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Basket & Oncologia
MASSIMO GIUSTI, ‘TAZZA’ GUIDI E IL DOPPIO TRIAGE
Giampiero Porzio insieme a Valerio Bianchini.

Giancarlo ‘Tazza’ Guidi.

Massimo Giusti.

L’oncologo e coach Giampiero Porzio ci scrive a proposito di uno schema della pallacanestro livornese, filosoficamente tornato utile ai tempi del Coronavirus Covid-19.

Roseto degli Abruzzi (TE)
Giovedì, 07 Maggio 2020 - Ore 18:45

Caro Luca,

ti ringrazio per aver dato spazio al nostro lavoro sul “doppio triage”.

Come in altre mie esperienze professionali, anche in questo caso il basket gioca una parte importante.

Mi spiego meglio, partendo da molto lontano.

Negli anni ‘70 la Libertas Livorno era una squadra fortissima, basata su due giocatori di assoluto livello: Massimo Giusti e Giancarlo “Tazza” Guidi.

Giusti era un playmaker nel senso letterale del termine; un autentico  “costruttore di gioco”, dotato di fondamentali perfetti e - cito il Vate Bianchini - con un cronometro nel lobo frontale del cervello.

“Tazza” - così soprannominato per la sua abitudine di avere sempre le mani sui fianchi - era un cecchino micidiale: ricezione in movimento, arresto in due tempi destro-sinistro, tiro in sospensione, due punti. Il tutto fatto fra un battito e l’altro del cuore. Se ci fosse stato il tiro da 3 punti, ne avrebbe fatti 30 a partita!

Per usare una citazione già fatta in altra sede, Guidi era “fosforo e fantasia”, Tazza “torpedine e miccia”.

Mauro Baroncini - il Coach - aveva messo a punto uno schema essenziale ed efficace, basato su due blocchi in sequenza, finalizzato a liberare Tazza per il tiro.

Giusti si spostava in palleggio verso sinistra, Guidi arrivava da destra, sfruttando due blocchi dei lunghi. Il difensore riusciva a passare sul primo, ma il secondo risultava fatale.

Tazza riceveva all’altezza della lunetta ed erano due punti. Se i difensori cambiavano, Guidi serviva il lungo, che, a quel punto, tagliava verso canestro.

I due blocchi in sequenza della Libertas Livorno sono la base “filosofica” del protocollo del “doppio triage”, elaborato non per liberare un tiro, ma per gestire le cure domiciliari oncologiche durante la pandemia. Un primo triage per valutare il rischio di infezione, un secondo per programmare gli accessi domiciliari in base alla prognosi ed alla severità dei sintomi del paziente.

Applicando il “doppio triage” i ragazzi del team di cure domiciliari dell’Associazione tumori Toscana hanno garantito continuità di cura proteggendo, nello stesso tempo, la salute degli operatori.

No son se lo schema della Libertas Livorno fu applicato da altre squadre; quello che so è che il nostro “doppio triage” sta viaggiando velocemente fra i Colleghi di tutto il mondo.

L’Oncologia - come ho più volte sostenuto - è una metafora del basket!

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Emergenza Coronavirus Covid-19
ONCOLOGIA MEDICA DELL’UNIVERSITÀ DELL’AQUILA: IL DOPPIO TRIAGE E IL PLAUSO INTERNAZIONALE.
Giampiero Porzio e il suo team si distinguono per studi pubblicati e supporti forniti all’Associazione Tumori Toscana. E al loro studio plaude pure l’Università di Bristol.
http://www.roseto.com/scheda_news.php?id=18274

Giampiero Porzio
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