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Venerdì, 10 Maggio 2024 - Ore 16:12 Fondatore e Direttore: Luca Maggitti.

Pallacanestro a Roseto degli Abruzzi
EDUCAZIONE ROSETANA
Roseto degli Abruzzi, Trofeo Lido delle Rose del 1958. Giovanni Giunco, fra Giancarlo Primo e Carmine ‘Nello’ Paratore: entrambi commissari tecnici della Nazionale Italiana di Basket. Paratore è l’unico coach ad aver guidato l’Italia in 3 Olimpiadi: 1960, 1964, 1968. Primo è il coach della prima vittoria dell’Italia sull’URSS in competizioni ufficiali, avvenuta al Trofeo Lido delle Rose del 1976.

Roseto degli Abruzzi, Serie A 2004/2005. Michele Martinelli il giorno in cui portò a Roseto Mahmoud Abdul-Rauf.

Mahmoud Abdul-Rauf e Kyle Weaver, con le loro frasi su Roseto e sui rosetani.

Consigli – non richiesti – a dirigenti, allenatori, giocatrici, giocatori e chiunque altro verrà a lavorare nel basket nel Lido delle Rose. Per non fare brutta figura durante ed essere ricordati bene dopo.

Roseto degli Abruzzi (TE)
Mercoledì, 28 Giugno 2023 - Ore 19:30

«Non saranno mai i cattivi, i maleducati e i violenti a fare la storia del basket a Roseto».
(Giovanni Giunco, Presidente, Medaglia d’Oro CIO e CONI al Merito Sportivo.)

 «Maggitti, non si innamori mai di nessuno. Tutti passano, il Roseto resta».

(Michele Martinelli, Presidente della storica promozione in Serie A1 del 2000.)

 «Ho giocato a basket in tanti posti negli Stati Uniti d’America, poi in Russia, Grecia  e Giappone, ma Roseto è il posto più bello, per il calore dei tifosi e la bontà della gente».

(Mahmoud Abdul-Rauf, Ex-NBA, Roseto Sharks, Serie A 2004/2005.)

 «Roseto è un città speciale. Ho giocato in NBA e in molti altri paesi in giro per il mondo, ma ricorderò sempre questo posto. Il suono del PalaMaggetti è come quello del Madison Square Garden e i tifosi sono strabilianti, perché non amano solo il basket ma amano tutti noi».

(Kyle Weaver, Ex-NBA, Roseto Sharks, Serie A2 2015/2016.)


OK, lo so: ho calato un poker d’assi prima di dare le carte. Ma lo scopo di questo articolo non è vincere, bensì aiutare donne e uomini che lavoreranno nella pallacanestro a Roseto degli Abruzzi, a partire dalla stagione 2023/2024.

Intanto, se fate parte della casistica, leggete almeno 10 volte le 4 frasi di cui sopra e mandatele a memoria. Vi serviranno.

Dice: perché – dunque – non lo hai fatto prima? Perché ero giovane e credevo ancora ai sogni. Invece l’essere umano vive principalmente di bisogni e questo lo abbrutisce. Perciò, ricordandomi qualche aneddoto di tanto tempo fa e avendo ben presente cosa è successo negli ultimi anni nel Lido delle Rose – dentro e fuori dal campo – mi sono deciso a scrivere questo pezzo che poi “copincollerò” sotto ogni articolo trattante nuovi acquisti e/o conferme.

Affinché tutte e tutti (dirigenti, allenatori, giocatori e affini) conoscano il luogo in cui sono venuti a lavorare (perché, vorrei ricordarlo, è un lavoro per loro) e possano regolarsi di conseguenza, accettando o meno i consigli di questo giornalista sovrappeso che dal 1998 – unico fra tutti i suoi colleghi, nessuno si senta offeso – segue ininterrottamente le gesta cestistiche rosetane. E oggi di sente un po’ “Sceriffo” della città alla quale ha donato un quarto di secolo di lavoro. E intende quindi fare prevenzione del danno.

Due aneddoti, così provo a spiegarmi mediante esempi.

PRIMO ANEDDOTO.
Circa 20 anni fa.
Passo a prendere un giocatore straniero, che doveva venire ospite nella trasmissione televisiva che conducevo con Giorgio Pomponi. Scende un suo collega – con un vassoio di paste – che si scusa per l’assenza dell’altro e dice che verrà lui in trasmissione, specificando che il suo amico è febbricitante.
La sera dopo, all’allenamento, dico all’americano supplente che deve consigliare il suo amico “febbricitante” di non uscire dall’autostrada a Roseto degli Abruzzi alle 4 e mezzo di notte, di ritorno da una località dell’Emilia-Romagna, altrimenti il casellante non solo gli fa la predica, essendo abbonato del Roseto, ma poi telefona pure sia ai giornalisti sia alla società... per lamentarsi della scarsa professionalità dell’atleta!
Tenete conto che in tempi più recenti – o recentissimi – uno straniero senza una efficace cintura di contenzione (leggasi: dirigenti un po’ laschi) che giocava non a Roseto ma nelle vicinanze, una volta ha distrutto una macchina lungo l’autostrada per Roma e l’altra è stato raccolto “con il cucchiaino”, dalle parti di un piccolo paese, in condizioni immediatamente precedenti l’estrema unzione, alla vigilia di una partita che poteva valere una stagione. E, ahimé, è valsa una stagione. Negativamente.

SECONDO ANEDDOTO
Circa 15 anni fa.
Un giocatore, che in televisione aveva giurato (spergiurato, col senno di poi) eterno amore al Roseto e ai rosetani, si trovò  anni dopo in una città viciniore, in un locale, parlando male dei rosetani.  
Malauguratamente per lui, qualche tifoso rosetano era nei pressi, a fare pure lui serata. E lo sentì augurare il peggio al Roseto.
Finì che tutti si rovinarono la serata, in particolar modo lo spergiuro.

Qual è, dunque, il combinato disposto fra i 2 alti moniti di Giunco e Martinelli, le 2 frasi d’amore di Rauf e Weaver e i 2 aneddoti che ho appena raccontato come fossero apologhi?

La morale è che per lavorare bene e proficuamente, nel basket, a Roseto degli Abruzzi è meglio avere una sola faccia, essere educati e sempre responsabili delle proprie idee affermate e quindi coraggiosi, consapevoli del fatto che tutti noi passiamo, mentre il Roseto – con la sua storia ultracentenaria – resta. Altrimenti, è una piazza troppo impegnativa. E, infatti, non è per tutti.

Quando il Roseto 1997/1998 perse le prime 4 partite di seguito e i tifosi andarono sotto casa di Claudio Bonaccorsi, lanciando un masso (un masso, non una pietra) contro la porta, “Bomba” scese e si mise di fronte al capopopolo a prendersi gli improperi per lo 0/4 iniziale. Ma quando toccò a lui parlare, disse: “Sostenete la squadra. A fine campionato, vedremo se avremo meritato schiaffi o applausi. Io vi dico che andremo in A2, nonostante questo inizio”. Finì che quella squadra vinse sia la Coppa Italia sia il Campionato di B1 ottenendo la promozione in A2 e il capo tifoso diventò fraterno amico del “Bomba”, che infatti è considerato il prototipo del “giocatore da Roseto”.

Ma in quella squadra c’era anche il giocatore agli antipodi rispetto a Claudio e cioè Leonardo Busca. Il quale, però, era uguale a Bonaccorsi quando c’era da dire qualcosa pubblicamente: una faccia, una razza. Perché il basket giocato – almeno a Roseto – è tutto tranne che politica.

E infatti entrambi tornano ancora, dopo 25 anni, a fare vacanza qui e difficilmente si mettono la mano in tasca se c’è da pagare il caffè. Perché sono amati oltre il tempo e le performance in campo. Sono amati per come hanno interpretato il loro ruolo, difeso lealmente i colori del Roseto e sempre dato tutto ciò che avevano.

E allora, carissime giocatrici e carissimi giocatori, cari dirigenti, cari allenatori che vi apprestate a cominciare il lavoro a Roseto per la stagione 2023/2024 che si preannuncia ricca di emozioni (A2 Femminile con le Panthers Roseto, B1 e B2 maschile rispettivamente con Pallacanestro Roseto e Roseto Basket 20.20, giovanili con Roseto Basketball Academy), sappiate che siete in un posto in cui si gioca a basket dal 1921 (102 anni, nel 2023), che qui è nato – un anno prima della NBA – il torneo estivo più antico del mondo (Il Trofeo Lido delle Rose, fondato nel 1945) e che qui hanno predicato basket atleti del calibro di Mahmoud Abdul-Rauf, Kyle Weaver (ex NBA), Paolo Moretti, Mario Boni, Claudio Bonaccorsi, Leo Busca e tanti, troppi altri di altissimo livello. Per non dire dei dirigenti... bastano i due citati in apertura: Giunco e Martinelli.

Sappiate che qui i tifosi – se sarete leali e davvero onesti – vi porteranno nelle loro case e vi ospiteranno sia a pranzo e cena sia in vacanza. Anche quando non giocherete più. E che vi sentirete considerati davvero figli di una comunità. E che nonostante i vostri stipendi, spesso vi offriranno cibo e conforti, in omaggio al riconoscimento di una cosa: voi portate sul petto il nome di una piccola città, che ha soltanto il basket come elemento socio-culturale aggregante.

Siete perciò ambasciatori di qualcosa di molto importante, con le responsabilità che ne derivano. Qualcosa che non va sporcato con comportamenti men che dignitosi.

Dunque, care e cari tutti che verrete a Roseto degli Abruzzi, ecco qualche consiglio.

1.Badate a come parlate, perché le vostre parole vi inseguiranno se maldette, rendendovi ridicoli e degni di compassione, da parte di chi vi ha spesso pagato la cena o ospitato a casa sua.

2.Se fate festini – tipici della gioventù – occhio alle persone con le quali vi accompagnate. Come insegna la vicenda dell’americano scasellatore, le cose si sapevano nel momento in cui le facevano quando non c’erano i social... immaginatevi oggi! Soprattutto, visto che siete atleti e lavorate col fisico, occhio sempre a non farvi male.

3.Evitate quanto più possibile video, audio e altre cose che potrebbero imbarazzarvi. Come insegna “Sport Vibes”, innovativo modulo di Guido Federico Di Francesco – arbitro di Serie A di basket e formatore – tutto ciò che date in pasto ai social, anche se lo cancellate, starà lì per sempre. E non sempre è una buona cosa.

4.Fuori dal campo, evitate quanto più possibile il mescolamento fra addetti stampa e giocatori e dirigenti, soprattutto se questo mescolamento potrebbe comprendere derive sensuali... perché i casini sono dietro l’angolo e le squadre non vincono più.

5.Evitate di drogarvi – ma questo lo vieta proprio la legge e non dovrei neanche scriverlo – ed evitate di sfasciarvi a merda con l’alcool, sempre perché siete qui per lavorare e per vincere e se vi sfasciate, come provano alcune stagioni con tristi epiloghi da quando seguo il basket, poi sarete zombi in campo e ruberete solo lo stipendio.

6.Evitate di fare secondi lavori che divulgate sui social, oppure hobby che non vi fanno rimanere concentrati sul vostro lavoro cestistico, rendendo zero in campo. Perché non funzionerà. E i tifosi ve lo faranno capire a livello sonoro.

7.Evitate di fare i fenomeni sia in sala stampa sia in campo sia fuori dal campo. In tutti e tre gli ambiti abbiamo raggiunto livelli NBA e quindi visto tutto. Credetemi, non serve impressionarci. Cercate di fare bene ciò che siete pagate/i per fare, al vostro livello, e andrà bene così. Non pretendiamo una resa NBA se uno gioca in B2. Ma una resa al 100% da B2, quello sì.

8.Insomma: siate leali e corretti e date tutto ciò che avete dentro, per la buona e giusta causa del Roseto, e sarete sempre i benvenuti nel Lido delle Rose.

Buona stagione 2023/2024 a tutte e tutti e sempre forza Roseto, in tutte le sue forme e derivazioni.

Luca Maggitti Di Tecco
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