Piccoli giocatori crescono
DAVIDE MORETTI: IN NOME DEL PADRE.

Grazie all’autorizzazione di mamma Mariolina e papà Paolo, intervista a Davide Moretti, impegnato in Ucraina nel Campionato Europeo Under 16.

Roseto degli Abruzzi (TE)
Venerdì, 16 Agosto 2013 - Ore 10:45
Penso a Davide Moretti, classe 1998, figlio d’arte di Paolo – ieri campione di basket e oggi coach fresco di promozione in Serie A con il Pistoia – e mi viene subito in mente lo sguardo senza sconti di un bambino al seguito del padre, annoiato dalle lunghe chiacchierate a tema “28x15” che facevo con suo Papà a Roseto degli Abruzzi.
“Davidino” era alto un soldo di cacio e io ero una rottura, visto che ogni volta che incontravo il padre era per una intervista o per una chiacchiera a tema cestistico. E gli sottraevo per periodi variabili l’attenzione del genitore.
Poi gli anni passano e il brutto anatroccolo (si scherza, Davide “racchio” non lo è stato mai...) diventa cigno. Cioè inizia a giocare a basket. E come gioca!
Bravo e concentrato, dotato del talento del padre perché il DNA non è un’opinione. Questo si dice nell’ambiente di Davide Moretti, che da qualche giorno sa che il prossimo campionato giocherà nelle giovanili della Stella Azzurra Roma.
In questi giorni Davide Moretti è impegnato con l’Italia, in Ucraina, al Campionato Europeo Under 16. Dopo le partite della prima fase e prima dei Quarti di Finale – ottenuta l’indispensabile autorizzazione di mamma Mariolina e papà Paolo – abbiamo inviato qualche domanda a Davide, che ci ha risposto prima di Ferragosto.
La bagarre ferragostana ci ha suggerito di pubblicare l’intervista – la prima di Davide in assoluto – dopo il 15.
Eccola, ringraziando “Davidino” e la sua Famiglia.
 
Davide, in corrispondenza di due bottini importanti (24 e 17 punti), due vittorie per l\'Italia al Campionato Europeo Under 16. Pura coincidenza?
«Coincidenza? Mah, non lo so. So solo che nelle prime due partite non sono riuscito a dare una grossa mano ai miei compagni e comunque eravamo tutti quanti “spenti”, senza il giusto atteggiamento, mentre nelle successive due gare è cambiato completamente tutto. Io ho provato a dare una grande scossa alla mia squadra e credo di esserci riuscito, comunque non è soltanto merito mio, anzi gran parte è dei miei compagni».
 
Che effetto fa indossare la maglia Azzurra?
«Sicuramente la più bella soddisfazione che un ragazzo alla mia età possa avere. Pensare che stai giocando e stai rappresentando la tua Nazione, che magari è lì che ti guarda davanti al computer, ti fa venire la pelle d\'oca!».
 
Quest’ultima stagione sportiva è stata, per te, molto importante: vittoria del Trofeo delle Regioni con la Toscana; Finali Nazionali; Europei con l’Italia. È successo tutto troppo in fretta e insieme o te lo aspettavi?
«È stata sicuramente la più bella stagione che io abbia mai vissuto, per ora. Comunque, se devo dire la verità, me lo aspettavo. Perciò, fin da prima dell\'inizio della stagione, d\'estate io e mio padre, oltre che ad aver parlato del futuro, ci siamo rimboccati le maniche e siamo scesi ad allenarci, proprio perché sapevamo che si sarebbe presentato tutto insieme. Perciò c’era solo da tenersi pronti e affrontare tutto, un passo alla volta».
 
La copertina della tua pagina facebook è la foto di tuo padre Paolo, che in maglia Virtus Bologna esulta dopo aver segnato il primo canestro al rientro in campo, dopo l\'infortunio al tendine di Achille. Molti hanno per idolo un giocatore di NBA, tu hai tuo padre. Che effetto ti fa la cosa?
«Per me mio padre è stato il giocatore più forte di tutti, anche se non ho mai avuto la fortuna di vederlo giocare o, meglio, di ricordarmelo mentre giocava. Comunque per me lo è, da quello che ho visto nei DVD e sui vecchi giornali. Ho scelto quella foto per un motivo, che è quello che lui e io ci diciamo sempre e che è il nostro obbiettivo primario, al di fuori del risultato, prima di una partita o anche durante il giorno: non mollare mai! Lui rientrava da un infortunio non semplice e quello che ha fatto e ha continuato a fare è la prova più concreta che mio padre non ha mollato mai».
 
Tre cose che vorresti del Paolo Moretti giocatore?
«La mentalità, la cattiveria agonistica che aveva (e che sta cercando di trasmettere a me) e... beh... le mani, anche se la gente dice che sono già a posto così! (ride, n.d.r.)».
 
Quanto “pesa” essere Moretti Junior?
«Assolutamente nulla. So bene cosa ha fatto mio padre e sono semplicemente fiero e contentissimo. Forse per alcune cose, al di fuori del mondo del basket, qualcosa in più pesa, ma sinceramente non mi interessa. E poi è il mio secondo soprannome».
 
Sei ancora un ragazzo (un “bambino”, per dirla con Mamma Mariolina). Hai già deciso che da grande vuoi provare a fare il giocatore di basket?
«Mamma mi vorrebbe tenere con sé sempre (ride, n.d.r.)... no scherzo! Comunque, sì! Ne abbiamo già parlato, anche se non in modo diretto, e credo ci si trovi tutti d\'accordo. Quindi, c\'è solo da lavorare».
 
Sei un ragazzo che vuole arrivare in fondo a una lunga strada. Sai già che molti si perderanno nel cammino. Perché a te non succederà?
«Perché non ho intenzione di mollare neanche un centimetro, MAI!».
 
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BASKET & GENERAZIONI
Paolo e Davide Moretti: 1999 e 2013.

 






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