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Roseto Basket Story
CHRISTIAN DI GIULIOMARIA: IL PRINCIPE TORNA A CASA.
Roseto, 3 settembre 2004. Christian Di Giuliomaria e Michele Martinelli, il giorno della presentazione.

Roseto, Serie A 2004/2005, Playoff Scudetto, Roseto-Fortitudo Bologna. Christian Di Giuliomaria e Matteo Fusco soccorrono l’infortunato Mahmoud Abdul-Rauf.

Roseto, Serie A 2004/2005, Playoff Scudetto, Roseto-Fortitudo Bologna. Neven Spahija, Christian Di Giuliomaria e Patrick Mutombo salutano i tifosi della Curva Nord.

L’articolo pubblicato sul MESSAGGERO Abruzzo lunedì 7 agosto 2017.

Roseto degli Abruzzi (TE)
Martedì, 08 Agosto 2017 - Ore 18:00

Il Principe torna a casa.

No, non è il titolo di un film, ma la parabola cestistica compiuta da Christian Di Giuliomaria, “il Principe” per il basket, che torna nella sua Cantù. Il lungo, classe 1979 per 210 cm, ha infatti completato il riavvicinamento alla Brianza dopo aver ottenuto la promozione in Serie B giocando in Lombardia con il Bernareggio.

Per l’atleta nativo di Roma, che fu il Capitano del “Roseto più forte di sempre” nella Serie A 2004/2005, si tratta della terza promozione consecutiva, visto che due stagioni fa ha vinto la Serie B a Udine e nella precedente aveva vinto la Serie C a Campli.

I ricordi cominciano dalla strepitosa stagione rosetana, con il rilancio che lo riportò in Nazionale: «Mi telefonò Michele Martinelli, chiedendomi: “Te lo ricordi che sei forte?”. Grazie a lui mi rilanciai. Essendo praticamente l’unico italiano di quel gruppo, iniziai a fare da collante fin dall’inizio, anche se la fascia di capitano la ebbe Nordgaard, che me la lasciò quando andò via».

Un campionato in crescendo, sotto la guida di Neven Spahija,  tornato quest’anno al Maccabi Tel Aviv dopo tre anni in NBA come vice degli Atlanta Hawks. Di Giuliomaria chiosa: «Devo ringraziare Neven, che mi giudicò soltanto dal campo e senza pregiudizi. Più giocavo bene, più minuti mi dava. Così arrivai ai playoff Scudetto con un minutaggio davvero buono».

In quella squadra c’era anche il Califfo del Lido delle Rose, al secolo Mahmoud Abdul-Rauf, portato fuori a braccia proprio da Di Giuliomaria durante i playoff contro la Fortitudo Bologna che poi vinse lo Scudetto.

Una immagine che è un po’ il riassunto di una stagione per tanti aspetti epica. Christian riflette: «Chissà se non si fosse fatto male Rauf, che ancora oggi sta mostrando di quale eleganza e classe sia dotato nel circuito professionistico del tre contro tre. Lui era una persona speciale, non soltanto un fuoriclasse, e fra le cose più belle che ricordo di quella stagione ci sono le conversazioni intorno alla fede fra lui, musulmano, e Patrick Mutombo, cristiano. Per i toni, l’integralista era Mutombo».

A proposito di Mutombo, anche per l’ex giocatore una carriera di coach, iniziata in NBA come assistente a Denver. Di Giuliomaria osserva: «Patrick mi ha stupito diventando allenatore, perché in campo era un mero esecutore. Credo che la sua cultura, unita all’intelligenza e al suo essere poliglotta, gli abbiano garantito un posto nel basket professionistico e mondializzato dei nostri giorni».

Anche Christian è diventato coach: «Nel Progetto Giovani Cantù sarò l’assistente della Under 20 e il coach della Under 16, giocando pure in C Silver».

Intanto, cresce bene la prole: «Jona, nato nel 2002, gioca a basket a Cantù ed è nel giro delle Nazionali giovanili. Elia, 2004, gioca a calcio nell’Inter e la sua gemella Giulia a volley nel Monza».

Luca Maggitti
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