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Uomini di basket
CEDRO GALLI: CREDERCI È TUTTO!
Massimo ‘Cedro’ Galli, in panchina durante Milano-Pesaro.
[Basketinside.com / Simone Lucarelli]


Intervista al coach di Pesaro, entrato in corsa e autore di una incredibile salvezza espugnando Milano e battendo Venezia.

Roseto degli Abruzzi (TE)
Giovedì, 10 Maggio 2018 - Ore 12:00

Cedro, come definiresti la salvezza appena ottenuta con Pesaro?
«Molti hanno parlato di miracolo. Io preferisco dire che è un’impresa, realizzata dai ragazzi che ci hanno creduto quando nessuno ci credeva. Per cui complimenti a loro, che se la sono meritata».

Quando ti hanno promosso da assistente a capo allenatore, cos’hai pensato?
«Mi sono preso una notte per rifletterci e non ci ho pensato poi molto, anche se ero consapevole che l’impresa era davvero difficile. Mi sono detto: non ho nulla da perdere e darò tutto me stesso per riuscirci».

Ti eri fatto un calcolo razionale di quante probabilità avevi di salvare la squadra, accettando l’incarico di coach?
«No, ma erano pochissime e lo sapevo. Qui però entrano i meriti di Pesaro intesi globalmente: club, staff, giocatori... tutti noi ci abbiamo creduto e fatto sì che le probabilità di salvezza aumentassero giorno dopo giorno».

Su cosa hai lavorato per ottenere due colpi da fantascienza come la vittoria a Milano e quella in casa contro Venezia, piegando le due capolista?
«Sull’aspetto psicologico. La squadra aveva avuto un brutto contraccolpo quando in televisione aveva visto la rocambolesca vittoria della nostra diretta concorrente Capo d’Orlando a Brindisi. Una partita nella quale erano accadute una serie di circostanze sfavorevoli per i padroni di casa, come l’infortunio a Moore e Tepic nella stessa gara e lo 0/2 di Mesicek dalla lunetta, sul +1 Brindisi, per finire con il canestro a fil di sirena di Knox. Insomma: una mazzata a livello psicologico, che ha minato la fiducia della squadra la quale ha impiegato qualche giorno, forse una settimana, a riprendersi. Perciò ti dico che ho dovuto lavorare soprattutto sull’aspetto psicologico, per trasmettere ai miei giocatori l’idea che l’impresa era ancora possibile. Ci sono riuscito e ne sono contento, perché ho dato il 100% e ce l’abbiamo fatta».

Quanto c’è stato di tecnico/tattico e quanto di psicologico, nella tua conduzione della squadra nella volata finale che vi ha portato alla salvezza?
«A livello tecnico/tattico abbiamo cambiato qualcosa, introducendo la difesa a zona che indubbiamente contro Venezia e Milano ci ha dato una grossa mano, anche perché non dimentichiamo che contro Milano eravamo senza Mika e contro Venezia senza Bertone: quindi veramente poche rotazioni. A livello psicologico, invece, direi che c’è stato il cambio che ha fatto la differenza. Insomma: abbiamo lavorato soprattutto sull’approccio mentale rispetto alle problematiche tecnico/tattiche, anche perché avevamo poco tempo per lavorare e, soprattutto, dovevamo pensare a vincere le partite».

Il tuo futuro è ancora a Pesaro, vista questa impresa?
«Mi sento legato a questa Società, alla città, ai tifosi e ai ragazzi. Sarebbe bello continuare».

 

Luca Maggitti
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