Coach esperti e giovani talenti
STEFANO PILLASTRINI E L’EDUCAZIONE TREVIGIANA DI DAVIDE MORETTI

L’allenatore di Treviso lavora per trasformare il figlio di Paolo in un play di livello assoluto. La nostra intervista.

Roseto degli Abruzzi (TE)
Venerdì, 02 Ottobre 2015 - Ore 20:45
Seguendo insieme, sabato 26 settembre, l’amichevole Roseto-Latina, mi è capitato di parlare con Stefano Pillastrini, coach di Treviso, di Davide Moretti, figlio di Paolo e da questa stagione ingaggiato dal Pilla.
Il mastodontico coach mi ha smazzato un paio di assist-riflessioni molto interessanti, sul ragazzo figlio d’arte che ho visto crescere a Roseto, parlando di ruolo in campo e qualità dei minuti giocati.
Così il mattino dopo, all’Hotel Liberty, è scattata l’intervista. Eccola.
 
Coach Pillastrini, la nuova sfida di Davide Moretti è quella di diventare un play, per aprirsi una carriera da protagonista dopo le giovanili, passate a giocare un po’ dove gli pareva tanto era bravo?
«Diciamo che stiamo lavorando per portarlo con continuità in un ruolo definito, visto che finora è stato un realizzatore e finalizzatore con doti straordinarie. Oggi lui deve mantenere quella pericolosità e conservare quelle abilità, mettendole però anche al servizio della squadra, perché non è un giocatore con una taglia fisica enorme, ma ha un talento enorme. Quindi il suo talento deve essere utilizzato anche per mettere in ritmo i compagni, gestire i ritmi della squadra e qualche volta aspettare la partita, perché crescendo il livello, un atleta di 185 cm e 72 chili ha bisogno di essere un giocatore completo, che conosce la pallacanestro. Lui mi sembra molto adatto: ha delle qualità per fare queste cose, quindi andiamo in quella direzione, anche perché lui ha voglia e desiderio di fare questo percorso».
 
Quindi, dopo le giovanili da “all-around” – e fa impressione dire “dopo le giovanili” parlando di un 17enne – lo aspetta un futuro da regista?
«Diciamo che è un processo di crescita. È molto importante che i ragazzi con un talento superiore alla media continuino a migliorare, non accontentandosi. Perché se a 17 anni sei un giocatore, a 20 devi essere un giocatore migliore e a 25 ancora migliore. Credo che in questo processo di crescita ci sia anche il fatto di giocare in un ruolo definito, pur mantenendo tutto quanto fatto finora e aggiungendo ciò che è necessario per giocare ad alti livelli. E secondo me lui ha tutte le qualità per farlo».
 
A precampionato concluso, un aspetto che ti piace di Davide e uno da migliorare?
«Mi piace la sua capacità di essere sotto controllo sempre, di sapere sempre quello che vuole. Il difetto invece è che qualche volta gioca anche troppo controllato. Come vedi, pregio e difetto diventano la stessa cosa, nel senso che da un ragazzo di 17 anni ti aspetti che possa anche sbagliare di più, osare di più. Lui è sempre stato abituato a giocare i palloni decisivi, ad arrivare nei momenti decisivi in cui deve essere lucido e questo è sicuramente importante, ma da noi deve dare minuti di qualità, non deve stare in campo 40 minuti per forza, quindi deve riuscire a spingere sempre sull’acceleratore, magari rischiando qualcosa di più e sbagliando qualcosa di più, però giocando alzando ritmi e livello di intensità del suo gioco».
 
Il fatto di non giocare 40 minuti, quanto piuttosto – magari – 20 di grande qualità si ricollega al progetto di “costruzione” di un giocatore da Eurolega?
«Io credo che Davide debba sognare il top livello. E nel top livello, oggi non si può mai scendere di intensità. I giocatori che hanno bisogno di stare in campo tanto per entrare in ritmo, non sono più giocatori di alto livello, che invece sono abituati a gestire minutaggio, stare in una rotazione e giocare minuti di altissima qualità. Credo che questo sia il salto di qualità che lui deve fare».
 
Quindi niente più superlavoro con le giovanili...
«No. Non deve più giocare 100 partite in un anno, con under 18, under 20, prima squadra e poi d’estate gli europei e i mondiali. Deve giocare meno partite, meno minuti e alzare di molto il livello di intensità e di qualità».
 
Questo significa che a Treviso giocherà soltanto in prima squadra?
«Farà anche l’Under 18, se avrà possibilità e voglia di farlo, ma deve essere un divertimento, perché il suo impegno è ormai con la prima squadra. Nelle giovanili ha già vinto tanto e fatto tanta, adesso la sua esperienza è in prima squadra».
 






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