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Artisti
PIETRO TAVANI: MAESTRO DI “DDU’ BBOTTE”.
Pietro Tavani, costruttore, suonatore e insegnante (in una parola, Maestro) di organetto diatonico (Ddù Bbotte).

A Casoli di Atri c’è un over 80 che costruisce, suona e insegna organetto diatonico. Aperto il PhotoBook “Maestro Pietro Tavani”.

Roseto degli Abruzzi (TE)
Lunedì, 12 Settembre 2005 - Ore 17:30

Pietro Tavani … il Maestro Pietro Tavani … lo conobbi che non era ancora il terzo millennio, grazie a Domenico Felicione, durante una cena che una cooperativa sociale di Casoli di Atri aveva preparato per una decina di artisti partecipanti a Casoli Pinta, collettiva di pittura murale.

Venne con la torta, insieme a un suo allievo che poteva essergli nipote. Il tempo di presentarsi, con la buona creanza tipica della sua generazione, dare un paio di informazioni sull’organetto diatonico (Ddù Bbotte) e poi via a suonare.

Il gruppo di pittori fu conquistato nel giro di due brani.

Al caffè qualcuno accompagnava il Maestro muovendosi a tempo, al digestivo era una quadriglia di sorrisi, mani che battevano, “festa e fiera”, per dirla all’abruzzese.

Se Pietro Tavani avesse la chitarra, molto probabilmente la suonerebbe come un Jimi Hendrix invitto dall’esistenza.

Invece tra le mani ha l’organetto. E con quello cattura attenzioni, apre sorrisi, dispensa gioie.

Il Maestro è persona mite e profonda. Quando ti stringe la mano cerca il tuo sguardo e si fa una idea. Se con l’andare del tempo gli dimostri di essere una “persona seria” e di valere il suo rispetto, passa a chiamarti “Dottò” e può arrivare ad aprirti, fuori orario, la sua bottega, dove crea i fratelli dell’organetto diatonico che suona o ripara le cugine fisarmoniche, che entrano in sala operatoria per tornare poi a suonare senza starnutire grazie al suo intervento.

La bottega artigiana di Pietro Tavani è stata fondata da suo nonno, nel 1860. Non male, tenendo conto che l’organetto diatonico è nato in Austria, nel 1829.

Pietro costruisce organetti e li suona, oltre a dare lezioni a gente di ogni età e classe sociale che vuole imparare la gaiezza del suono e la sapienza del suono.

D’estate, magari durante “Momenti Divini”, ti può capitare di vedere l’over 80 Pietro Tavani (pare ne abbia 82, ma a vederlo almeno 15 in meno …) alla guida di una “marching band” fatta di organetti, tamburelli, ottoni e grancasse. Suoni e canti popolari, per non disperdere un patrimonio costruito nei giorni di fatica, nelle aie, quando la voglia di ballare vinceva la stanchezza cronica del contadino alle prese con i lavori della campagna.

Pietro suona e racconta e chi va a trovarlo non è che debba poi fare molto. Può limitarsi a starlo ad ascoltare in silenzio. E comprenderlo.

Lui poggia la gamba su una sedia e suona il suo fido organetto che, racconta, è stato portato da lui in giro per l’Europa. Suona e corre su quei tasti veterani, raccogliendo l’ispirazione e abbassando gli occhi, aprendo e chiudendo lo strumento che tiene in mano come un torero tiene la sua muleta. Lui sprona lo strumento facendolo respirare e l’organetto restituisce suoni a quelle mani che gli vogliono bene. Il naso dantesco del Maestro è una vela sempre piena di vento, per fare rotta dovunque: dalle tradizioni popolari alle interpretazioni di alcune musiche americane.

Spero che prima o poi il Maestro Pietro Tavani faccia un disco, anche per la gioia di chi lo ha incontrato soltanto una volta e ne è rimasto colpito, come l’impresario umbro Gianni Versiglioni, che vuole farlo suonare insieme a Nicola Arigliano o come l’allenatore di basket e scrittore napoletano Antonio Petillo, che lo ha conosciuto un’oretta: quanto basta per restarne rapito.

A Casoli di Atri è bello andare per vedere il “Museo sotto le Stelle” di Casoli Pinta, ammirando i grandi quadri alle pareti delle case. Se poi qualcuno ha la fortuna di trovare aperta la bottega di Pietro Tavani, sul corso dell’antico borgo, potrà sempre innamorarsi dell’organetto diatonico … o Ddù Bbotte che dir si voglia.

Non per pomparla sul nativismo, ma se è bello applaudire David Byrne dei Talking Heads quando va a scoprire le tradizioni brasiliane e sudamericane (Rei Momo), se è bello applaudire il lavoro fatto da Peter Gabriel in diverse parti del mondo, se è bello vedere Steward Copeland (drummer dei Police) perso nelle notti salentine alla scoperta di Taranta e Pizzica, se è bello sentire l’organetto diatonico di “Talijanska” nel disco di Goran Bregovic, se è bello applaudire il lavoro di Ry Cooder in “Buena Vista Social Club” … allora, vivaddio, è ancora più bello poter andare direttamente alla fonte di un patrimonio tradizionale, stringendo la mano al Maestro Pietro Tavani e sentendolo correre felice sulla tastiera, con quelle dita che hanno superato gli 80 anni … e se ne fregano.

Musica, Maestro!
Luca Maggitti
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