L’arbitro di basket Luigi Lamonica, domenica scorsa ha diretto la Finale di Coppa Italia vinta da Milano contro Avellino.
Per l’internazionale abruzzese si tratta della 9^ finale arbitrata. Dunque l’ennesimo riconoscimento per il direttore di gara classe 1965, giunto alla sua ultima stagione potendo vantare un palmares più unico che raro, che ne fa non soltanto l’arbitro italiano più titolato (con largo distacco), ma anche il più importante interprete della professione attualmente operante in Europa.
Infatti, Lamonica ha finora al suo attivo: una Finale Mondiale, 2 Semifinali Olimpiche, 5 Finali Europee, 3 Finali di Eurolega, 3 Finali di Eurocup, 21 Finali Scudetto e tante altre finali giovanili e semifinali senior.
Circa l’ultimo alloro, l’arbitro chiosa: «La mia nona Finale di Coppa Italia è stata l’ultima, essendo io prossimo alla pensione per limiti di età. Peccato non aver raggiunto la doppia cifra. Scherzi a parte, è stata una partita tosta e intensa, quasi da Eurolega, difficile da dirigere».
A proposito di pensione, Lamonica riflette sulla sua ultima stagione guardando al campionato: «A differenza dei giocatori che hanno un calendario, un arbitro ha le designazioni, così non so quando sarà l’ultima volta in un determinato campo. So però che è l’ultima stagione, quindi devo ammettere che sono contento quando molti appassionati di basket mi dicono che sarà un dispiacere non vedermi in futuro».
Lamonica, che con il suo libro Decidere pubblicato nel 2011 ha riscritto il rapporto fra tifosi e arbitro, oltre a dare una mano alla lotta contro il cancro avendo donato 5mila euro a lui spettanti per le vendite del volume, parla del pubblico del basket e a sorpresa conclude: «Tra gli ultras e i componenti delle tribune vip, io preferisco i tifosi ultras: sono spesso più obiettivi».
Circa il suo futuro, afferma: «Mi piacerebbe restare nel mondo del basket per trasmettere un po’ della mia esperienza. Vorrei fare per gli altri quello che il compianto istruttore Ninì Ardito ha fatto per me, trasmettendo quello che ho imparato».
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LUIGI LAMONICA
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