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Uomini di Basket
BENTORNATO, FEDERICO LESTINI.
Federico Lestini, sabato 20 settembre al palasport di Atri.
[Luca Maggitti]


Federico Lestini, sabato 20 settembre al palasport di Atri.
[Mimmo Cusano]


Federico Lestini, sabato 20 settembre al palasport di Atri.
[Mimmo Cusano]


Prova da incorniciare per ‘Lesto’, nella vittoria della sua Scafati contro Ravenna. Cosa scrissi lo scorso 21 settembre e una intervista a Lestini, fatta il 20 settembre 2014.

Roseto degli Abruzzi (TE)
Domenica, 23 Novembre 2014 - Ore 16:15

Sabato 21 settembre 2014, amichevole precampionato – al palasport di Atri – dell’incerottato Roseto contro il Montegranaro. Il giorno dopo scrivo un report su ROSETO.com e, tra le altre cose, specifico (sempre perché le cose vale solo dirle prima, altrimenti siamo bravi tutti) un pensiero, rintracciabile anche nell’articolo che propongo in calce a questo pezzo. Eccolo.
 
Domenica 21 settembre 2014
Citazione a parte per l’aggregato Federico Lestini. I paradossi del basket, mescolati con gli infortuni e con i casi della vita, lo vogliono mulo da soma e senza contratto di questo Roseto, ma il pescarese figlio d’arte è uno dei pochi purosangue. Chi ha visto a Roseto la Serie A (intesa come A1) si è riconciliato vedendolo tirare e passare la palla. D’altronde, il ragazzo dalla carriera spezzata a causa di due crociati saltati (nel 2009 e nel 2010) era l’atleta con il palmares migliore fra tutti quelli in campo (forse solo Sylvere Bryan può vantare una carriera simile). Lestini è andato in doppia cifra in punta di piedi, facendo più volte maledire l’incivile gabella dei parametri FIP a chi scrive (senza la spesa secca per il parametro, sarebbe un delitto non tesserarlo subito).
 
Passano i giorni, le settimane, i mesi. Federico Lestini trova finalmente un contratto a Scafati, esordendo due turni fa. Ieri sera, nell’anticipo, ha giocato sul neutro di Ferentino la seconda gara in maglia Scafati e i campani hanno battuto il Ravenna 77-70.
 
Ecco i numeri di “Lesto: 18 minuti giocati, 15 punti (3/3 da 2 punti, 3/5 da 3 punti), 3 rimbalzi, 11 di valutazione.
 
La sentite l’aria? Dico a voi, a tutti voi che quando vi facevo notare il fade-away o come passava la palla Lestini (un direttore d’orchestra in mezzo a una maggioranza di lavoratori di forcone, con tutto il rispetto per gli amici contadini) mi guardavate compatendomi.
Voi che dicevate che era un “testa di quiz”, voi che dicevate che comunque era improponibile oltre la C2.
Voi, proprio voi. Che emettete sentenze e pensate di capire di basket solo perché traete soldi (chi più, chi meno) da traffici vari (più o meno commendevoli) e che vi pregiate di dare lezioni a me (che infatti sottolineo sempre che non ci capisco una mazza di fronte a voi soloni... il senso di “soloni” sceglietevelo).
 
Io mi ero solo permesso, in questi mesi in cui avevo visto Federico Lestini allenarsi con il Roseto, di dire che non mi sembrava da rottamare e che un quarto d’ora di qualità poteva darlo serenamente, in Silver.
 
Capite, soloni? Parlo con voi, con voi che quando uno prova a dire qualcosa che va oltre il solco del “vostro buon senso” è un eretico tossico e ubriaco. Se leggendo queste righe vi verrà in mente anche una sola frase infelice che avete pronunciato su Federico Lestini, beh... è anche di voi che sto parlando.
 
Io non so se questo “risorgimento lestiniano” sarà un fuoco di paglia o (come spero per l’uomo e il giocatore) durerà a lungo. Io so soltanto che bastava guardare Lestini allenarsi e giocare in amichevole per capire che era un purosangue che mordeva il freno, gravato da un basto insopportabile (l’odioso parametro), sul quale sedevano – molli, flaccidi, e pesantissimi – i pregiudizi dei soloni.
 
E allora complimenti al figlio di Elio “Leone” Lestini, senza dire a lui nient’altro che questo: bentornato, Federico.
 
Di seguito, l’intervista che gli feci dopo l’amichevole Roseto-Montegranaro giocata ad Atri, il 20 settembre 2014. Mi ripromisi di pubblicarla solo dopo che avesse trovato squadra e giocato come poteva fare. Oggi è il momento di farlo.
 
Federico, reinventarsi dopo che due crociati ti hanno “messo in croce” la carriera. Come si fa?
«Con umiltà, con tranquillità, senza pensare di aver giocato 10 anni in Serie A. Col sorriso sulle labbra».
 
Ti ho visto ieri a Ortona e oggi qui ad Atri fare numeri. Deliziandoci. Stai mordendo il freno?
«Il mio primo pensiero è allenarmi. Giocare con questi ragazzi che conosco poco e aiutare il gruppo. Gioco per loro, per me, per la mia condizione fisica, per guadagnarmi un contratto».
 
Cosa è cambiato in questi ultimi anni nel basket?
«Ahimé, il livello è un po’ precipitato. Ogni categoria attuale vale la categoria inferiore di qualche anno fa. Purtroppo, la crisi ha portato a questo e anche all’assenza di ruoli importanti come quello del general manager, che una volta era quasi il più pagato della squadra e oggi quasi non c’è più. Poi ancora i parametri, gli under: direi che il movimento si è complessivamente impoverito».
 
Secondo me senza parametri saresti già del Roseto. Tu di parametro costi 9mila euro secchi. Quanto ti scoccia questa cosa?
«Per i giocatori che hanno superato i 25 anni è difficile. Prima il parametro era un settimo del contratto... oggi a volte il parametro vale un contratto! Poi, e la cosa mi riguarda direttamente, c’è anche il problema delle squadre fallite, ma i parametri bisogna pagarli comunque. E questo credo che andrebbe rivisto, anche per offrire una occasione di lavoro a tanta gente che altrimenti sta ferma, quasi esclusivamente a causa del costo del parametro».
 
Sei figlio d’arte. Un pensiero su Elio “Leone” Lestini...
«Papà mi ha dato tutto: la passione per il gioco, gli insegnamenti, la voglia. Fino a quando avevo 10 anni, ogni domenica giocavamo due contro due, insieme a mamma e mio fratello. Fino a 17 anni, contro di lui, uno contro uno perdevo».
 
La scorsa stagione sei tornato in campo nella tua Pescara, vincendo la C2. Una cosa amichevole suppongo...
«Sono andato non perché avessero bisogno di me, ma perché sono amici e alcuni di loro li conosco dal minibasket. Ho dato un mano a loro e al presidente, che è un amico, senza contratto e per il gusto di stare insieme. Loro mi hanno dato tanto a livello umano e mi hanno accolto, permettendomi di rimettere piede in campo, che era quello che volevo, a prescindere dalla categoria».
 
La tua fama ti precede. Di te si dice che sei un “cacacazzi” e altre cose poco belle. Qualcuno te le dice in faccia queste cose? E, comunque, sei così strano? Io ho conosciuto, a Roseto, gente come Boni, Bonaccorsi, Angeli e ti dico che, per la loro abnegazione, erano esempi di come dovesse essere un giocatore, anche se poi la loro fama negativa li aveva preceduti anche nel Lido delle Rose. Tu cosa pensi in merito?
«Ti dico la verità, a volte dispiace. Perché, onestamente, in carriera non mi ricordo un litigio con un compagno di squadra. Chiaramente, ho pagato i miei errori che ho fatto in carriera, come qualche uscita di troppo, quando ero ragazzino. Però questi discorsi si allargano quando c’è poco campo di cui parlare. Se non giochi da tempo, non chiedono più in giro cosa sai fare, ma se sei a posto e magari poi qualcosa s’inventano».
 
Speri di restare a Roseto? O di fare cosa in questo campionato?
«A Roseto resterei volentieri, mi piace il gruppo e l’ambiente, ma non dipende da me. Vorrei semplicemente tornare a giocare. Vorrei che qualcuno mi valutasse e prendesse atto che non sto poi così male e che qualcosa posso ancora dare al basket. Chiudere la carriera a causa degli infortuni che mi hanno penalizzato, è una cosa che non voglio fare».
 
ROSETO.com > Archivio
 
Domenica 21 settembre 2014
A2 Silver – Roseto Sharks
SQUALI AVANTI ADAGIO, PITTS HA LE STIMMATE DEL LEADER.
Il racconto e i numeri dell’amichevole contro Montegranaro e le interviste a Trullo, Steffè, Pitts, Ferraro e Moreno.
 
Luca Maggitti
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