Uomini di Basket
CIAO DIDO GUERRIERI

Oggi è scomparso il coach. Per onorarne la memoria, una pagina del suo taccuino, datato 1987, pubblicato su Superbasket.

Roseto degli Abruzzi (TE)
Venerdì, 01 Febbraio 2013 - Ore 15:30
IN PANCHINA COME ORAZIO

TU NE QUAESIERIS, SCIRE NEFAS, QUEM MIHI QUEM TIBI FINEM DII DIDERINT, LEUCONOE...
(Quinto Orazio Fiacco)

L’aria di fine settembre a Roma, è tiepida e trasparente, nulla fa presagire l\'autunno, eppure già senti nel sangue la nostalgia dell\'estate che si spegne lentamente, quasi di nascosto, con lo stesso pudore degli animali che vanno a morire da soli, con dignità.

Nulla fa neppure presagire che stia per iniziare il Campionato, ma è così: è fìnito il precampionato, il regno dell\'effimero, delle illusioni, dei fuochi fatui, delle impressioni fallaci. Inizia il redde rationem, non è più permesso sbagliare, meno che a tutti è permesso a noi allenatori. Le chiacchiere stanno a zero, si dice a Roma: le apparizioni pubbliche, le interviste, le cognizioni, i problemi non servono più. Bisogna vincere e basta.

Un paio di anni fa, in una intervista alla «Gazzetta dello Sport» Dan Peterson, richiesto di un parere su di me, mi paragonò a K.C. Jones, allenatore dei Boston Celtics. Un grande onore, per me. Dan comunque intendeva dire che, come K.C. mi preoccupo più della sostanza che della forma, e che cerco di mantenere in partita un contegno abbastanza controllato.

Racconterò qui un episodio accaduto a K.C. Jones che a me non sarebbe certo capitato. Nel 1974 era allenatore capo dei Washington Bullets. Durante una semifinale di playoffs giocata contro i Golden State Warriors, verso la fine dell\'incontro, la telecamera della CBS inquadro la panchina, dei Bullets durante un time-out. Bene, sul video apparve l\'assistente Bickerstaff (attuale allenatore dei Sonics) che disegnava un\'azione su una lavagnetta e la mostrava ai giocatori, mentre Jones assisteva impassibile. I Bullets furono eliminati dai Warriors, tutti parlarono della scena apparsa in TV. Jones non conta niente, dissero, fatto è che K.C. fu licenziato, e prima di diventare allenatore capo dei Celtics dovette pagare con un nuovo e lungo lavoro di assistentato.

Beh, dico subito che io non somiglio a Jones, perché se un mio assistente si permettesse simili iniziative, gliele scoraggerei tosto con una pedata sui denti. Ho poi espresso sempre la mia perplessità sull\'utilità dell\'impiego delle famose lavagnette durante la partita. Bene ora posso dire che sono suffragato dall\'autorevole parere di Red Auerbach.

Auerbach, come ognuno sa, è stato l\'allenatore più vincente della storia del Basket «pro» americano, ed attualmente ricopre la carica di Presidente dei Boston Celtics. Nel libro uscito a sua firma nella scorsa primavera negli Stati Uniti «On And Off The Court» sull\'argomento lavagnette scrive quanto segue: «Noi non abbiamo mai paura e non cominciamo, durante i time-outs, a tirare fuori le lavagnette per tracciare azioni di emergenza. Cosa diavolo volete fare in un minuto: col pubblico che urla e con tutti che sono in tensione? Non c\'è tempo per una nuova azione. Occorre roba con cui avete già familiarità... quando vedo un coach agitare la lavagnetta, tracciarvi su furiosamente diagrammi, vedo un coach che sta vendendosi alle telecamere ed al pubblico, mentre quello che dovrebbe fare è "vendersi" alla propria squadra».

Non si può certo dire che Auerbach ci sia andato con mano leggera. Naturalmente molti altri sono di opinione diversa. Beh, a costoro dico soltanto tanti auguri e complimenti, se riescono a farsi capire dai giocatori con l\'ausilio di un simile attrezzo ed in circostanze cosi tempestose.
 
Potrebbe anche essere che, a livello inconscio, io odiassi la lavagnetta perché mi ricorda la lavagna sulla quale, ai tempi del liceo, tentavo miserevolmente di scrivere equazioni sotto lo sguardo malevolo del professore. Non so, la matematica era un incubo, l\'educazione fisica una speranza che spesso si trasformava in amara delusione quando il professore, anziché il pallone, faceva tirar fuori dal magazzino gli appoggi Bauman. Ma quando usciva il pallone, che gioia ineffabile! Ero il giocatore più bravo del Giulio Cesare, quindi giocare mi spettava di diritto, comunque fossero formate le squadre io c\'ero sempre. Quando suonava la campanella che segnava la fine dell\'ora mi sentivo realizzato e felice, pronto anche ad affrontare matematica, fisica e chimica assieme.

Ammiratore di Leopardi e del suo «Sabato del Villaggio» sapevo però, da seguace di Orazio, godere il momento. Ed il presagio, l\'attesa hanno sempre significato, nella mia vita, consapevolezza, gioia, speranza. Proprio le sensazioni che provo ora nell\'imminenza dell\'inizio della mia ventinovesima stagione come allenatore.
 
Dido Guerrieri
(IL TACCUINO DI DIDO GUERRIERI, Superbasket, 1987.)
 






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