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Summer Cup
”NON SONO UN CALCIATORE, NON FACCIO DEDICHE”.
Andrea Trinchieri.

Intervista ad Andrea Trinchieri, Coach di Soresina, squadra vincitrice della Summer Cup 2005.

Roseto degli Abruzzi (TE)
Martedì, 27 Settembre 2005 - Ore 11:00

Andrea Trinchieri, classe 1968, è il Coach di Soresina.

L’ho conosciuto in semifinale, chiedendogli: “Coach, Portaluppi seduto per infortunio o, magari, per scelta tecnica?”. E lui, sorridente: “Guarda che se non faccio giocare Portaluppi per scelta tecnica mi stracciano il tesserino da allenatore”. Beh, in effetti ora che ci ripenso la mia domanda, che voleva essere politicamente corretta tenendo aperte entrambe le soluzioni, era cestisticamente scema.

Poi, la sera successiva, finale contro la corazzata Pesaro. Coach Trinchieri è seduto placido vicino alla panca. Se Coach Calvani è un sergente di ferro, lui sembra più un capitano complice della truppa, con tanto di capelli lunghi e colletto della polo alzato.

Trinchieri legge un romanzo di Marco Buticchi, uno che secondo Corrado Augias, che lo ha scritto su ‘La Repubblica’, ha: “… indiscusso talento di affabulatore visionario …”.

E Trinchieri? Affabulatore visionario pure lui? No, diciamo di no. Sereno piuttosto, aperto al sorriso, addirittura uno della truppa, magari nascondendo le spalline da capitano sotto la folta chioma.

E alla fine ha vinto lui. La Summer Cup intendo, battendo in finale “PesarosenzaMyers” … ma anche a lui mancava Cazzaniga (che non è Myers, sia chiaro).

E sia … facciamoci una chiacchierata.

Coach Trinchieri, al termine della finale ci hai fatto vedere un Portaluppi versione “kicker” … uno che entra per fare una cosa importante e non sbagliarla …
“Sì, un impiego da specialista. Lui non era in condizione di giocare, ma il Lupo ha doti di freddezza e a noi ci serviva in quel momento. Due liberi che hanno chiuso la partita”.

La tua squadra ha piacevolmente stupito sia per la buona qualità del gioco sia per le rotazioni. Come l’avete assemblata la Soresina 2005/2006?
“L’idea era cercare di migliorare quello che di buono avevamo fatto la scorsa stagione, quando con una squadra molto giovane siamo arrivati in semifinale e purtroppo ci è mancato qualcosa in termini di esperienza e qualità. Quindi abbiamo preso tre giocatori che incarnano esattamente i concetti di esperienza e qualità (Portaluppi, Farioli e Cazzaniga, n.d.r.) e cerchiamo di giocare una pallacanestro di squadra in cui giocano tutti, avendo una forte identità difensiva. Questo è quel che vogliamo: a volte ci si riesce, a volte ci si riesce meno”.

Stavolta vi è riuscito, avete battuto addirittura Pesaro …
“E’ una soddisfazione grande, ma non dobbiamo montarci la testa. Dobbiamo subito avere consapevolezza che questa partita è finita e guardare avanti. Abbiamo fatto 3 giorni ad Atri, siamo stati bene, abbiamo vinto, siamo felici, ma sono sicuro che già domenica, in casa nostra contro Ancona, sarà molto ma molto più dura”.

Avete vinto senza Giadini Jr. e soprattutto senza il vostro lungo titolare Cazzaniga e con Portaluppi praticamente sempre in panchina. Pesaro, di contro, non ha avuto Pieri, ha avuto Podestà seduto e, soprattutto, non ha avuto Myers. Assenze importanti da ambo le parti, ma forse tra i marchigiani …
“Non raccontiamoci le favole. Pesaro al completo è illegale per il campionato di B1. Credo che la nostra vittoria sia dovuta al fatto che conosciamo un po’ di più il campionato cadetto e che ci conosciamo e stiamo insieme da un po’ di più. Insomma, come dire, il campionato sarà un’altra storia”.

Il tuo modello come allenatore?
“Ho cercato di rubare qualcosa agli allenatori con i quali ho lavorato e a quelli che mi sono vicino. Marco Crespi è stato molto importante, Pippo Faina, Boscia Tanjevic. Cerco poi di rubare il mestiere a un mio grande amico che è Jasmin Repesa”.

Ho visto la tua squadra molto rilassata e ho apprezzato un ambiente sereno. E anche tu non scherzi, visto che a un’ora dalla finale leggevi tranquillo un libro …
“Penso che bisogna imparare dai propri errori. L’anno scorso è stata la mia prima stagione come capo allenatore in una squadra senior importante e forse il mio errore di inesperienza è stato quello di trasmettere un po’ di tensione alla squadra. Quest’anno, siccome si cerca sempre di migliorare, uno dei miei ‘must’ è di trasmettere grande tranquillità alla squadra visto che lavoriamo molto bene in allenamento. Quando un allenatore ha la squadra che lavora bene in allenamento, in partita sta seduto e guarda lo spettacolo che i suoi giocatori possono fare”.

A chi dedichi la Summer Cup vinta?
“Non sono un calciatore, non faccio dediche”.

Grande risposta Coach, con questa ci faccio il titolo …
“No, dai, non farlo che poi mi prendono in giro …”.

Giornalisti, vil razza dannata …

Luca Maggitti
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