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Fischi Europei – Luigi Lamonica
AL MUSEO, PER ONORARE DRAZEN PETROVIC.
La statua di Drazen Petrovic, nei pressi del museo a lui dedicato.

Foto di gruppo all’interno del Museo Drazen Petrovic. Al centro la signora Biserka, mamma di Drazen Petrovic.

Una foto custodita nel Museo Drazen Petrovic.

Luigi Lamonica, arbitro abruzzese agli Europei 2015, ci racconta la sua esperienza.

Roseto degli Abruzzi (TE)
Martedì, 08 Settembre 2015 - Ore 10:30

Puntata 07 di lunedì 7 settembre 2015.
 
Buongiorno da una, finalmente, soleggiata Zagabria.

Giorno di riposo, e come consuetudine in queste occasioni, niente lavoro oggi. Quindi, dopo colazione, appuntamento per tutto il gruppo per la visita al Museo Drazen Petrovic, ospitato in una sala della mitica Arena del Cibona.
 
Ad accoglierci la sorridente e gentile signora Biserka, mamma di Drazen, che da perfetta padrona di casa ci ha invitato a entrare, salutandoci uno per uno e invitandoci a visitare quel luogo che conserva  le fotografie, le maglie, le testimonianze postume e tanti altri ricordi di una persona speciale per tutto il mondo del basket e, io credo, in particolare per la sua mamma.
 
Con l'aiuto di una guida abbiamo ripercorso la vita sportiva di Drazen Petrovic e non si può che rimanere a bocca aperta, ascoltando le cifre e i record collezionati dal giocatore croato.
 
In un video, proiettato appositamente per noi, si vedono le immagini di un giovanissimo diciassettenne che a Sebenico, sua città natale, porta la squadra della sua città al titolo di campione nazionale, contro la squadra di Sarajevo. A quel tempo non esistevano ancora le repubbliche di oggi, quindi il titolo jugoslavo era uno dei più importanti d’Europa.
 
Quel risultato, dopo 2 giorni, fu revocato a tavolino per un errore, manco a dirlo arbitrale, ma il giovane Drazen non restituì mai la medaglia ricevuta sul campo: lui che era il più giovane e che aveva realizzato, praticamente a tempo scaduto, i 2 tiri liberi che davano la vittoria alla squadra di Sebenico.
 
È da quella partita che nasce il mito di Drazen, che a 18 anni si trasferisce a Zagabria per seguire il fratello maggiore Aleksandar (detto Aza), già giocatore del Cibona, ma anche per due altri motivi: il primo diventare un giocatore professionista, il secondo giocare una coppa internazionale e continuare gli studi.
 
Ed è questo il periodo più brillante della squadra del Cibona: arrivano 2 titoli europei, sconfiggendo per ben 5 volte il Real Madrid, una delle squadre più titolate di tutta Europa. Così il Real capisce che se vuole battere il Cibona deve togliergli il migliore giocatore, Drazen Petrovic. A quel tempo, per un giocatore della ex Jugoslavia per legge era vietato espatriare per andare a giocare all'estero, fino al raggiungimento del 28º anno di età. Il Real voleva a tutti i costi il giovane Drazen e lui voleva sempre confrontarsi con i migliori, cercare nuove sfide. Così, dopo una lunga trattativa, il Real riuscì a portarlo a Madrid con un contratto a quei tempi faraonico e pluriennale, primo giocatore jugoslavo di sempre ad aggirare la norma sul trasferimento.

Anche in Spagna Drazen vince tutto, sia a livello individuale sia con la squadra. E nella storia rimarrà per sempre il ricordo della finale della Coppa delle Coppe contro la Juve Caserta di Oscar Schmidt: Drazen segna 62 Oscar più di 42.

Ma Drazen non poteva fermarsi all'Europa, voleva confrontarsi con i migliori, lavorare duro per dimostrare che un europeo poteva competere con gli americani. Cosi alla prima occasione, nonostante il contratto, lascia Madrid per la NBA.
 
La sua prima squadra in America è però quella dei Portland Trail Blazers, che forse ha la coppia di guardie, il ruolo di Drazen, più forti dell'intera lega: Clyde Drexler e Terry Porter. Così Drazen per due anni vede pochissimo il campo: solo poche apparizioni e la Finale dei Playoff, primo europeo di sempre a giocarla.
 
Ma lui non è andato in America per vedere giocare, lui vuole essere il protagonista come lo è sempre stato nella sua carriera, fin da quella famosa finale vinta sul campo e persa a tavolino, appena diciassettenne. Allora chiede di essere ceduto ad una squadra di basso livello, dove possa giocare e dimostrare le sue capacità.
 
Si trasferisce ai New Jersey Nets, a quel tempo una delle franchigie più deboli dell'intera NBA, e lui la trasforma, come la zucca di Cenerentola che diventa  carrozza. I Nets approdano ai Playoff.
 
È il primo giocatore europeo che lascia il segno in NBA, altri ne verranno dopo di lui. Nowitzki ha vinto anche Anello e titolo di MVP, ma senza Drazen probabilmente nessuno si sarebbe accorto, ancora per tanto tempo, di quanti talenti  ci sono in Europa. Lui ha aperto la strada a gente come Sabonis, Kukoc, Nowitzki, Parker, Batum, ai fratelli Gasol, Calderon, Valanciunas e tanti altri ancora.

Purtroppo il destino non ha voluto che la sua carriera finisse con una grande partita di pallacanestro, celebrando le imprese di questo artista del basket, soprannominato sia “Il diavolo di Sebenico” sia “Il Mozart dei canestri”.
 
Muore infatti il 7 giugno 1993 a Denkendorf in Germania, non ancora trentenne, in un incidente stradale. Tragedia nella tragedia: Petrovic stava rientrando dalla Polonia in Croazia in macchina, dopo aver giocato e segnato 30 punti, con la fidanzata invece che in aereo con il resto della squadra.
 
Nelle varie bacheche del museo, che contengono alcuni effetti personali, viene conservata la sua prima ed ultima carta d'identità: è stata emessa il 7 giugno 1973 e la data di scadenza è il 7 giugno 1993 il giorno della morte di Drazen. Era destino che diventasse il migliore, e anche che quel maledetto giorno lui tornasse in auto invece che viaggiare con la squadra.

Nel salutarci sulla porta, mamma Biserka ci ha invitato a lasciare una testimonianza sul libro degli ospiti, regalando a ognuno di noi un pallone di basket appositamente realizzato, con una immagine stilizzata di Drazen, realizzato per il 50º anno dalla nascita, che ricorreva nel 2014.
 
Ho pensato tanto a quanto possa soffrire la mamma di Drazen Petrovic, vedendo ogni giorno le foto di suo figlio e respirando l'aria del museo, i cui muri trasudano il carisma dello scomparso. Ma ho anche pensato, ricordando il suo sorriso all'ingresso e la gentilezza con cui ci ha salutato alla fine, a quanto possa sentirsi orgogliosa di lui e di quello che ha rappresentato per la sua Croazia. Quel museo le sta regalando la sensazione di avere con sé il figlio, ogni giorno.

La giornata è continuata con un giro nella parte alta “old up Zagreb”, piena di turisti che affollavano i numerosissimi caffé delle strette strade pavimentate in pietra e di studenti che avevano appena terminato il primo giorno di scuola.

La Piazza principale di Zagabria era un mare di folla, e uno sfrecciare di tram, che scaricavano al loro arrivo centinaia di studenti e turisti. Un gran trambusto e tra loro, come al solito, anche tanti tifosi, maggiormente greci, che avranno anche problemi economici, ma non si privano mai di seguire la loro nazionale in tornei importanti.

Pranzo fuori dall'albergo che ci ospita in questa settimana, e la scelta dei nostri accompagnatori locali è caduta su un ristorante di pesce di alta qualità, dove abbiamo fatto veramente onore allo chef: i piatti sono stati puliti alla perfezione, quasi non fossero stati usati.

Al rientro in hotel, relax più completo. Ho guardato la partita di ieri e riempito il rapporto che il Dipartimento Arbitrale ci ha chiesto di spedire entro le 24 ore  dopo la partita, con le nostre impressioni sulla partita arbitrata e cosa avremmo potuto fare meglio dopo la visione della gara in video e dove dobbiamo lavorare per le partite successive. È un lavoro importante, insieme ai rilievi dell'istruttore presente a tutte le gare, che deve essere utilizzato come strumento per migliorarci durante il Campionato.

Martedì si ricomincia e mi tocca ancora un derby dei Balcani, dopo quello dell’esordio: Croazia-Fyrom (Macedonia).
 
Chissà se si saranno stancati di fischiare, ne dubito fortemente.
 
I miei colleghi saranno Cici, dall’Albania, e Mantyla, dalla Finlandia.
 
A domani.
 
ARCHIVIO > Le puntate precedenti.
 
Puntata 01 di martedì 1 settembre 2015.
A FRANCOFORTE, PER UNA NUOVA AVVENTURA CONTINENTALE.
 
Puntata 02 di mercoledì 2 settembre 2015.
SUI BANCHI A STUDIARE, SUI CAMPI A SUDARE. E SENZA RUSSARE!
 
Puntata 03 di giovedì 3 settembre 2015.
TEST SUPERATI, SI VA A ZAGABRIA.
 
Puntata 04 di venerdì 4 settembre 2015.
LA FAMIGLIA ULULANTE, ELIO CASTORIA E CROAZIA-SLOVENIA.
 
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I FISCHI DOPO 10 ANNI: UNO STIMOLO PER CONCENTRARSI ANCORA DI PIU’.
 
Puntata 06 di domenica 6 settembre 2015.
IL VECCHIETTO DOVE LO METTO? A DARE L’ESEMPIO!
 
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I DIARI DI LUIGI LAMONICA
 
CAMPIONATO MONDIALE 2010
TURCHIA, Istanbul.
Luigi Lamonica arbitra la Finale del Campionato Mondiale fra USA e Turchia.
[Ultima puntata, con i link a tutte le puntate del Diario Mondiale.]
 
EUROLEGA 2011
SPAGNA, Barcellona.
Luigi Lamonica arbitra la Finale di Eurolega fra Panathinaikos Atene e Maccabi Tel Aviv.
[Ultima puntata, con i link a tutte le puntate del Diario di Eurolega.]
 
CAMPIONATO EUROPEO 2011
LITUANIA, Kaunas.
Luigi Lamonica arbitra la Finale del Campionato Europeo fra Spagna e Francia.
[Ultima puntata, con i link a tutte le puntate del Diario Europeo.]
 
EUROLEGA 2012
TURCHIA, Istanbul.
Luigi Lamonica arbitra la Finale di Eurolega fra Olympiacos Pireo e CSKA Mosca.
[Ultima puntata, con i link a tutte le puntate del Diario di Eurolega.]
 
OLIMPIADI 2012
REGNO UNITO, Londra.
Luigi Lamonica arbitra la Semifinale delle Olimpiadi fra Spagna e Russia.
[Ultima puntata, con i link a tutte le puntate del Diario Olimpico.]
 
EUROLEGA 2013
REGNO UNITO, Londra.
Luigi Lamonica arbitra la Semifinale di Eurolega fra Real Madrid e Barcellona.
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CAMPIONATO EUROPEO 2013
SLOVENIA, Lubiana.
Luigi Lamonica arbitra la Finale del Campionato Europeo fra Francia e Lituania.
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CAMPIONATO MONDIALE 2014
SPAGNA, Madrid.
Luigi Lamonica arbitra il Quarto di Finale del Campionato Mondiale fra Francia e Spagna.
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