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Serie B, Girone D – Pescara
MARCO TIMPERI: HA INIZIATO TARDI COL BASKET, MA STA RECUPERANDO BENE...
Marco Timperi.

Intervista al più giovane del quintetto Amatori.

Roseto degli Abruzzi (TE)
Venerdì, 27 Maggio 2016 - Ore 19:30

Marco Timperi, ala di 194 cm dell’Amatori Pescara, compirà 19 anni il prossimo 22 luglio 2016.
 
Il giovanotto, ala piccola titolare del quintetto base mandato in campo da coach Giorgio Salvemini, in stagione regolare ha giocato 30 partite a 28 minuti di media, segnando 8,7 punti e catturando 4,1 rimbalzi.
 
Nel quarto di finale playoff vinto contro Campli, ha girato a 5,3 punti in 3 gare (5 in Gara 1, 2 in Gara 2, 9 in Gara 3).
 
Nella semifinale playoff vinta contro San Severo in 4 gare, è andato meglio che in stagione regolare, segnando 8 punti in Gara 1, 13 in Gara 2 e in Gara 3, 12 in Gara 4, per una media punti di 11,5.
 
Prima della finale playoff contro Montegranaro, ci ho fatto questa chiacchierata.
 
Marco, a quanti anni hai iniziato a giocare a basket e dove?
«Ho iniziato a giocare a basket all’età di 10 anni, nella mia Pineto».
 
Il primo maestro di basket?
«Il primo, e anche colui che mi portò per la prima volta sul parquet, è stato Maurizio Pavone. Insieme a lui, Massimiliano Centorame, Gianfranco Torrieri e il mitico professor Renato Porretti!».
 
Da quante stagioni sei a Pescara?
«Sono arrivato a Pescara l’anno successivo alla promozione in Serie B, quindi questa è la mia quinta stagione».
 
Un tuo pensiero su coach Giorgio Salvemini?
«Sicuramente Giorgio rimane e rimarrà una persona, prima che un allenatore, che mi ha dato e mi sta dando tanto sia al livello umano sia cestistico, per tutta la fiducia dimostrata nei miei confronti e la voglia di farmi migliorare ogni giorno, tatticamente e tecnicamente, all’interno della squadra».
 
Il compagno di squadra più simpatico?
«Siamo un gruppo fantastico e molto unito, fare un nome sarebbe troppo difficile».
 
Quello da prendere come esempio?
«Tecnicamente parlando, provo sempre a osservare il meglio di ogni giocatore per poi imitarlo in campo, soprattutto se ha qualche anno di esperienza in più come Polonara, Capitanelli, lo stesso Pepe e Di Donato. Se dovessi però fare un solo nome, non potrebbe che essere quello di Stefano Rajola, che a 44 anni ha ancora passione per questo sport e voglia di mettersi in gioco».
 
Il tuo mito nel basket?
«Kobe Bryant, immenso».
 
Le esperienze con le nazionali giovanili, finora? Con quali coach ti sei allenato e che effetto fa l’Azzurro?
«Sono sicuramente le esperienze più belle che ho avuto la fortuna di fare. Conoscere nuove persone, visitare nuove città e condividere dei momenti indimenticabili con ragazzi, che come te hanno la scritta Italia sul petto e rappresentano una nazione, non ha prezzo. Come allenatori ho avuto: Gebbia, Consolini, Bocchino e Capobianco, insieme ai vari assistenti, tra i quali anche Fabio Di Tommaso. Indossare la maglia Azzurra ti ripaga di tutto il lavoro che quotidianamente si svolge in palestra e ti spinge a migliorare e crescere sempre di più».
 
Un pensiero sulla serie vinta contro Campli?
«Una vera e propria battaglia in campo e i punteggi finali ne sono la dimostrazione. Alla fine siamo riusciti a sfruttare tutti i nostri vantaggi, soprattutto sotto canestro, e passare in semifinale».
 
Un pensiero su quella vinta contro San Severo?
«Dopo aver perso Gara 1 a San Severo di 30 punti, tutti ormai ci davano per spacciati o quasi. Però, dopo aver parlato e rivisto la partita, ci siamo resi conto di aver giocato al contrario di come avremmo dovuto. Una volta vinta Gara 2 e riportata la serie in casa, Gara 3 e Gara 4 sono state la prova di quanto questa squadra si merita di andare avanti. E poi, con duemila persone sugli spalti, è stata tutta un’altra cosa vincere».
 
In finale, ancora con il fattore campo avverso. Non c’è due senza tre?
«Andiamo in finale con la serenità, e anche un po’ di incoscienza, di una squadra giovane che ha dato finora tutto, sapendo di non avere alcuna pressione addosso e che si batterà in campo fino all’ultimo secondo. Nel basket poi, si sa, tutto può succedere».
 
Descrivici il Montegranaro...
«Montegranaro ha 10 ottimi giocatori per la categoria, gestiti alla perfezione, e già da inizio stagione aveva dichiarato la volontà di vincere il campionato. In questi playoff sono ancora imbattuti e questo la dice lunga sul tipo di squadra che andremo ad affrontare».
 
Cos’ha di speciale questa stagione per l’Amatori Pescara?
«Essere arrivati a un traguardo storico per questa società e questa città, aver riportato duemila persone al palazzetto e, soprattutto, la convinzione che non sono solo i soldi a fare la differenza, ma anche il lavoro, la passione per quello che si fa e la voglia di vincere».
 
Il tuo punto di arrivo?
«Non mi sono prefissato un punto di arrivo. Accetterò quel che il mio futuro mi offrirà, nella convinzione che, quando un giorno appenderò le scarpe al chiodo, il più tardi possibile spero, potrò dire di aver dato il massimo».
 
Luca Maggitti
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