Stamattina mi sono regalato anch’io la mia dose (terapeutica) di Rauf, il Califfo, il campionissimo di basket da l’altro ieri qui a Roseto.
Ed è stata davvero una gran bella mattinata, peraltro di pieno sole.
Il grande Rauf, per la quale mezza Roseto è in visibilio questi giorni, era di tappa alla palestra della scuola D’Annunzio.
Presentato come sempre da Luca Maggitti, davvero in formissima nonostante tre giorni full-immersion ed i postumi della favolosa “diretta” da Montepagano post-festival con Gianluca (qui lo chiamano tutti così) de “il Volo”.
Luca è partito in quarta davanti ai ragazzi scesi con l’entusiasmo a mille giù in palestra.
Riassumo il suo dire: “Rauf, classe 1969, a Roseto nell’ottobre 2004, stagione indimenticabile del basket, fino a 40-50 punti personali in una sola partita. Rauf a Roseto in quel 2004 dopo aver detto no ad un contratto milionario in america per un altro suo “No” più importante: quello alla guerra in Iraq di Bush. Rauf con cinque figli, che oggi vive in Georgia (USA), ma che qui si sente a casa. Perché Roseto è una famiglia di 25 mila persone”.
Bella Luca. Si, Roseto è una famiglia di 25 mila persone.
Dove chi arriva si sente subito a casa. Questo posso confermarlo personalmente. E stamattina ne ho avuto l’ennesima conferma.
Dopo questa breve presentazione, infatti, è partito “l’assalto” dei ragazzini a Rauf, tra l’altro sempre sorridente e disponibilissimo.
Pioggia di autografi, sui fogli e soprattutto sui palloni da basket. E poi, tutti per un tiro a canestro con il campione.
E qui è successa una cosa incredibile: Rauf parte con i primi tiri e, stupefacente, vanno a vuoto. Ecco allora venire fuori il campione, in tutti i sensi: si sposta un attimo in diagonale, si ferma un nanosecondo, aggiusta il tiro e zac… zac.. zac… ogni lancio un canestro! Come una catapulta: uno dietro l’altro: sempre più infallibile: sempre più svelto: una sequenza impressionante, inarrestabile, una precisione sovraumana.
È li, in quel preciso momento, che la palestra si “scioglie”: i ragazzini e le ragazzine “impazziscono”, diventano sé stessi: tutti tirano, fanno centro, vanno fuori, corrono, gridano, saltano: i colori si stingono, la pelle si confonde, i visi s’illuminano di sorriso, gli abbracci fanno tutt’uno tra la palla ed i corpi: Rauf, l’uomo di colore, di religione islamica, la star dello sport internazionale, è lì: uno di loro: corre, si fa fotografare, ride e dice, splendidamente tradotto in simultanea da alcune alunne poco più che bambine: “l’importante è passare la palla; non si fa canestro da soli; non si è felici da soli; non si è felici se gli altri sono tristi”.
Confesso, ho avvertito l’umido agi occhi. Fosse stato lì un razzista penso sarebbe crepato all’istante.
Vedere quello spettacolo di umanità di tutti i colori è corroborante. Penso e spero che rimarrà nel cuore di questi ragazzi, un domani che andranno per il mondo o resteranno qui.
Penso e spero ricorderanno questa mattina in cui, parole ancora di Luca Maggitti, a Roseto si è aperta di nuovo, e lo fa spesso, “La porta del cuore”.
Mi si avvicina ad un punto Alessandro Recchiuti, assessore comunale alle scuole, fattivamente presente insieme al collega alo sport, Mirco Vannucci. Mi dice: “Hai visto che accoglienza! ho fatto bene a portarlo nelle scuole!” .
Hai fatto benissimo, rispondo. Anche perché Alessandro ha fatto un'altra cosa (imperdonabile) stamattina: mi ha fotografato con il suo telefonino insieme a Rauf. E chi l’avrebbe mai detto che a 52 anni mi doveva capitare questa botta di ottimismo fantastica che faccio fatica perfino a raccontarvi!?
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