È difficile spiegare cosa significhi Roseto per me, un posto speciale che ha trattato me e la mia famiglia in modo fantastico, senza mai perdere i contatti.
Quando mi chiedono di Roseto, racconto questo: nel 2005 ero in spiaggia con la mia famiglia in un momento di relax e mentre passeggiavamo, una bambina si è avvicinata e ha preso per mano uno dei miei figli ed ha iniziato a giocarci.
Ecco, la gente di Roseto è così: anche se non conosci una persona, non è detto che questa non sia disposta ad aiutarti e ad accoglierti tra le sue braccia.
Negli Stati Uniti il mio nome è conosciuto dato che ho giocato diversi anni in NBA, ma l’affetto che la gente di Roseto prova per me è qualcosa che mi gratifica oltre ogni misura e senza eguali.
Questi tre giorni sono stati intensi per me, è vero, ma ho vissuto un’esperienza che mi ha fatto crescere e per questo sono grato ad ogni persona che ha voluto fare una foto con me, e ogni autografo firmato è stato per me un motivo di orgoglio.
Il ritiro della maglia è un vero onore, non so cos’altro aggiungere, se non che l’accoglienza che il PalaMaggetti mi ha riservato è stata assolutamente magnifica.
Saluto gli amici di Roseto, anzi, dico loro “arrivederci” perché mi piacerebbe tornare d’estate.
Vi lascio con questo detto tribale africano: un individuo ha senso solo se inserito all’interno di un “noi”. Indipendentemente dal colore della pelle, dalla confessione religiosa e dalla provenienza, tutti abbiamo bisogno dell’aiuto di qualcuno.
A presto, amici miei, e grazie di cuore per quello che avete fatto per me!
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