Pattinaggio Artistico
DEBORA SBEI, LA CAMPIONESSA CHE VOLA.

Intervista alla abruzzese che ha vinto tutto nel pattinaggio artistico a rotelle.

Roseto degli Abruzzi (TE)
Sabato, 16 Marzo 2013 - Ore 12:30
Quante volte, nel mondo dello sport, viene usata a sproposito la parola “campione”?
Quante volte onesti mestieranti vengono issati su altari dai quali non saprebbero dire messa?
“Le parole sono importanti!”, faceva esclamare Nanni Moretti a se stesso nelle vesti di attore. Non possiamo dargli torto...
 
Parliamo quindi di una campionessa. Campionessa vera.
Si chiama Debora Sbei, è abruzzese di Giulianova, e a 23 anni ha già vinto tutto, più volte, nel pattinaggio artistico a rotelle.
Un fenomeno mondiale che ha raccolto onori in giro per i continenti, un esempio per tantissimi atleti in erba.
Date un’occhiata al suo palmares.
 
CATEGORIA JEUNESSE
2005, Bologna. Campionessa Italiana di libero e combinata.
2005, Copenaghen (Danimarca). Vice Campionessa Europea di libero e combinata.
2006, Misano. Campionessa Italiana di libero e Vice Campionessa nella combinata.
2006, Rence (Slovenia). Vice Campionessa Europea di libero e combinata.
 
CATEGORIA JUNIORES
2006, Murcia (Spagna). Campionessa Mondiale di libero.
2007, Roccaraso. Campionessa Italiana di libero e combinata.
2007, Gujan-Mestras (Francia). Campionessa Europea di libero e combinata.
2007, Surf Paradise (Australia). Campionessa Mondiale di libero e combinata.
2008, Fanano. Campionessa Italiana di libero e combinata.
2008, Kaoushiung (Cina). Campionessa Mondiale di libero e combinata.
 
CATEGORIA SENIORES
2009, Roccaraso. Vice Campionessa Italiana di libero e 3^ nella combinata.
2009, Friburgo (Germania). Campionessa Mondiale di libero.
2010, Roccaraso. Campionessa Italiana di libero e Vice Campionessa nella combinata.
2010, Vic (Spagna). Campionessa Europea di libero e combinata.
2010, Portiamo (Portogallo). Campionessa Mondiale di combinata e Vice Campionessa nel libero.
2011, Roccaraso. Campionessa Italiana di libero e combinata.
2011, Brasilia (Brasile). Campionessa Mondiale di libero e combinata.
2012, Roccaraso. Campionessa Italiana di libero, obbligatori e combinata.
2012, Arnas (Francia). Campionessa Europea di libero e combinata e Vice Campionessa negli obbligatori.
2012, Auckland (Nuova Zelanda). Campionessa Mondiale di libero e combinata e 3^ negli obbligatori.
 
Non stropicciatevi gli occhi, avete letto bene.
Ricapitolando, dal 2005 al 2012 Debora Sbei ha vinto:
- 11 Medaglie d’Oro, 1 Medaglia d’Argento e 1 di Bronzo ai Campionati Mondiali;
- 6 Medaglie d’Oro e 5 Medaglie d’Argento ai Campionati Europei;
- 3 Medaglie d’Oro ai Grand Prix;
- 13 Medaglie d’Oro, 3 Medaglie d’Argento e 1 di Bronzo ai Campionati Italiani.
 
Un carico di titoli talmente lungo che, paradossalmente, finisce per far sembrare semplice quel che la determinata ragazza abruzzese ha finora realizzato. E invece no. Non è per niente semplice. E il fatto che abbia vinto così tanto – e a qualsiasi livello – in uno sport in cui l’umana e soggettiva valutazione della giuria ha comunque un suo peso, ci dimostra che abbiamo a che fare con una campionessa speciale.
 
Una campionessa che merita di essere conosciuta. Noi di ROSETO.com le abbiamo fatto questa intervista.
 
Debora, partiamo dalla tua famiglia, che ti sta vicino e supporta...
«La mia famiglia è composta da papà Delfino Sbei, ingegnere e professore alle scuole superiori, mamma Natalina Ippoliti, professoressa alle scuole superiori e da mio fratello Antonio, studente».
 
Sei una ragazza della provincia italiana, classe 1990. Il tuo palmares spaventa, tanto è prestigioso: che effetto ti fa incarnarlo?
«Sono molto contenta di esser riuscita a conquistare tutti questi titoli, non l\'avrei mai immaginato...».
 
A 23 anni hai vinto tutto quel che si può vincere, ma sei ancora troppo giovane per smettere...
«Si, ancora ho voglia, stimoli ed obbiettivi che mi permettono di divertirmi praticando questo sport, quindi continuo».
 
Quando e come è nata la tua passione per il pattinaggio artistico?
«All’età di 5 anni, dato che questo sport era la passione di mia mamma. Lei però non l’ha mai potuto praticare, quindi ha detto: “Se mai avessi una figlia, glielo farei sicuramente provare”. E così è stato».
 
La tua attuale allenatrice si chiama Sara Locandro. Parlaci di lei e di quanto è importante per te.
«La mia allenatrice è una delle migliori al mondo. Con i suoi atleti ha vinto oltre 30 titoli mondiali. Lei è di origini friulane, ma anni fa si è trasferita a Pescara, per mia fortuna, così ho avuto la possibilità e l\'onore di essere allenata da lei. Per me, lei è fondamentale».
 
Il tuo preparatore atletico si chiama Vittorio Gennaro. Parlaci anche di lui e spiegaci la sua importanza.
«Il mio preparatore atletico è un ragazzo che mi sprona in qualsiasi momento a dare il massimo in pista e nella vita; inoltre è una persona molto positiva, che riesce a darmi carica e a rendermi solare».
 
Pattinare, per te. Dillo con un altro verbo.
«Volare».
 
Perché hai scelto il singolo?
«Ho fatto anche altre specialità, ma per varie circostanze ho scelto il singolo. È una specialità in cui tutto ciò che ottieni dipende solo da te, quindi è merito o demerito tuo e questo mi piace».
 
Se dovessi convincere dei giovanissimi a intraprendere la strada del pattinaggio artistico, cosa diresti loro?
«Il pattinaggio è uno sport molto spettacolare, che ti dà la sensazione di volare, un’emozione bellissima».
 
Hai pattinato – ad esempio, in Colombia – davanti a 13.000 spettatori. Puoi condividere con noi le sensazioni?
«Davvero una bellissima esperienza. Vedere così tante persone sedute sugli spalti e fare il tifo per te, che da sola devi entrare in pista e cercare di comunicare loro EMOZIONI».
 
Durante l’esibizione c’è contrasto fra il tuo viso angelico, la soavità del tutto e la difficoltà e la durezza fisica del cimento. Come si fa a reggere quell’equilibrio o, meglio, a trasformare lo sforzo in estasi?
«È  difficile camuffarlo, ma ovviamente un vero atleta non deve far capire lo sforzo che sta compiendo in quel momento. L’osservatore rimane stupito nel vedere una cosa difficile, ma eseguita con apparente semplicità».
 
Quando esegui l’esercizio, esiste un livello di preparazione raggiunto il quale lo schema delle cose da fare lascia spazio ad una sorta di stato di grazia, oppure dentro la tua testa c’è sempre un forte richiamo allo schema al quale devi riferirti?
«Rimango sempre molto concentrata sulle cose che devo fare, perché basta un attimo di distrazione per avere una caduta a terra compromettente».
 
La caduta. Esiste e bisogna conviverci. Ma quando cadi o esiti durante una finale mondiale, cosa scatta nella testa, per gestire quel problema?
«Penso che devo comunque arrivare a fine disco dando il massimo. Poi la caduta ci può stare... siamo umani e non macchine».
 
Quali sono le tue tre principali doti che ti hanno consentito di arrivare sul tetto del mondo nella tua disciplina?
«Costanza, determinazione e sangue freddo».
 
Una cosa di te, a livello caratteriale, che ami?
«La generosità».
 
Una cosa di te che non ti piace e che magari non piace neanche al tuo Staff?
«Il mio pessimismo».
 
Quanto tempo ci vuole e come si prepara un avvenimento di caratura internazionale o una finale di livello nazionale?
«L\'allenamento deve esser costante durante tutto l\'anno, ma due mesi prima dell’evento di solito si iniziano a provare i dischi».
 
La scuola italiana è un riferimento a livello mondiale. Quali le altre scuole più importanti?
«Dipende molto dalle specialità, ma sicuramente le nazioni del Sud America stanno migliorando velocemente, grazie all\'aiuto dei tecnici italiani».
 
Ci sono state altre campionesse mondiali nel pattinaggio artistico espresse dall’Italia. Chi ammiri in particolar modo e perché?
«Quando ero piccola, Tanja Romano era la campionessa del mondo Senior e lo è stata per molti anni. Poi, anno dopo anno, sono arrivata anch’io alla categoria Senior e mi sono ritrovata a confrontarmi e vincere, contro colei che ho sempre visto come un’icona».
 
Il successo che ricordi con più commozione e perché?
«Il primo Mondiale Junior, dato che ero di età inferiore alla Junior ed il commissario tecnico, dandomi fiducia, mi ha comunque convocato per partecipare, ed ho poi vinto».
 
Hai vissuto molte gioie, ma c’è anche qualche dolore? La tua più grande amarezza e perché?
«Un grave infortunio, che mi ha impedito di mettere i pattini per 6 mesi».
 
Pratichi uno sport in cui la valutazione è quella soggettiva dei giudici. Tu hai dimostrato che, se sei forte e brava, non è un problema vincere dovunque e comunque. Secondo te, quanto incide la valutazione umana per aggiungere o togliere quei decimi che magari decidono un campionato? Siamo umani e anche un giudice è un essere umano...
«Sono persone anche loro e possono quindi sbagliare, ma ovviamente fanno il loro lavoro al meglio».
 
Studi alla facoltà di Ingegneria Edile di Ancona. Cosa ameresti progettare in particolare?
«Residenze civili».
 
Come si conciliano gli allenamenti con una facoltà come Ingegneria, che è davvero tostissima?
«È molto difficile, ma diciamo che in alcuni periodi mi dedico maggiormente allo studio, mentre  in altri ho come priorità il pattinaggio».
 
Ingegnere va bene, ma pensi a Debora Sbei che – da un giorno all’altro – abbandona il mondo del pattinaggio artistico? Riusciresti a dare un taglio netto?
«Non so ancora cosa farò quando smetto, ma non credo proprio di dare un taglio netto al pattinaggio. Ha occupato moltissimi anni della mia vita, quindi questo sport è una parte molto importante e significativa di me».
 
Qual è il tuo sogno nel cassetto a livello professionale?
«Diventare ingegnere».
 
E qual è il tuo sogno nel cassetto a livello umano?
«Fare una famiglia».
 
I tuoi prossimi impegni?
«I primi di luglio il Campionato Italiano a Roccaraso, a fine luglio i World Games (le Olimpiadi per gli sport non olimpici) a Cali, in Colombia: un’esperienza mai fatta prima. Poi, a ottobre, i Campionati Mondiali in Cina Taipei».
 
YouTube
Portogallo, Campionato Mondiale 2010.
DEBORA SBEI

 






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