Roseto Opera Prima
MARIO GIUNCO: DUE O TRE COSE CHE MI RICORDO DI ROSETO OPERA PRIMA...

Intervista all’ex responsabile del Settore Cultura del Comune di Roseto, che per venti anni ha curato il ‘ROP’, a fianco di Tonino Valerii.

Roseto degli Abruzzi (TE)
Sabato, 09 Luglio 2016 - Ore 18:00
Roseto Opera Prima è il festival cinematografico che, per primo, ha premiato il talento del regista Ferzan Ozpetek (1997, “Il bagno turco”) e del vincitore di premi Oscar e Golden Globe, Alejandro Gonzales Inarritu (2001, “Amores perros”).
 
È poi uno dei pochissimi festival in cui è stato premiato Bud Spencer, ospite nel 1999, oltre ad avere 9 edizioni in più dell’altra manifestazione di riferimento per le opere prime: “Bimbi Belli. Esordi nel cinema italiano”, che Nanni Moretti tiene al “Nuovo Sacher” di Roma.
 
Fondato nel 1996 dal regista Tonino Valerii e curato da Mario Giunco, la kermesse dedicata alla settima arte ha in 20 anni ospitato a Roseto il fior fiore del cinema: Alberto Sordi, Bud Spencer, Giuliano Gemma, Florinda Bolkan, Nanni Moretti, Pupi Avati, Marco Bellocchio, Dario Argento, Terence Hill, Tinto Brass, Fabrizio Bentivoglio, Michele Placido e tanti, tanti altri ancora, fino ad arrivare agli ospiti dell’edizione 2016, fra i quali spicca Giuliano Montaldo.
 
La memoria storica di Roseto Opera Prima ha i capelli bianchi e il sorriso gentile, si chiama Mario Giunco, ex responsabile del Settore Cultura del Comune di Roseto degli Abruzzi. Abbiamo fatto una chiacchierata con Mario, per sapere qualcosa di più del “ROP”.
 
Mario, a te che per oltre 20 anni hai curato amorevolmente il festival cinematografico Roseto Opera Prima, stando sempre al fianco di Tonino Valerii, chiedo: quando e come è nato il “ROP”?
«Anni ’90 del secolo scorso. Gianni Pacioni era Assessore alla Cultura. Quell’anno avevamo il teatro all’aperto della Villa Comunale a disposizione e quindi pensammo alla proiezione di film. Lui suggerì di dare più risalto alla cosa, cercando di rimediare l’opera prima e l’ultima di ogni regista: se non erro volevamo iniziare con Steven Spielberg. Da questa intuizione dell’allora Assessore Pacioni, si sviluppò l’idea di puntare sulle opere prime, che di solito sono quelle che hanno più valore nel giudicare poi un regista affermato. Iniziammo così un percorso di ricerca delle opere prime e da quella idea nacque il festival che oggi ha 21 anni di età».
 
Come si arriva quindi al festival vero e proprio e a Tonino Valerii?
«Le prime due iniziative che mettemmo in piedi, dopo il suggerimento di Gianni Pacioni, furono due retrospettive: una dedicata a Carlo Delle Piane – personaggio straordinario con radici a Casoli di Atri e abituale frequentatore per anni di Roseto – e una a Tonino Valerii, del quale proiettammo anche il controverso film “La ragazza di nome Giulio”, girato nel 1970, con Silvia Dionisio protagonista e tratto dall’omonimo romanzo di Milena Milani. Ricordo bene che Tonino si fece finanziare dalla Cassa di Risparmio di Teramo il recupero della pellicola del film, che in Italia era stato ritirato dalla circolazione per oscenità, ma che ebbe una sua seconda vita in Germania, diventando un film a luci rosse grazie a uno stravolgimento, con relativo nuovo montaggio. Tonino quindi recuperò il materiale originale, rimontandolo daccapo e presentandolo nel suo senso originario a Roseto. Ricordo pure, ad onor del vero, la sua terribile delusione quando andai con lui a Teramo, a riportare le “pizze” del film alla Cassa di Risparmio che ne aveva finanziato il recupero: la pellicola fu messa in uno stanzino e poi sparì. Film nuovamente consegnato all’oblio».
 
Io ti dico il nome di un ospite, tu un ricordo. Iniziamo da Bud Spencer...
«Il primo ricordo è quello del vigile urbano Dante Di Giacinto, oggi in pensione, che era sotto l’Hotel Palmarosa per disciplinare il traffico che la presenza di Bud Spencer aveva mandato in tilt. Qualche anno dopo successe la stessa cosa, quando al festival fu ospite Terence Hill. Stesso risultato di pubblico, per due persone profondamente diverse».
 
Schivo Terence Hill e alla mano Bud Spencer?
«Hai colto perfettamente la differenza. Terence Hill è, a livello umano, tutto il contrario di Bud Spencer, che era di una espansività a pelle. Era l’idolo dei bambini ma, più in generale, di tutte le generazioni. Amatissimo».
 
Parlaste di cinema anche nei momenti di svago, con Bud Spencer?
«Sì, con lui e con Tonino Valerii. Si parlava del film di Tonino “Una ragione per vivere e una per morire”, in cui recitava Bud Spencer insieme a James Coburn e Telly Savalas e delle difficoltà che il regista aveva avuto con Coburn. Ricordo che Tonino disse: “Io sono riuscito ad avere un dialogo sul set con tutti, persino con Massimo Ranieri, ma con James Coburn niente da fare”. Pare infatti che l’attore statunitense sottopose a censura preventiva il copione, consegnandolo a un suo agente che lo lesse parola per parola. In questo scenario, la figura di Bud Spencer era anche quella di “moderatore” degli attriti che si erano creati fra il regista e il bizzoso attore protagonista».
 
E su Bud Spencer e sul suo proverbiale nonché formidabile appetito che ci dici?
«Confermo! A Roseto lo accompagnò Antonio: un cuoco che gli faceva anche da autista. Tutti pensavano che fosse un autista che si dilettava in cucina, ma era il contrario: prima la cucina. Bud Spencer era una persona davvero eccezionale, capace di parlare sei lingue, anzi sette, perché lui precisava di parlare anche il napoletano. Aveva girato tutto il mondo e fatto moltissimi mestieri. Non pensava di fare l’attore, ma poi – come ci disse – siccome doveva pagare le cambiali e nel cinema cercavano qualcuno che fosse prestante, iniziò così».
 
Tinto Brass?
«Lui, come Bud Spencer, non aveva ricevuto tantissimi premi in carriera. Di Brass c’è da sottolineare che esordì con un rispettabilissimo film western, poi la sua produzione – che io credo fraintesa – prese un’altra direzione. L’anno in cui venne a Roseto arrivò con la moglie e cenammo in un ristorante che ora non c’è più e che stava vicino alla Villa Comunale, “L’Approdo”. Venne la Rai a intervistarlo e Tinto Brass esordì dicendo: “Questo è il primo premio che mi viene assegnato”».
 
A proposito di premi ad artisti poco considerati dalla critica, torna la mastodontica figura di Bud Spencer...
«Vero. L’anno in cui venne ospite gli consegnammo la Rosa d’Oro e credo che sia stato uno dei pochi premi che ha avuto in vita».
 
Nanni Moretti?
«Persona straordinaria, di cultura elevatissima. Facemmo le tre di mattina nell’anno in cui venne ospite a Roseto Opera Prima. Tutti temevano fosse snob, invece fu di grande disponibilità umana. Pose un’unica condizione: non venire a Roseto, da Roma, accompagnato da un tassista capitolino, così gli mandammo una macchina da qui. Ripartì per la Capitale dopo un bel bagno mattutino nel mare rosetano».
 
Alberto Sordi?
«Io dovevo occuparmi della sua trasferta rosetana, così andai a trovarlo nella villa romana, prendendo accordi con il segretario. Poi dovevo anche occuparmi del vitto e il suo segretario mi disse di fare attenzione e di proporre un pranzo leggero, essendo il grande attore delicato di stomaco. Arrivando lui all’Hotel Palmarosa intorno alle 14.30, pregai la cucina di tenersi sul leggero. Altro che leggero: Sordi gradì di tutto e trascurò allegramente le prescrizioni della sua segreteria! Un’ottima forchetta, che arrivò a Roseto grazie anche alle sorelle Leggeri, sue amiche che lavoravano alla Rai e vivevano qui».
 
Dario Argento?
«L’anno in cui venne a Roseto, andai a prenderlo a Roma. Abitava vicino a Tonino Valerii e in quel periodo era preoccupato dalla figlia Asia, che lo aveva reso nonno e aveva bisogno di una baby sitter. Immaginati la scena: io vado per portarlo al festival Roseto Opera Prima e lui, tutto amorevole, a cercare telefonicamente una balia per la sua nipotina».
 
Al 21° anno di vita del festival, come vivi oggi “Roseto Opera Prima”?
«Di certo è una delle iniziative che sento più mia. Anche perché la passione per il cinema l’ho avuta fin da piccolo, quando a Roseto raccoglievo frammenti di pellicola e mi esercitavo a ricordare nomi di film e attori. A questo aggiungi l’antica e nascosta passione per la critica cinematografica: a me sarebbe piaciuto recensirli i film. Quindi questa mia passione, collegata alla valorizzazione delle opere prime, ha trovato un bello sfogo in questo festival che mi è carissimo».
 
Mario, con la metà di quel che ti ricordi di Roseto Opera Prima potresti scrivere un libro...
«Più che scrivere io un libro, sto pensando di raccogliere e di pubblicare tutte le schede riassuntive dei film in concorso, che Tonino Valerii scriveva personalmente. Vorrei che fosse il riconoscimento a lui, che se lo merita per aver dedicato anima e energie a questo festival. Poi magari, fra le pagine, posso metterci pure qualche mio aneddoto».
 
 
ROSETO OPERA PRIMA
Albo d’Oro
1996Come mi vuoi di Carmine Amoroso
1997Il bagno turco di Ferzan Ozpetek
1998Buffalo ’66 di Vincent Gallo
1999La vita sognata degli angeli di Erick Zonca
2000Beautiful People di Jasmin Dizdar
2001Amores perros di Alejandro Gonzales Inarritu
2002No Man’s Land di Danis Tanovic
2003Pater familias di Francesco Patierno
2004Il vento, di sera di Andrea Adriatico
2005Tu devi essere il lupo di Vittorio Moroni

2006
Anche libero va bene di Kim Rossi Stuart. Premio speciale della Giuria: Il vento fa il suo giro di Giorgio Diritti
2007L’aria salata di Alessandro Angelini
2008 Tutto torna di Enrico Pitzianti
2009 La siciliana ribelle di Marco Amenta
2010 Dieci inverni di Valerio Mieli
2011 Et in terra pax di Matteo Botrugno e Daniele Coluccini
2012 Sulla strada di casa di Emiliano Còrapi
2013 La città ideale di Luigi Lo Cascio
2014 Il Sud è niente di Fabio Mollo
2015 Cloro di Lamberto Sanfelice
 
 
ROSETO OPERA PRIMA
Sito Ufficiale
 






Stampato il 04-23-2024 18:15:38 su www.roseto.com