meneghin, la sfacciata gioventù di Enrico Gaeta e Fabrizio Facenda, il mestiere di Claudio Acunzo, la solidità di Massimiliano Rizzo e, dulcis in fundo, la classe esplosiva e capace di mutare le partite di Claudio Bonaccorsi.
Oggi in campo c’è un regista che gioca soprattutto per se stesso (anche perché gli altri non fanno canestro) come Pitts, che arriva spremuto e sfiancato ai momenti decisivi. Il reparto esterni è un rebus, con il gregario Moreno che si danna ma che non è stato chiamato per fare canestro e Marini che, dopo una pessima partenza, ha dato segni di risveglio contro Recanati.
C’è poi il vero enigma della squadra: Usher, ingaggiato per segnare 20 punti a partita e non far rimpiangere Alex Legion, nelle ultime due gare ha segnato 5 e 9 punti e nelle prime 4 uscite non ha mai convinto.
Sotto i tabelloni, finora il migliore è quello che era venuto per scaldare la panchina: Giga Janelidze, il che è tutto dire. Ancora fuori condizione Innocenzo Ferraro (troppo brutto per essere vero), Sylvere Bryan non appare davvero dominante, mentre Giovanni Carenza non ha praticamente mai giocato, visto l’infortunio in precampionato e la ricaduta.
Coach Trullo si ostina a dire che con l’ingresso in squadra del mezzo lungo le cose cambieranno, ma una analisi dei numeri e delle prime quattro partite sembra dire un’altra cosa.
E cioè che a questo Roseto serve soprattutto un americano che faccia l’americano e cioè un esterno capace di garantire una ventina di punti. Poi un play-guardia che dia fiato a Pitts e riesca ad essere anche pericoloso sul perimetro. Gli aggiustamenti permetterebbero a Pitts e Bryan di non essere stritolati dalle difese avversarie, che oggi battezzano gli altri rosetani e finora hanno avuto ragione.
In città sta circolando voce che, dopo Piacenza, il Roseto potrebbe fare un tentativo per riportare a Roseto Alex Legion, prelevandolo dalla A2 Gold di Veroli, in cui gioca. Infatti, è possibile cambiare un extracomunitario con un altro se il sostituto gioca già nei campionati italiani e ha al suo attivo almeno 5 gare. Il general manager di Veroli, Michele Martinelli (il dirigente sportivo che portò Roseto in Serie A1 nel 2000), contattato telefonicamente è stato laconico: «Per quanto mi riguarda, l’ipotesi di mercato non esiste».
Prima di pensare al mercato, il Roseto deve però vincere lo scontro salvezza contro l’altro fanalino di coda Piacenza, ancora a quota zero. Sabato sera, in trasferta, Pitts e compagni si giocano già una bella fetta di salvezza.
Nel 1997, dopo le 4 sconfitte consecutive, Roseto incontrò in casa l’altro fanalino di coda, Torino, all’epoca allenato da coach Romeo Sacchetti, oggi in Serie A ed Eurolega con Sassari. Era il 26 ottobre e Roseto vinse 98-68, spiccando il volo.
Sabato 25 ottobre, a Piacenza, vedremo se nel basket rosetano esistono i corsi e ricorsi storici.
Articolo pubblicato su IL MESSAGGERO Abruzzo, martedì 21 ottobre 2014.
L’articolo uscito ieri sul Messaggero Abruzzo.
Tony Trullo, coach del Roseto 1997/1998.
Tony Trullo, coach del Roseto 2014/2015.
