«Giulio Melilla era venuto a trovarci lo scorso mese di ottobre. Alzò la palla contesa di Ortona-Porto Sant’Elpidio, squadra allenata da Marco Schiavi, suo ex giocatore. Furono giorni intensi, in cui ci regalò la sua gioia di vivere, unita all’amore per il basket».
È triste Domenico Sorgentone, coach della We’re Basket Ortona, nel ricordare l’ultima volta che ha visto Giulio Melilla, nato a San Severo ma cresciuto nella città abruzzese, scomparso a causa di un ictus a 71 anni.
Il ricordo di Sorgentone si interseca con quello di un altro allenatore veterano, profondo conoscitore della pallacanestro, Nino Marzoli: «Giulio era stato un grande giocatore, diventando poi un bravo allenatore. In campo me lo ricordo grande realizzatore da play-guardia, molto atletico per l’epoca, tiratore e penetratore, ma anche passatore al momento giusto. Lo incontrai quando lui giocava a Pordenone, allenato dal grande Corrado Pellanera, altro abruzzese».
Melilla, dopo gli inizi a Ortona, aveva giocato alla Lazio Roma, a Udine, a Vigevano e Pordenone, arrivando anche in Nazionale. La carriera di allenatore lo ha portato a vincere lo Scudetto femminile con la Pagnossin Treviso, mentre nel basket maschile è stato coach di Rieti, Porto San Giorgio, Mestre, Sassari e Udine. Il 21 febbraio 2015 la FIP lo aveva nominato allenatore benemerito.
Le figlie Cristina e Barbara hanno deciso di donare gli organi del padre per: «Dare un seguito alla sua profonda umanità».
Una umanità che sottolinea coach Marzoli: «Giulio era un uomo generoso, che al basket ha dato tutto. Qualche volta abbiamo parlato, quando le cose non andavano per il meglio nelle nostre rispettive carriere, e il suo profondo amore per il gioco traspariva sempre».