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Tennis e Rosetanità
ALFONSO VAGNOZZI: IL PADRE DI SIMONE, COACH DI JANNIK SINNER, È DI ROSETO DEGLI ABRUZZI!
Simone Vagnozzi indica la via a Jannik Sinner.

1992. Simone Vagnozzi vince il torneo di Capo Rizzuto riservato ai ragazzi sotto i dieci anni e Club Italia News gli dedica la copertina della rivista diffusa in tutti i circoli italiani.
[Archivio Alfonso Vagnozzi]


Castorano (AP), novembre 2023. Dopo la vittoria in Coppa Davis dell’Italia, Simone Vagnozzi viene premiato in Comune. Nella foto, da sinistra: Alfonso Vagnozzi, Simone Vagnozzi, Irma Falcioni – nonna materna di Simone – e Nunzia Morganti, mamma di Simone.
[Archivio Alfonso Vagnozzi]


Conversazione con il signor Alfonso – che vive in provincia di Ascoli Piceno e ha ancora la casa paterna in Via Mincio – per raccontare gli inizi nel tennis del figliolo. Anche oltre il basket, tutto passa per Roseto...

Roseto degli Abruzzi (TE)
Domenica, 04 Febbraio 2024 - Ore 11:15

Jannik Sinner – italiano originario del Trentino Alto Adige classe 2001 – è il nuovo imperatore d’Italia.

La sua vittoria agli Open d’Australia di tennis è storica perché arriva – parlando di tennis maschile – dopo quella di Adriano Panata al Roland Garros del 1976.

Ci sono voluti 48 anni, quindi, per un’altra vittoria italiana maschile in uno dei 4 tornei che al mondo formano il Grande Slam: Wimbledon (Londra), Open degli Stati Uniti, Open di Francia (Roland Garros) e Open d’Australia.

Adesso è “Sinner mania”. Tutti, ma proprio tutti, vogliono vicino il ragazzo pel di carota che rappresenta la rivincita in chiave sportiva del Rosso Malpelo narrato da Giovanni Verga.

Presidente della Repubblica, Presidente del Consiglio, Ministri, foto al Colosseo, Amadeus che lo invita al Festival di Sanremo e viene rimbalzato da questo ragazzone sereno, che non bada troppo ai social né al clamore mediatico e che davanti pare avere una carriera fatta di possibili nuovi successi e di un discreto torrente di milioni di euro di guadagno. Bravo!

Umile e tranquillo, dopo le vittorie Jannik Sinner ringrazia sempre il suo staff che è parte integrante dei suoi successi e che nel ruolo di coach vede Simone Vagnozzi, ex tennista e oggi allenatore classe 1983, nato ad Ascoli Piceno.

Vagnozzi è un cognome anche rosetano, così, qualche giorno fa, parlando con il mio amico Ercole Ginoble gli ho detto: “Vuoi vedere che pure Sinner c’entra, in qualche modo, con Roseto?”, riferendomi al mio adagio – coniato per la pallacanestro – che recita: “Tutto nasce o passa per Roseto, poi si espande”.

Ercole è stato illuminante, chiosando: “Ma infatti il padre di Simone Vagnozzi è di Roseto!”. Da quella esclamazione, è partito il circo dell’entusiasmo rosetano e – in meno di mezz’ora – grazie a Pino Iacovoni (rosetano che ricordo guizzante e imprendibile ala destra, ai tempi del glorioso torneo estivo di calcio dei Preti), ecco il numero di Alfonso Vagnozzi, padre di Simone, coach di Jannik Sinner.

Tutto passa per Roseto, appunto!

Ringrazio Ercole e Pino e lo chiamo, dandogli ovviamente del lei. Trovo il signor Alfonso che sta lavorando nella sua impresa di confezioni. Deve ultimare alcune cose ed è urgente. Così ci aggiorniamo a fine giornata lavorativa. Perché, da buon abruzzese, il lavoro viene sempre prima di tutto. E io comincio a vedere un po’ di epica del sacrificio sinneriano che parte da Alfonso, viene trasmessa sotto forma di valori al figlio Simone e quindi per osmosi consegnata mediante coaching a Jannik.

Quando lo richiamo, la nostra chiacchierata comincia con un tuffo al cuore, visto che il signor Alfonso Vagnozzi mi dice di essere originario di Via Mincio e di avere a Roseto degli Abruzzi ancora la casa paterna, oltre a diversi parenti.

Via Mincio, la “Corea”. Siamo dello stesso quartiere, anche se io sto a via Seneca, sul mare. La Corea: il quartiere malfamato di qualche decina di anni fa, all’interno del quale è contenuta piazza Ungheria. Il signor Alfonso ricorda tutto e il suo dialetto è ancora perfetto.

Frase in rosetano preferita?
«Lì maccarìne nghè lù sìche!».

Esame superato.

Così viene fuori che il Signor Alfonso Vagnozzi – classe 1952 – è partito da Roseto quando aveva 20 anni, per stabilirsi a Castel di Lama, in provincia di Ascoli Piceno, per il suo lavoro. Dopo il servizio militare nell’Esercito, come ufficiale di complemento, ha cominciato da “tempi e metodi” in una confezione, per poi diventare egli stesso imprenditore nel mondo del tessile e abbigliamento, lavorando con colossi di grande pregio, come il Maglificio Gran Sasso.

“Tempi e metodi”. Un lavoro minuzioso, fatto di cronometro e verifica delle performance degli operai (ho lavorato, dal 1990 al 1992, in una ditta di confezioni). E anche qui la mente scivola all’applicazione del figlio dei metodi di coaching su Sinner, mentre il rosso pazientemente e inesorabilmente “cuce” le sue vittorie.

Ecco dunque Alfonso Vagnozzi, sposato con la signora Nunzia Morganti e padre di Simone e Giorgio, classe 1995, che lavora come nutrizionista, anche nel mondo dello sport.

È tempo che la conversazione cominci.

Signor Alfonso Vagnozzi, com’è iniziata la passione di suo figlio Simone per il tennis?
«Era il 1989, Simone aveva 6 anni e mi chiese di portarlo alla scuola di tennis. Al tempo, io seguivo come tutti le prodezze di atleti come Panatta, ma niente di più. Da papà, accontento Simone portandolo al circolo tennis di Castel di Lama. Mio figlio era piccino visto che non è mai stato fisicamente un colosso, ma quando il maestro Mariano Marcucci – bravissimo nell’avviamento al tennis – lo vide all’opera, dopo una settimana mi chiamò e mi disse: “Tuo figlio può restare qui quanto vuole. Il prezzo è uguale, ma lui può venire sempre”».

Quando si dice un predestinato...
«Predestinato non saprei, di certo predisposto. Pensi che alla fine del primo corso, durante le vacanze di Natale, lui conquistò la finale  del torneo del circolo, perdendo. Solo che Simone aveva 6 anni e l’altro finalista ne aveva 14!».

Sarà stato orgoglioso di lui, come padre...
«Ho visto che aveva una sincera passione per il tennis e, da genitore, ho cercato di dargli il massimo apporto. Dopo Castel di Lama, nell’ambito di un percorso di crescita, andammo al circolo tennis di Teramo, dove c’era il maestro Michael Sistek, nato nell’allora Cecoslovacchia. Poi anche l’Inghilterra, per due estati a base di tennis e studio della lingua inglese per 15 giorni di full immersion. Lo mandavo insieme alla nonna, nei gruppi organizzati dal dottor Di Saverio di Teramo».

Dal 2022, suo figlio è il coach di Jannik Sinner e insieme al suo assistito sta vivendo una grande pagina di soddisfazioni a livello mondiale. Deve aver portato Jannik anche dalle nostre parti, viste alcune foto di Sinner che mangia arrosticini, vero?
«Sì, parliamo dello scorso anno, dopo gli Internazionale d’Italia, quando si spostarono qui da Roma per un paio di giorni di relax. Dalle nostre parti abbiamo fatto assaggiare a Jannik le olive all’ascolana, mentre a Garrufo di Sant’Omero è scattato l’assaggio degli arrosticini, che gli sono piaciuti subito tantissimo».

Signor Alfonso, cosa si porta dentro della sua “rosetanità”?
«Oltre ad avere ancora casa in Via Mincio, a Roseto ho amici cari come l’ingegner Fiorenzo Di Battista. Ho poi un cugino odontotecnico a Santa Lucia, Franco Vagnozzi».

Mi dicono che suo padre fosse un autista, dico bene?
«Io sono il figlio di un uomo molto conosciuto a Roseto: Pasquale Vagnozzi, in dialetto “Palìne de Marà”. Era autista con le autolinee di Osmi e De Berardinis, poi passò all’Arpa. E poi ho tanti geni in famiglia...».

Oltre a suo figlio Simone?
«Sì, certo! C’è mio fratello Carlo, che vive in Spagna ed è un ricercatore di fama internazionale nel mondo delle sementi e suo figlio Sunny Vagnozzi, che è invece un giovane scienziato classe 1992, che si occupa di universo e corpi celesti. Lo cerchi su Google e visto che ha il sito Roseto.com parli anche di queste eccellenze, se le fa piacere».

(Ho cercato Sunny Vagnozzi, ricercatore nel Dipartimento di Fisica dell’Università di Trento dalle brilanti pubblicazioni e sono sempre più orgoglioso di questa bella “rosetanità”. Riprendiamo la chiacchierata).

Signor Alfonso, se dovesse spiegare suo figlio in relazione alle proprie qualità umane?
«Simone è prima di tutto una persona onesta, che non ha mai litigato con nessuno ed è sempre pronto ad aiutare gli altri. Il suo maestro, quando era professionista, è stato Massimo Sartori, che è stato anche il maestro di Andreas Seppi. Simone è vissuto per 9 anni – dai 16 ai 25 – a casa della famiglia Seppi a Caldaro, in provincia di Bolzano. Un giorno, il maestro Sartori mi disse che Simone – all’epoca non ancora coach – aveva già tutte le qualità per insegnare tennis e per diventare più bravo di lui. Quella riflessione mi inorgoglì».

Adesso che è al top come coach, ha rimpianti, da padre, per il Simone tennista?
«No, assolutamente. Mio figlio era già allenatore quando giocava e ha fatto tutto senza che nessuno gli abbia mai regalato nulla. Qualche volta, da padre, mi sono chiesto dove sarebbe potuto arrivare se avesse avuto un fisico migliore, ma poi penso che tutto quello che poteva fare in campo lo sta facendo da coach e sono felice per mio figlio, che con la sua testa aiuta un grande giocatore con un grande fisico come Sinner».

Grazie, signor Alfonso. Porti i miei complimenti a Simone Vagnozzi.
«Grazie a lei. E mi saluti Roseto».

Per dirla con Shakespeare, a Roseto degli Abruzzi siamo fatti della stessa sostanza dei sogni.  Impastati con petali di rosa...

Luca Maggitti Di Tecco
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