DNA Silver – Modus FM Roseto Sharks
RECANATI-ROSETO: QUANDO IL BASKET DIVENTA POESIA.

La ‘prima volta’ fra le due squadre č stato uno spettacolo anche fuori dal campo.

Roseto degli Abruzzi (TE)
Lunedě, 25 Novembre 2013 - Ore 03:00
Recanati è la città europea della poesia che ha dato i natali a Giacomo Leopardi, Roseto è la città in cui il basket è (spesso) poesia. Le squadre espressioni delle due città ieri si sono sfidate per la prima volta e ne è venuta fuori una gara davvero poetica.
 
Non parlo del risultato, di chi ha vinto e chi ha perso. Parlo della gioia di esserci e del clima creatosi nella cittadina marchigiana.
 
La poesia attende all’ingresso del palazzetto, racchiusa nella fanzine locale, all’interno dell’intervista in cui Marco Gnaccarini – ex Roseto, giocatore e commercialista – cita Baudelaire.
 
La poesia è negli oltre 250 tifosi rosetani al seguito della squadra, con uno striscione strappalacrime (FORZA SARDEGNA) unito alla bandiera sarda coi quattro mori e uno più prosaico (FUORI I COGLIONI).
 
Lo guardo – quello più prosaico – e penso a quella storiella che racconta quando, durante un allenamento del Torino, mister Gigi Radice urlò: “Fuori i coglioni!” e un serafico Eraldo Pecci ammonì (senza cartellino) Patrizio Sala: “Guarda che dice il Mister che devi uscire”. A suo modo... poesia anche quella.
 
Arriva il momento della presentazione delle squadre in campo ed ecco i bambini delle giovanili del Recanati accompagnare sul parquet sia i loro beniamini sia i giocatori ospiti. Una bella idea – poetica, appunto – piena di amore per il basket e capace di stemperare eventuali bollenti spiriti. Io la copierei a Roseto, anche perché di certo i bambini sarebbero contentissimi (e magari potrebbero giocare una partitella durante l’intervallo).
 
E che dire del poetico speaker del Recanati? Apre chiedendo al pubblico di casa un applauso per salutare i tifosi ospiti del Roseto. Parte l’applauso, i tifosi rosetani rispondono e io mi sento fortunato a seguire questo sport quando accadono queste cose.
 
Poi c’è il momento dell’Inno Nazionale, ma il Canto degli Italiani non si trova. Così, sempre lo speaker (spero venga a Roseto, vorrei stringergli la mano perché è un grande) non perde la calma e dice a tutto il palazzetto (pieno come un uovo, con metà struttura occupata dai tifosi rosetani): “Chiediamo scusa, ma l’Inno Nazionale non si trova. Che dite, lo cantiamo tutti insieme?”. Se non è poesia questa, io non so più cos’è la poesia...
 
Partiamo tutti insieme e io mi metto la mano sul cuore e, responsabilizzato, lo canto davvero invece di seguirlo con la mente.
 
Non siamo andati certo come Marvin Gaye in “I heard it trough the grapevine” (sentite il video e non temete, nei primi 20 secondi sta zitto, non è un difetto del video), ma è stato davvero un momento tanto bello quanto originale.
 
Marvin Gaye, “I heard it trough the grapevine” a cappella.

 
Poi c’è il minuto di raccoglimento per la povera gente di Sardegna. Si alza lo striscione “FORZA SARDEGNA”, protetta dalla bandiera del popolo sardo. Un applauso invade il minuto di raccoglimento: anche questa è poesia.
 
Tempo di palla contesa e... vai con i ritmi di terra! Quattro scatenati percussionisti (e percussori, visto che non hanno mai mollato) del Senegal, ingaggiati dalla Società marchigiana, iniziano un concerto che accompagna tutta la partita. Un martello pneumatico, indubbiamente, ma poetico e in grado di strappare persino un sorriso e un occhiolino di intesa a Kevin Sowell, intorno a metà gara, oltre a far ballare anche i tifosi rosetani.
 
Insomma, una bella domenica con un palasport gremito e quasi diviso a metà fra le due tifoserie. Una domenica bella in campo e fuori.
 
Grazie alla poetica città di Recanati dell’ospitalità e complimenti per la correttezza del pubblico e per la gioia che donne e uomini dimostrano nell\'essere parte dello spettacolo del basket. Cito per tutti l’addetto stampa Giorgio Calvaresi, signore cortese con profetica barba bianca. Al piacere di rivederlo a Roseto, al ritorno.
 
Unica “nota dolente”? Il “Canto della Presa” intonato dai tifosi rosetani vincitori a fine gara, evocante riti sodomiti passivi che, in tempi di bunga bunga e threesome, sarebbe stato meglio evitare. Ma la perfezione non è di questo mondo (figuriamoci del basket) e quindi va bene così.
 
POST SCRIPTUM
A proposito del “Canto della Presa”, non sfuggo alle mie colpe e mi auto accuso, come è giusto che sia.
Il 31 marzo 1998, dopo che il Roseto di coach Tony Trullo (ma tu guarda) vinse il Derby in trasferta a Teramo in Serie B1 (ma tu vedi), scrissi su ROSETO.com (sito che avevo aperto da pochi giorni) l’articoletto che segue.
Ho ottenuto il tesserino da giornalista il 28.01.1999...
 
IL CANTO DELLA PRESA
Cos’è, e perché non è volgare, il canto di vittoria dei rosetani.
Il “Canto della Presa” è un canto partorito dall’estasi euforica di migliaia di sportivi rosetani. È nato, credo un po’ per caso, dalle alchimie di "BRIGATA", "KAPOVOLTI" e "VECCHIA GUARDIA", che hanno saputo armonizzare sapientemente un motivetto accattivante con alcune semplici parole, alcune delle quali scurrili, ma solo ad un primo e superficiale ascolto del canto.
Ebbene sì, mi produco in questa difesa appassionata del “Canto della Presa” perché ho visto intere famiglie intonarlo, vecchi e bambini accomunati dallo stesso naso paonazzo e dalla stessa emozione beata stampata sul viso.
Le parole del canto, nel caso della vittoria contro il Teramo, dicevano: “Siamo contenti perché... l’avete presa nel... (4 lettere, fa rima con mulo), teramano... (10 lettere, la parolaccia più amata dagli italiani)”.
Orbene, non ce ne vogliano i tifosi delle altrui squadre, non ce ne vogliano i primi cittadini delle città che il Roseto incontra. Il “Canto della Presa” è tutto tranne che offensivo, per la semplice ragione che è cantato con amore e passione sportiva e, quindi, svuotando di ogni significato “cattivo” le parole stesse. Nessun turpiloquio quindi, ma pura gioia tribale.
E, d’altronde, più ci penso e più trovo che volgare sia il faccione di Craxi e simpatico sia il “Canto della presa”.
Chi è senza peccato...
[Luca Maggitti, Partigiano del Roseto Basket, 31 marzo 1998.]


LA VITTORIA DEL ROSETO A RECANATI
 






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