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PAOLO MARIA SALLADINI: OTTOBRATA IN UNIFORME, INSIEME A PIF.
Pif e Paolo Maria Salladini.

Il ciak del film ‘In guerra per amore’ di Pif.

Sul set del film ‘In guerra per amore’ di Pif.

Il generale in pensione, tifosissimo del Roseto, ha curiosato sul set di ‘In guerra per amore’. In calce il suo precedente articolo, che ci inviò dall’Iraq nel 2003 quando era colonnello in servizio.

Roseto degli Abruzzi (TE)
Martedì, 10 Novembre 2015 - Ore 11:30

Ormai son trascorsi due anni da quando sono andato in quiescenza, dopo una lunga e articolata vita militare che mi ha dato soddisfazioni e fatto conoscere da vicino le sofferenze della vita (cito l’esperienza in Iraq, fra tutte).
Ora il tempo lo spendo tra la vita “sedentaria” in quel di Pordenone, dove risiedo, e quella più “frizzante” e piena di colori della Sicilia Occidentale.
Difatti il mio “buen retiro” è stato individuato e consolidato a Erice, in provincia di Trapani,  dove abbiamo ristrutturato una piccola dimora avuta in eredita da mia moglie e dove mi ritaglio i miei 4/5 mesi di soggiorno.
 
Che posto incantevole è questo millenario borgo. Quasi tutti credono che sia medievale, ma è più corretto farlo risalire agli Elimi (antichissimo popolo che visse in questi luoghi prima di Cristo).
Qui, tra il mare e il cielo che si tocca con un dito, perché si è a 753 metri sul livello del mare, ho cementato amicizie con molte persone del luogo (e non), che mi arricchiscono culturalmente sulle nobili tradizioni storico-culturali del luogo.
 
Tra essi, ne cito solo uno che per me rappresenta il mio mentore: Don Ignazio Altieri (erede di una nobile e storica famiglia di Agrigento e cultore della ceramica siciliana ed ericina in particolare).
Nella sua maison di ceramiche a Erice trascorro alcuni momenti davvero speciali, soprattutto nel tardo pomeriggio, arricchiti da aneddoti e cenni storici sulle tradizioni siciliane e tanti incontri con turisti di tutto il mondo.
 
Bene, dopo questo ampio preambolo che funge da cornice di riferimento sul tema in argomento, entro nel vivo del discorso dicendovi che anche questa estate sono arrivato a Erice felice e speranzoso di trascorrere momenti davvero esaltanti.
La prima notizia che mi ha dato Don Ignazio è che presto in paese sarebbero iniziate le riprese di un film sulla mafia, ambientato in Sicilia durante le operazioni belliche del Secondo Conflitto Mondiale.
Come ciliegina sulla torta a tutto ciò, mi ha anticipato che attore e regista del movie sarebbe stato un siciliano doc, palermitano, già pluripremiato con la sua opera prima del 2013 “La mafia uccide solo d’estate”. Si tratta di Pierfrancesco Diliberto, in arte Pif, e il film si intitola “In guerra per amore”.
Lì per lì ho pensato a uno scherzo del mio mentore, ma via via che le settimane son passate ecco che ho visto spuntare per le viuzze del borgo attrezzature, automezzi da trasporto, personale dall’inconfondibile accento romano e, per finire, mezzi ruotati da combattimento storici di ben tre stati: Italia, Germania e Stati Uniti d’America.
Al che ho pensato: allora è vero e ormai ci siamo!
 
E cosi, dall’oggi al domani, ci siamo ritrovati in un mare di... uniformi di tutti i tipi: da quelle fasciste a quelle tedesche, da quelle del Regio Esercito Italiano a quelle americane; naturalmente senza dimenticare le centinaia di comparse del luogo.
In tutta questa effervescenza di costumi, attrezzatura e armi non potevo non accostarmi dietro le quinte per... respirare un po’ di aria a me familiare, seppur cinematografica, e riuscire ad avvicinare i principali attori presenti nel cast.
 
Ecco quindi che, qualificandomi generale in pensione e raccontando i miei trascorsi sul campo ho agganciato Vincent Riotta (che nel film impersona il maggiore americano che a capo delle sue unità entra nel paese di Crisafullo, nome dato al borgo e teatro della storia filmica), con il quale ho avuto un simpatico scambio di battute e suggerimenti – a margine del set – circa il corretto saluto che facevano e fanno i soldati americani. Questo perché nelle prove l’attore non aveva eseguito bene il saluto, venendo opportunamente catechizzato dal regista Pif.
 
Poi è stata la volta di Maurizio Marchetti, che ha la parte del boss mafioso del paese di Crisafullo (Don Tano Calogero, per tutti Don Calò). Mafia che – come la storia di quel periodo ci racconta – ebbe un ruolo importante nell’agevolare l’avanzata degli anglo-americani sull’isola. Grande personaggio questo Marchetti, che essendo nativo di Messina ha in sé tutti i connotati di siciliano doc e li ha evidenziati in una veloce conversazione sugli aspetti più nascosti della mafia di allora.
 
Infine, è stata la volta di Pierfrancesco Diliberto (Pif), molto popolare in questi ultimi anni sia per il suo programma su MTV e la sua partecipazione a le Iene sia per il suo ruolo di testimonial di una importante azienda di telefonia e comunicazioni, oltre che per il suo programma su Radio 2 “I provinciali”.
L’ho incontrato più di una volta e, in quelle occasioni, si è parlato un po’ di tutto: dalla location di Erice a come lui vede il fenomeno mafioso, dalla cucina siciliana alle sofferenze dei suoi conterranei di quel tempo.
Grande carattere, il ragazzo!
 
Tante sensazioni si sono affollate nella mia mente e nel mio cuore: la guerra, lo smarrimento delle genti, la fame e la sete, il dolore e i primi  amori di gioventù, la libertà di esprimersi e il capestro della censura, la costrizione dei potenti e la sottomissione dei più deboli...
 
Ho rivisto, in alcune scene e soprattutto nei volti delle comparse anziane – che nelle riprese cinematografiche davano voce e volto alla povera gente sfollata e repressa – lo stesso sgomento e gli stessi occhi persi nel vuoto delle popolazioni del mondo d’oggi, oggetto delle frequenti repressioni e persecuzioni di cui sentiamo parlare quotidianamente sui mass media. Sguardi che ti segnano per sempre l’animo, perché non ci intravedi dentro né un futuro né la speranza di un domani migliore.
Sguardi come quelli dei ragazzi che mi urlavano, quando passavo con la jeep per le strade dissestate di Nassiryia: “Water, mister... water!”, implorando un sorso d’acqua.
 
Sinceramente, vi dico che in alcuni momenti di questo “ottobre in uniforme” (ultimo scorcio di un’estate indimenticabile) li ho trascorsi meditando e ritornando indietro nel mio passato professionale, affacciato al belvedere della Rocca Punica del mio buen retiro ericino e fissando con uno sguardo non consueto il panorama della costa sottostante. Magari al tramonto, con il cielo rossastro e fulgido come se fosse illuminato da qualche lontano “bombardamento chirurgico”, di cui purtroppo sono stato testimone in Iraq.
 
Ah, la guerra!
 
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PAOLO MARIA SALLADINI
29 Agosto 2003
ESCLUSIVO. IL “ROSETO” CHE PROFUMA FINO IN IRAQ.
Il Colonnello Salladini, tifosissimo rosetano, ci scrive dalla sua missione in Iraq. Da non perdere.
 
Paolo Maria Salladini
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