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Stefano D’Andreagiovanni
IL BASKET ITALIANO DAGLI ANNI 2000 AI NOSTRI GIORNI
Stefano D’Andreagiovanni.

Stefano D’Andreagiovanni ci racconta la pallacanestro italiana. Un curatissimo viaggio a puntate, estrapolato dalla sua tesi di laurea. In calce, il link per la tesi completa e per gli articoli precedenti.

Roseto degli Abruzzi (TE)
Venerdì, 11 Agosto 2017 - Ore 19:45

Gli anni Duemila sono stati segnati da due realtà: Treviso e Siena. I veneti raggiungono l'apice della proprietà Benetton tra il 2002 e il 2007 con tre scudetti, quattro Coppe Italia e una finale di Eurolega, con alla guida grandi coach come D'Antoni, Messina e Blatt e roster formati da giocatori tra i migliori d'Europa. La società toscana invece dà il via ad una dinastia fatta di sette scudetti consecutivi, grazie al munifico sponsor Monte dei Paschi ma anche al saper scovare talenti trasformandoli in giocatori di alto livello europeo, a un allenatore costruito in casa come Pianigiani, otre che una gestione ritenuta dagli addetti ai lavori perfetta, che porta il GM Minucci a ricevere nel 2008 il premio di Executive of the year dell'Eurolega [1].

Lo scenario italiano ha visto nello stesso periodo il declino di quella che era arrivata ad essere definita "basket city". La Virtus Bologna, passata dalla proprietà di Cazzola a quella di Madrigali, dopo la stagione del grande slam del 2001 viene trascinata in una serie di lodi non rispettati e buchi di bilancio, che condannano il club alla revoca dell'affiliazione da parte della FIP nel 2003. Claudio Sabatini, imprenditore del settore fieristico, salva la società [2] e la riporta in Serie A nel 2005. Il modello gestionale della nuova proprietà si basa sui ricavi garantiti dal sempre elevato afflusso di spettatori al Palas di Casalecchio di Reno [3], cercando di valorizzare gli eventi, dovendo tuttavia ridimensionare le ambizioni puntando su giocatori dall'ingaggio meno elevato rispetto ai fasti del passato. L'esperienza Sabatini, molto propenso alle polemiche con gli altri club e sulla gestione della Lega Basket, si è conclusa senza particolari risultati nel 2013. 

Sull'altra sponda la Fortitudo, dopo l'uscita di scena di Seragnoli nel 2006, con una situazione contabile precaria [4], viene acquistata da Michele Martinelli per poi passare dopo una breve parentesi a Gilberto Sacrati. La situazione diviene sempre più critica, senza una netta politica di riduzione dei costi, arrivando all’esclusione dai campionati professionistici nel 2009, da tutti i campionati nazionali nel 2010, fino alla definitiva radiazione nel 2012. La bacheca dei trofei viene acquistata all'asta fallimentare dalla società che nel frattempo stava tentando di prenderne l'eredità raccogliendo il titolo sportivo di Legadue di Ferrara, la Biancoblù Basket Bologna, tuttavia osteggiata dallo storico gruppo ultras della Fossa dei Leoni, che ne contestava l'origine. Senza il sostegno della tifoseria l'esperienza si è conclusa nell'estate 2013 quando è stata costituita da zero una nuova Fortitudo finalmente condivisa [5], ottenendo l'iscrizione in Serie B. Le due bolognesi al momento disputano il campionato di A2, costruite comunque con l'ambizione di tornare presto nella massima serie.

Al contempo si è assistito al rilancio delle grandi metropoli Milano e Roma. L’Olimpia nel 2004 vede l'entrata in società di importanti soci ad affiancare il proprietario Corbelli, grazie anche all'intervento dell’AD del Milan Galliani, tra cui la famiglia Moratti, oltre all'importante sponsorizzazione di Armani. Dopo un incoraggiante prima stagione, con il raggiungimento della finale scudetto, a livello sportivo i risultati nelle stagioni successive sono altalenanti nonostante gli investimenti, mentre a livello societario nel 2008 Giorgio Armani decide di assumere anche la proprietà del club. La Virtus Roma con l'arrivo del costruttore Claudio Toti nel 2001 vive un decennio di stabilità, stabilendosi ai vertici del campionato e mantenendo la licenza Eurolega, grazie anche al coinvolgimento come sponsor di Lottomatica. Tuttavia negli ultimi anni mentre Milano ha continuato a mantenere un monte ingaggi elevato anche grazie ad un costante incremento del fatturato, raggiungendo l'agognato scudetto nel 2014, Roma ha vissuto un graduale declino, riducendo il budget fino ad arrivare alla rinuncia alla Serie A, auto-declassandosi in A2.

Un'altra storica piazza come Cantù inanella stagioni ad alto livello grazie alla proprietà di un importante gruppo industriale come la NGC Medical della famiglia Cremascoli, senza però riuscire a creare un progetto a lungo termine. Infatti dopo il raggiungimento di una finale scudetto nel 2011 e la vittoria in Supercoppa Italiana nel 2012, si è assistito ad un progressivo defilamento dei Cremascoli, forse anche dovuto al fallimento del progetto per il nuovo moderno palazzetto con annesse attività commerciali. La quota di maggioranza della società brianzola è stata acquistata nel novembre 2015 dal magnate russo Dmitrij Gerasimenko, proprietario della storica acciaieria "Ottobre Rosso" e del club cestistico di Volgograd: per la prima volta il basket italiano esplora la frontiera della proprietà straniera.

Lo scenario italiano è caratterizzato nel complesso da una scarsa continuità, con molti cambi nella struttura societaria e cicliche difficoltà a reperire risorse, dovute principalmente alla crisi economica che a partire dal 2008 che ha allontanato gli imprenditori italiani dallo sport, non più disposti a firmare contratti di sponsorizzazione o ad acquisire la proprietà dei club. A farne le spese sono state soprattutto le piccole realtà di provincia, spesso gestite in modo intelligente scoprendo talenti a basso costo in grado di regalare stagioni sorprendenti, ma sempre su un precario equilibrio legato alle difficoltà del tessuto imprenditoriale locale, laddove il venir meno del suo appoggio significa dover rinunciare al basket di alto livello [6].

Nel complesso anche tra le società più blasonate si è assistito al passaggio da un modello basato sul singolo imprenditore mecenate a quello del cosiddetto consorzio, un fondo proprietario delle quote societario in cui confluiscono più forze imprenditoriali, quasi sempre appartenenti al territorio. In questo caso le aziende oltre a partecipare alle elezioni delle cariche sociali hanno la possibilità di sviluppare tra loro relazioni e sinergie, oltre a svolgere una funzione sociale a beneficio della propria immagine. Quasi ovunque una totale separazione tra proprietà, management e main sponsor, laddove in passato queste tre figure spesso coincidevano in un unico soggetto.

Oltre alle dinamiche economiche esterne ci sono problemi peculiari al sistema sportivo italiano,  che sottraggono ulteriormente risorse a scapito della qualità dei roster, con conseguente abbassamento del livello tecnico dei campionati di vertice e perdita della competitività nelle competizioni europee. Innanzitutto la mancanza di investimenti per la modernizzazione e la costruzione di nuovi palazzetti come avvenuto in Spagna e Germania, che porterebbe un incremento delle entrate anche grazie ad attività collaterali incentrate sull'hospitality. Se le colpe in questo settore ricadono sulla politica nazionale e locale molto da fare resta sul campo della comunicazione e del marketing, sia da parte dei singoli club che della Lega come entità unitaria. Veicolare in modo efficace le emozioni e lo spettacolo del basket, in altre parole saper vendere il prodotto, è essenziale per ottenere maggiore attenzione dei media con conseguente aumento del valore dei contratti tv e di sponsorizzazione.

La mancanza di unità d'intenti della Lega non ha permesso per anni di portare avanti strategie di sviluppo condivise, oltre che a far valere le ragioni dei club nel confronto con la FIP, poco propensa al cambiamento. Come nella annosa questione delle limitazioni al tesseramento di giocatori stranieri, poste con l'intenzione  tutelare lo sviluppo tecnico dei giocatori italiani, ma la cui efficacia è controversa tra gli addetti ai lavori. I club hanno spesso chiesto più flessibilità contestando che l'imposizione di un numero obbligatorio di autoctoni nei roster porti a un aumento del loro potere contrattuale e quindi una lievitazione del loro ingaggio. Un altro aspetto critico è quello dei controlli della Com.Te.C. [7], spesso incapaci di evidenziare situazioni economico-finanziarie difficili in cui possono trovarsi le società: sono diversi i casi in cui la gravità del dissesto è venuta fuori all'improvviso, troppo tardi per tentare il risanamento, in certi casi addirittura durante la stagione [8]. Sarebbe auspicabile un accordo per adottare un meccanismo che richieda ancor più forti garanzie di solidità economica in fase di iscrizione al campionato.

Il basket italiano di vertice pare aver superato una fase di crisi assestandosi su un ridimensionamento che alla luce del glorioso passato non è accettabile. L'apice della crisi probabilmente si è raggiunto con la caduta proprio dei club che avevano dominato la scena, con cui abbiamo aperto questo excursus.

L'estate del 2012 ha visto la decisione dei Benetton di non proseguire l'attività professionistica della Pallacanestro Treviso, mantenendo in vita la società solo nell'ambito delle giovanili, opponendosi alla cessione della proprietà al Consorzio Universo Treviso [9]. Viene così fondata una nuova compagine costretta a ripartire dalla Promozione, poi la rapida risalita fino in A2 anche grazie allo sponsor di un’altra grande azienda locale, la De’Longhi.

Ha invece avuto pesanti risvolti giudiziari la fine della Mens Sana Siena, portando a galla una realtà opposta a quella di  società modello. Già nel dicembre del 2012 Ferdinando Minucci viene raggiunto da un avviso di garanzia nell'ambito dell'inchiesta "Time Out", ma la drammaticità della situazione emerge solo nel febbraio del 2014, quando viene rilevato un buco di bilancio di oltre 5 milioni di euro e la società viene posta in liquidazione. La squadra riesce comunque a sfiorare la vittoria dello scudetto, il canto del cigno sportivo che segue di pochi giorni quello del suo fautore, arrestato con pesanti accuse riguardanti la gestione del club [10]. La nuova Mens Sana è sorta nell'estate del 2014 su iniziativa della storica Polisportiva [11], come la precedente, venendo ammessa in B e ottenendo subito la promozione in A2.

Se da un lato le società hanno raggiunto una maggiore solidità, dall'altra parte non appare esserci un programma di sviluppo condiviso a lungo termine, con la collaborazione di tutti i soggetti coinvolti. Che poi è la stessa cosa che servirebbe all'intero sistema Paese, dopo gli anni bui dell'austerity.

NOTE
[1] Premio intitolato dal 2014 alla memoria di Gianluigi Porelli, storico presidente della Virtus Bologna e uno dei grandi protagonisti dello sviluppo della pallacanestro europea.
[2] Riottenendo l'affiliazione e fondendola nell'estate 2004 con Castelmaggiore, club allora militante in A2.
[3] La cui proprietà è stata acquisita da una delle società dello stesso Sabatini nel 2008, assumendo la denominazione di FuturShow Station.
[4] Gravata da un mutuo di oltre sei milioni di euro contratto con il Credito Sportivo per la ristrutturazione del PalaDozza.
[5] Con la partecipazione della Fossa dei Leoni anche con una quota nel capitale sociale, tramite l'associazione Orgoglio Fortitudo.
[6] Nell'ultimo decennio si contano numerosi casi di esclusione dalla Serie A e dalla LegaDue/A2: Roseto, Reggio Calabria, Capo d'Orlando, Fabriano, Novara, Livorno, Rieti, Vigevano, Pavia, Rimini, Udine, Casalpusterlengo, Ferrara, Teramo, Piacenza, Ostuni, Sant'Antimo, Scafati, Montegranaro, Forlì, Veroli. Alcune di queste piazze sono negli anni riuscite a tornare nei campionati di vertice con nuove compagini societarie.
[7] La Commissione Tecnica di Controllo è un organo della FIP che svolge controlli periodici sull’equilibrio economico-finanziario e sugli adempimenti fiscali e previdenziali  delle società professionistiche. Il mancato rispetto a fine stagione di determinati parametri rilevati dai documenti contabili comporta l'esclusione dal campionato.
[8] Emblematico il caso della Nuova Sebastiani Basket Rieti trasferita a Napoli dal patron Gaetano Papalia nell’estate del 2009. La società palesa in poche settimane una situazione economica disastrosa, subendo diverse penalizzazioni per inadempienze, con i giocatori che rescindono il contratto e la squadra che si ritrova schierare gli Under 19. Infine viene esclusa dal campionato a stagione in corso per non aver pagato la seconda rata professionistica alla Lega.
[9] Creato su impulso degli ex giocatori Paolo Vazzoler, che in seguito ha assunto la presidenza del nuovo club trevigiano, Riccardo Pittis e Claudio Coldebella.
[10]I reati contestati a vario titolo a Minucci e ad altri ex dirigenti vanno dall'associazione a delinquere al riciclaggio e alla ricettazione, passando per la frode fiscale, la bancarotta fraudolenta e altri reati tributari. Per gli inquirenti è stato creato un complesso meccanismo che avrebbe consentito, grazie all’emissione di false fatture in favore di società collegate, di pagare giocatori e staff in nero su conti esteri, alterare i bilanci e trarre profitto personale. Di pochi mesi fa è il rinvio a giudizio per 14 indagati e la sentenza della giustizia sportiva che ha revocato i titoli conquistati dal 2011 al 2013, punendo in particolare le falsificazioni di bilancio che hanno coperto la mancanza dei requisiti per l’iscrizione ai campionati.
[11] Cui si deve l’introduzione della pallacanestro in Italia nel 1907 ad opera di Ida Nomi Pesciolini, maestra di sport dell’allora Associazione Ginnastica Senese “Mens Sana in Corpore Sano”, che tradusse per le sue allieve le regole del gioco della “palla al cerchio”, presentato per la prima volta al Concorso Ginnico di Venezia dello stesso anno.

Stefano D’Andreagiovanni
ASPETTI ORGANIZZATIVI E GESTIONE DELLA PALLACANESTRO IN ITALIA.
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