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Basket Maledetto [Storie finte per pallacanestro vera]
3 SU 5


Questa è una storia di partite comprate e vendute…

Roseto degli Abruzzi (TE)
Martedì, 07 Febbraio 2012 - Ore 08:30

Questo racconto è frutto di fantasia. I personaggi, le squadre, le circostanze, i dati, sono il prodotto dell’immaginazione dell’autore. Se qualcosa di vero dovesse esserci, esso sarebbe citato in modo del tutto casuale, senza alcun intento di descrivere condotte reali. Perché – per dirla con Stanislaw Jerzy Lec – bisogna provocare l’intelletto, non gli intellettuali.
 
«3 su 5... siamo 3 su 5. Io, il play e il centro. Dovremmo farcela. 1.500 Euro a testa. Fammi sapere, ma entro domani… ché se si fa devo dirlo agli altri.»

«OK bello, faccio due conti col presidente e ti faccio sapere domattina. Ciao.»
Il faccendiere salutò il giocatore esterno che aveva dalla sua il play e il centro, chiuse il telefono e si fece due conti.

I 3 - quelli del "3 su 5" - volevano 1.500 Euro a testa per vincere una gara di fine regular season delle “minors”, che per loro non contava più niente.

Però per il faccendiere contava. Se quelli del 3 su 5 avessero vinto in trasferta, contro una squadra che aveva bisogno della vittoria per fare i playoff, la squadra del presidente per cui intrallazzava – che doveva vincere in casa contro l'ultima, già retrocessa – sarebbe entrata nel novero delle magnifiche otto. Perciò c’era da essere sicuri, non si poteva lasciare che il basket facesse il suo gioco, a volte imprevedibile.

Certo, sarebbero stati playoff da ottava, senza speranza di salire, ma il presidente era uno che ci teneva. Anche perchè dalle sue parti si votava e quella poltrona da assessore gli serviva. Perciò aveva sguinzagliato il faccendiere, che si era comprato una scheda telefonica pulita e si era messo a fare qualche telefonata. Il faccendiere era l'uomo delle missioni pericolose, il non tesserato che serviva sempre. Perchè magari un arbitro si sentiva troppo solo oppure c'era - come in questo caso - da "fare la spesa".

Il budget per ungere la palla a spicchi non poteva essere molto alto: c'erano da pagare affissioni, volantini e altre spese elettorali. Per convincere gli altri a vincere, per spingerli a fare nient'altro che il proprio lavoro (avete mai visto un giocatore che gioca per perdere?), c'erano 5.000 Euro. Non uno di più.

Così il faccendiere chiamò il presidente dicendogli che per 5.000 Euro aveva in mano tre quinti del quintetto. Non una cosa sicura, certo, ma tre giocatori di categoria che avrebbero giocato col sangue agli occhi per portarsi a casa 1.500 euro a testa. Il presidente diede il suo OK.

La mattina dopo, il faccendiere richiamò l'esterno amico del play e del centro e gli disse che sì, si poteva fare. In caso di vittoria, appuntamento al tale autogrill il lunedì pomeriggio e 4.500 Euro di "premio a vincere" cash. Certo, il presidente sapeva che il costo dell’operazione era di 5.000 Euro e tanti ne avrebbe scuciti, ma il faccendiere – che per i suoi servizi era pagato a parte dal presidente – pensò di ricavarci una cresta per lui di 500 Euro. In fondo, chi avrebbe mai detto al presidente il reale costo? Non c’era mica la fattura…

Il giorno della partita, l'esterno il play e il centro diedero l'anima in una gara senza storia. Riuscirono a vincere, uccellando la squadra di casa che si aspettava avversari molli. Dopo la sirena, rientrando negli spogliatoi presero pure qualche spintone, ma non era un problema. In una stagione di merda, finita senza infamia e senza lode e con 3 stipendi ancora da prendere incastrati fra postdatati e promesse, 1.500 euro cash sarebbero stati il bonus del giorno dopo all’autogrill.

Ma la palla è rotonda...

Tanto rotonda che la squadra del presidente perse in casa contro l'ultima, già retrocessa.
Il presidente era furioso. Soprattutto perchè il play della squadra già retrocessa giocò alla morte, segnando a ripetizione.

Playoff a puttane, tifosi inferociti, poltrona di assessore lontana.

Il giorno dopo, il faccendiere andò comunque dal presidente, per chiedergli i 5.000 euro da portare ai “3 su 5”. Avevano comunque fatto il loro dovere vincendo in trasferta: le promesse sono promesse. Ma il presidente non la pensava esattamente così e sentenziò al suo collaboratore: «Io non ti do un cazzo, non spendo 5.000 Euro per mantenere una parola data al telefono da te. Noi abbiamo perso e i soldi sarebbero buttati. Fai una cosa, tanto loro manco ti conoscono: butta la scheda telefonica e scordati tutto.»
 
Il faccendiere guardò il presidente a metà tra l’incazzato e il preoccupato. Il presidente capì e chiuse la conversazione sorridendo il suo metallizzato: «Stai tranquillo ti ho detto. Non sanno chi sei. E quando ti ritrovano…»

Il faccendiere fu tentato di fare l'uomo e telefonare all'esterno amico di play e centro, per spiegare come si era messa la faccenda. Ma lo strano pensiero durò un attimo. Tornò presto con i sensi nel mondo reale e fece una cosa degna del livello di quella storia: buttò la scheda telefonica che gli serviva per le "bravate presidenziali" e se ne comprò un'altra. Pulita.

Il giorno dopo, esterno, play e centro fecero notte all'autogrill. Quel telefono irraggiungibile e la rabbia che saliva. Play e centro non furono più - da quel giorno - tanto amici dell’esterno che aveva promesso loro 1.500 Euro a testa di premio a vincere.

Sbollita l'incazzatura e bevuta l'ultima birra, i tre si alzarono e uscirono dall'autogrill. Nel parcheggio, un vecchio amico, un collega. Che sorpresa.

I tre sorrisero a quel play che aveva avuto una stagione sfortunata, retrocedendo con la sua squadra, che però aveva giocato una grande ultima giornata, vincendo in trasferta una gara senza storia. Per la sua squadra, almeno.

I tre salutarono il play, che entrò nell’autogrill e andò a sedersi dopo aver preso panino e birra. Dopo un po', arrivò un signore appesantito. Da età, chili e una busta. Con dentro 3.000 Euro.

Era il "premio a vincere", che l'avversario politico del presidente aveva promesso al play della squadra retrocessa, tramite un paio di telefonate del suo faccendiere. Quella poltrona di assessore non faceva gola solo al presidente.

Per ogni giocatore disponibile, c'è sempre un faccendiere in giro…


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Luca Maggitti
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