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Mancanze
PIETRO TAVANI: MAESTRO COSTRUTTORE, MAESTRO SUONATORE, MAESTRO DI VITA.
MAESTRO SUONATORE
Pietro Tavani.
[Cristian Palmieri]


MAESTRO COSTRUTTORE
Pietro Tavani.
[Nicola Celli]


MAESTRO DI VITA
Pietro Tavani.
[Luca Maggitti]


A pochi giorni dalla sua scomparsa, ricordiamo il maestro Pietro Tavani riproponendo un pezzo pubblicato nel 2006.

Roseto degli Abruzzi (TE)
Sabato, 16 Ottobre 2010 - Ore 23:00

[Pubblicato su “Il Segnaposto”, nel 2006.]
 
ORGANETTO DIATONICO: CHIAMATELO “DDU’ BBOTTE”.
Pietro Tavani: Maestro costruttore, Maestro suonatore.
 
In tempi di rime baciate un tanto al chilo e fenomeni musicali costruiti per un solo respiro (dove saranno i sanremesi Jalisse?), la scoperta di percorsi musicali più accidentati e complessi spetta spesso a gente che, all’apparenza, nulla ha a che fare con il fenomeno che si propone di valorizzare.
 
Qualche esempio. Nel 1989, il leader dei Talking Heads, David Byrne, si gettò a capofitto nella musica tradizionale sudamericana, ricavandone lo splendido “Rei Momo”. Nella seconda metà degli anni ‘90, il chitarrista Ry Cooder andò a Cuba per valorizzare i “Super-Abuelos” e cioè i super nonni cubani come Compay Segundo o Ibrahim Ferrer, diventate star mondiali grazie al film-documentario “Buena Vista Social Club” girato nel 1998 da Wim Wenders, convinto da Ry Cooder a seguirlo in una Cuba che aveva assoluto bisogno di fermare per sempre quella fantastica compagnia di allegri matusalemme della musica.
 
Altri sconfinamenti musicali sono quelli del geniale Vinicio Capossela, che ha suonato con la Kocani Orkestar, banda macedone che ha dato un sapore balcanico ad alcuni suoi memorabili concerti (“Liveinvolvo”, 1998) o Goran Bregovic, disinvolto nel passare nel suo ”Ederlezi” (sempre nel 1998), dal fado di Cesaria Evora cantato in “Ausencia” alle letture di Johnny Depp in “American Dreamers”, dal “unz unz” balcanico di “Kalasnjikov” all’organetto di “Talijanska”.
 
Ed è proprio quest’ultima melodia tradizionale suonata da Goran Bregovic lo spunto per parlare dell’organetto diatonico, conosciuto in Abruzzo con il termine dialettale di “Ddù Bbotte”: forse il più famoso degli strumenti musicali provenienti dalla tradizione contadina abruzzese. In provincia di Teramo, a Casoli di Atri, borgo posto sulla vicina collina di fronte al mare fra Roseto degli Abruzzi e Pineto, esiste uno dei rarissimi laboratori in cui si costruisce ancora manualmente questo strumento, che ha accompagnato migliaia e migliaia di feste popolari. La preziosa bottega, una stanza piccina nel corso principale del borgo in cui sono incastonati i grandi quadri del museo sotto le stelle del progetto “Casoli Pinta”, è di Pietro Tavani, maestro costruttore e maestro suonatore di organetto diatonico.
 
Pietro ha più di 80 anni e suo nonno, che aveva il suo stesso nome, fondò il laboratorio nel 1860. Niente male, considerando che gli studiosi dello strumento dicono che l’organetto (o fisarmonica diatonica), nasce nel 1829, in Austria, ad opera di Cyrill Demian, costruttore di organi e pianoforti a Vienna. Oggi, se Goran Bregovic si trovasse a passare dalle parti di Casoli di Atri, forse duetterebbe con Pietro Tavani, che costruendo e suonando Ddù Bbotte rinnova ogni giorno il suo elisir per il sorriso perenne che gli domina il viso, anticipato da un naso curioso e bonario, alla base del quale stanno allegri baffi bianchi e sul quale montano occhialoni d’osso da ayatollah.
 
Pietro costruisce i suoi organetti ancora oggi, con calma serafica e sorriso paziente. Se vi a trovarlo, si ferma e ti parla spiegandoti l’armonia, le vernici che meglio si adattano al legno utilizzato per la costruzione (ciliegio americano), l’importanza di ogni dettaglio per rendere, appunto, armonico uno strumento nato fra i poveri e per i poveri, che ha saputo però uscire dalle aie delle feste di campagna per farsi apprezzare anche nei teatri. Come quella volta, a Pescara, negli anni ’70, in cui chiesero a Pietro Tavani di intrattenere il pubblico in attesa dell’arrivo di un coro, dandogli 10 minuti. Il Maestro salì e iniziò a far correre le sue dita sui tasti dell’organetto. Risultato? Centinaia di persone in piedi, 4 bis e una mezz’oretta di “organetto solo”, regalata con il sorriso da chi è ormai un vecchio saggio che dice ciò che pensa e fa ciò che dice. Pietro Tavani, che ha portato la forza coinvolgente del suo organetto anche all’estero, suonando per emigranti abruzzesi in varie parti del mondo e per stranieri curiosi di ascoltare questo piccolo musicante dagli occhi scuri e vivissimi, è richiestissimo ancora oggi. L’età sembra non essere un problema, basta una buona alimentazione (anche se il Maestro confessa di essere golosissimo) e magari qualche cena saltata e rimpiazzata con un bicchiere di latte. Regole da Dalai Lama, insomma, per un artista-artigiano in grado di organizzare una “marching band” in poche ore e mettere piacevolmente a soqquadro qualsiasi festa di paese, coinvolgendo anche professori di musica e virtuosi di pianoforte e fisarmonica, che diventano scolaretti attenti quando vanno ad abbeverarsi alla fonte del Ddù Botte nella sua bottega, convergendo da varie parti d’Abruzzo.
 
Pietro Tavani trasmette gioia e voglia di vivere in ogni cosa che fa: dalla stretta di mano allo sguardo attento, dalle dita “impossibili” (per un over 80) che corrono su e giù per l’organetto alla chioma bianchissima e ancora fluente. Troneggia, sull’anulare della sua mano destra, un anello d’oro di quelli quadrati, tipicamente maschili. Una base larga ma senza sigilli nobiliari da immergere in calde ceralacche. Già, perché Pietro Tavani non ha bisogno di avi condottieri per essere qualcuno, visto che lui è un nobile dell’organetto e delle emozioni. E chi passa per Casoli di Atri e lo trova al lavoro, potrà facilmente vederlo suonare, come fosse un benvenuto, augurandosi magari che, quanto prima, un grande musicista di quelli famosi o un regista possano interessarsi al Ddù Bbotte e alla bella storia di Pietro Tavani.
 
Un impresario umbro, nell’estate 2005, lo ha sentito suonare e gli ha proposto, appena un grande vecchio della musica come Nicola Arigliano tornerà a fare concerti dalle parti dell’Abruzzo teramano, di suonare un paio di pezzi prima del “crooner” italiano. Pietro, per tutta risposta, ha composto un pezzo per il cantante ed è pronto.
 
La speranza è che un giorno non troppo lontano qualcuno si innamori dell’organetto diatonico Ddù Bbotte e lo racconti in un documentario o magari in un disco realizzato da Pietro Tavani. E pazienza se poi, come fu per quelli di “Buena Vista Social Club”, il Nostro non terrà un trionfale concerto alla Carnegie Hall di New York. Basterebbe venisse rispettato, protetto e valorizzato come artista. Anche perché Pietro ha tre figlie femmine. E nessuna costruisce organetti.
Luca Maggitti
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