Il Mohicano del Basket
EMANUELE DI PAOLANTONIO: IL PREDESTINATO.

Antologia 2016/2017 dell’esordiente direttore sportivo e coach del Roseto Sharks, scritta dal suo ex team manager Stefano Blois. Avvertenza 1: č lunga. Avvertenza 2: ne vale la pena.

Roseto degli Abruzzi (TE)
Domenica, 23 Luglio 2017 - Ore 19:45
LE BASI


“Come dico dal primo giorno, sono convinto che solo lavorando tutti insieme si raggiungono dei risultati: non conta solo la squadra, ma anche staff, società e pubblico dovranno remare in un'unica direzione. Servirà tanta pazienza, perchè è una squadra che sta nascendo in ritardo sulla tabella di marcia rispetto alle altre, e sappiamo che ci sarà da soffrire e lottare. Ma se saremo uniti, tutti insieme raggiungeremo l’obiettivo”. Con queste parole, lo scorso 28 settembre a pochi giorni dall’esordio contro Verona Emanuele Di Paolantonio poneva le prime basi di una stagione in cui la sua Roseto chiuderà tra le migliori otto del campionato. Non esattamente l’obiettivo di cui parlava, perché riavvolgendo il nastro di questa magica stagione e tornando a quel settembre, il nome degli Sharks era cerchiato di rosso da tanti addetti ai lavori come quello della principale candidata alla retrocessione. Ad occhio e croce, qualcosa è andato storto …

Ad agosto infatti la situazione era ‘leggermente’ diversa: per il suo debutto da capo-allenatore dopo tanti anni di preziosa gavetta al fianco di tecnici illustri (Recalcati, Capobianco, Boniciolli e Ramagli solo alcuni), il 36enne teramano sceglie Roseto. E se questa non bastasse come prima prova di coraggio, rileva degli Sharks reduci da un ottimo playoff nella stagione precedente (in cui era il primo assistente di Tony Trullo), in una piazza appassionata ed esigente dove la pressione non è uno scherzo, e per non farsi mancare nulla assume anche il ruolo di direttore sportivo gestendo in prima persona il budget (tra i più bassi dell’intera categoria) a propria disposizione. Che dite, due discreti maroni li ha avuti o no?

https://www.youtube.com/watch?v=VroesXUOWOs
Ecco cosa pensavano i tifosi rosetani prima che iniziasse la stagione … (interviste di Annalisa Fedele)


Aver ricostruito inoltre da capo (eccezion fatta per i rosetanissimi Gianmarco Mariani e Francesco D’Emilio) e in ritardo l’intero roster non aiutava: al raduno di metà agosto, aspettando gli americani Smith e Lewis-Briggs, ci presentiamo con capitan Fultz (tornato nella Roseto che lo lanciò in Serie A nel 2004), Mei, Casagrande, Fattori, Paci, Radonjic, Gloria e l’impressione oggettiva di essere un cantiere (molto) aperto. L’accostamento alle altre squadre del terribile girone Est, non solo tra le quotatissime Virtus, Fortitudo e Treviso, mette obiettivamente paura. Eppure fin dal primo giorno di lavoro Emanuele si mostra deciso e sereno, come se allenasse da trent’anni: ‘Ma come cazzo fa?’ era uno dei miei pensieri più ricorrenti. Quella serenità sarebbe presto diventata uno dei fattori scatenanti di questo splendido percorso.

Al quadro sopracitato va aggiunto lo staff più giovane e numericamente esiguo del girone, che assieme al suddetto coach/ds conta il suo ‘gemello’ Domenico Faragalli (molto più di un preparatore), i rosetanissimi assistenti Nando Francani (43 anni) e Danilo Quaglia (22), un addetto stampa trasformato per l’occasione in team manager come il sottoscritto 22enne, ed altri due Under-30 come l’altro preparatore fisico Matteo Del Principio e il fisioterapista Mario Parnanzini, a completare lo staff medico saldamente diretto dal ‘doc’ Ruggero Corradetti. A capo delle operazioni il leggendario gm Vittorio Fossataro, 50 stagioni da dirigente nel club della sua città e vera e propria ‘enciclopedia vivente’ di questo sport e delle sue dinamiche.

Il precampionato sembra però confermare i dubbi dei (tanti) scettici: perdiamo spesso, praticamente sempre, anche contro squadre di Serie B ed obiettivamente non giocando come i Golden State Warriors. A qualche settimana dal via ufficiale della stagione abbiamo due amichevoli casalinghe (ufficiali, e quindi con il punteggio progressivo a tabellone) filate contro la Virtus Roma: perdiamo la prima 88-107, ed il giorno seguente dopo cinque minuti abbiamo già subito 25 punti, nel secondo quarto crolliamo fino al -27 ed a metà partita il tabellone recita 45 a 66 (sessantasei). Dopo l’intervallo in cui qualche sedia si narra sia volata ed in cui onestamente mi chiedo se in questo campionato riusciremo a vincere una partita, un’incredibile rimonta guidata anche e soprattutto dal pubblico (non so in quanti altri posti succederebbe per un’amichevole …) ci spinge fino al 106-104 finale, con un terrificante ultimo quarto di Adam Smith che infila anche il buzzer decisivo. Il primo piccolo momento di svolta della nostra stagione.

https://www.youtube.com/watch?v=DUh10OWwpvc
10 settembre 2016, Emanuele intervistato dopo la sconfitta in amichevole contro Montegranaro (Serie B). Le prospettive non erano esattamente quelle di un quarto di finale playoff …


Resta l’unica nota lieta di una pre-season disastrosa, che ci vede sconfitti due volte anche a Campli nell’ultimo torneo di preparazione e perdere lo sfortunatissimo Mirko Gloria, che si rompe il crociato. Le difficoltà di Lewis-Briggs spingono però il coach/ds a perfezionare l’acquisto di Valerio Amoroso, una mossa che cambierà completamente il volto alla nostra stagione (e grazie al cazzo, penseranno giustamente molti di voi). Il taglio di Moe, inevitabile dal punto di vista tecnico (era un 3 ed a noi serviva un 4), è stato invece personalmente più doloroso su quello umano: un giorno, nel tentativo di migliorare il mio rivedibile inglese, mi complimentai con lui per una buona amichevole. “E’ perché ho parlato con lei” mi disse indicando un pallone da basket che da qualche giorno armeggiava anche a pranzo e cena (e pare ci dormisse). E ad uno che al mio “what she said?” rispose con un serissimo “can’t tell you”, come fai a non voler bene? Scherzi a parte, quando il pomeriggio prima della sua ultima amichevole (giocata già sapendo di essere tagliato) mi chiese con le lacrime agli occhi se sapevo fosse stata la sua ultima partita con Roseto, ho avvertito una piccola fitta al cuore, pensando ai sogni italiani così rapidamente infranti di un ragazzone di Philadelphia con due bimbe a carico. Ma diciamo che forse non era l’uomo giusto …


L’INIZIO SPRINT


Tornando a noi, nonostante l’ingaggio di Valerio arriviamo alla prima di campionato in condizioni oggettivamente critiche: abbiamo cambiato già molto, ed essendo privi di un americano e Casagrande (altro giocatore-chiave di quest’annata) la nostra rotazione è stringatissima. Inoltre, affrontiamo fuori casa una delle favorite del girone come Verona: nessuno o quasi (credo persino lo stesso Emanuele) si aspetta poco più che un’onorevole mattanza. In realtà succede l’esatto contrario: giochiamo un primo tempo da FA-VO-LA, e quando alzo gli occhi al tabellone e leggo 26-49 all’intervallo lungo il mio unico pensiero è un sonoro “Porca Troia!”. Senza neanche soffrire troppo il pur veemente rientro della Tezenis la portiamo a casa, e ad impressionarmi è soprattutto la maestosa gestione della panchina: Emanuele in partita ha una grinta e reattività pazzesca (fa quasi strano vederlo così rispetto alla sua versione ‘quotidiana’), utilizza al meglio i time-out, nei loro momenti migliori resta sempre lucidissimo e guida i suoi giocatori ad un insperato successo corsaro. Ottenuto nonostante la mia ‘brillante’ scelta di menu per la cena della sera precedente: un’imbarazzante polenta con le salsiccie, a posteriori direi non tra i primi 20 piatti che uno sportivo professionista mangerebbe la sera precedente ad una partita di campionato. Il fatto di essere alla prima trasferta organizzata (?) in vita mia e soprattutto la grande umanità di Emanuele mi salvano dal linciaggio collettivo, ma continuo a pensare che senza quella polenta saremmo arrivati al massimo tredicesimi.

https://www.youtube.com/watch?v=pBvf4mCExj0&t=22s
Conferenza stampa di Emanuele dopo la prima vittoria a Verona. Vi sembra un allenatore alla sua prima gara da head-coach?


Dopo la partita di Verona dò uno sguardo al calendario, e complice l’entusiasmo derivante da quell’inaspettato colpaccio noto come nelle successive quattro gare ne avremmo avute tre casalinghe contro Trieste (ancora lontana da quella che arriverà in Finale), Imola e Udine: sulla carta, un filotto non era prospettiva così improponibile. Ho la brillante idea di esternare questo pensiero a pranzo con il resto della squadra (non andò benissimo), e quando li manifesto temerariamente anche ad Emanuele mi risponde sorridendo: “Ma se contro Trieste ne prendiamo 20 …”, scherzando ma non troppo. Perché una delle sue più grandi doti era e rimane l’umiltà, il non guardare mai oltre l’allenamento e la partita successiva, il mantenere sempre un basso profilo con l’altrettanto chiara consapevolezza che lavorando nel modo corretto e con il giusto atteggiamento i risultati sarebbero arrivati di conseguenza.

https://www.youtube.com/watch?v=FK_1Leuri8I
Gli highlights di Roseto-Udine, la vittoria più esaltante nella prima parte di stagione (video di Gianluca Braccili)


Per la cronaca, quelle tre partite casalinghe le vinciamo tutte (con l’unico stop accusato a Ferrara) ed ancor più importanti sono le due successive in trasferta contro Forlì e soprattutto Recanati, in quello che considero un altro fondamentale turning point della nostra stagione. Affrontiamo infatti una squadra in crisi (unica vittoria all’esordio contro Imola, per giunta di un solo punto), con un allenatore a rischio e soprattutto siamo senza un Adam Smith che nelle prime sei aveva viaggiato alla discreta media di 30.8 punti a partita (no, non è un errore di battitura). Tutti segnali che onestamente mi inducono al pessimismo, diventato quasi rassegnazione dopo un primo tempo da 52-36 per i leopardiani (a proposito di pessimismo …). Dopo l’intervallo però Fultz e Amoroso, autori di 50 punti equamente distribuiti, ci ricordano che in questa categoria sono due marziani, e completiamo una rimonta da infarto davanti a un’intera tribuna del PalaRossini colorata di biancazzurro: dire che abbiamo giocato in casa anche quella è riduttivo. Da brividi. A fine partita Emanuele irrompe nello spogliatoio per ricordare ai suoi ragazzi che “Sono un gruppo con due palle enormi”. Vagli a dare torto … Ah, mancherebbe un piccolo (ma tutto sommato non trascurabile) dettaglio: siamo primi in classifica!

https://www.youtube.com/watch?v=GRmI7KuZRhw&t=138s
La conferenza stampa di Emanuele dopo la vittoria contro Recanati



REALTA’, NON SORPRESA


Nel frattempo abbiamo ingaggiato il secondo americano: l’intuizione di Emanuele porta a Brandon Sherrod, pivot del 1992 uscito dall’università di YALE. E’ un cantante sopraffino (ha persino saltato un anno di college per una tournée mondiale) e sogna di diventare il sindaco della sua città natale, ma a livello cestistico il curriculum non proprio extralusso, il cameo all’esordio contro Udine (0 punti in 4’, ma era di fatto arrivato da due giorni) ed i soli 198 cm alimentano il (solito) scetticismo, a cui contribuisco in prima persona togliendogliene involontariamente altri 3 nel comunicato ufficiale. Brandon chiuderà il campionato con 13 punti e 8.5 rimbalzi di media, ma questa è un’altra storia … Nel frattempo accusiamo il nostro primo piccolo (e alquanto fisiologico) momento di flessione: perdiamo in casa all’ultimo tiro contro Treviso, in un PalaMaggetti stracolmo e nonostante l’infortunio di Fultz (nostro unico playmaker di ruolo) nel secondo quarto. Sempre senza Robert cadiamo nettamente a Mantova, arrivando così al sentito derby contro Chieti con un bel po’ di pressione sulle spalle: dovessimo perdere, manderemmo all’aria buona parte di quanto splendidamente fatto fin qui. Ma col cazzo che perdiamo!

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Brandon Sherrod in versione cantante: oltre ad una brillantissima stagione sul parquet, il ragazzone di YALE inciderà anche un disco con fini benefici.


La vittoria in un derby tirato ed intensissimo, firmata all’ultimo secondo da una schiacciata di Sherrod (ma guarda un po’) è infatti una goduria immensa, il cui esito non si discosterà da tutte le gare-crocevia della nostra stagione: chiuderemo infatti con dodici vittorie su quindici in casa, rendimento che ci ha permesso di non accusare mai momenti di vera crisi, e con un 12-4 complessivo di record contro le nostre dirette concorrenti (ossia le otto squadre non qualificatesi ai playoff), che diventa addirittura 8-0 sulle ultime quattro. E’ questa un’altra fondamentale chiave di volta del nostro campionato, che testimonia quanto fossimo solidi, continui e bravi a ricavare il massimo dalle nostre potenzialità: “Gli scudetti si vincono contro le piccole” è un tormentone forse abusato ma quantomai veritiero, perché le squadre altalenanti che magari vincono in trasferta con le più forti (eccezion fatta per l’esordio di Verona, fuori casa abbiamo sempre abdicato contro le prime dieci) e poi scivolano in casa con le più deboli la settimana dopo sono anche le più fragili mentalmente. E direi che non era il nostro caso.

Dopo essere caduti onorevolmente al PalaDozza contro la Fortitudo ed aver strapazzato Jesi di fronte al pubblico amico, a tre giornate dal termine del girone d’andata si inizia addirittura a parlare di Final Eight: discorsi legittimi vista la nostra posizione in classifica, ma che in realtà non ci portano grossa fortuna. Perdiamo infatti a Ravenna e poi molto male a Piacenza nell’antivigilia di Natale, con un roboante -25 di fronte a un Assigeco priva di tre giocatori: nel primo vero momento ‘no’ della stagione però Emanuele non aziona saggiamente il ‘panic button’ (d’altronde non lo aveva fatto a settembre, quando le cose erano un filino più complicate …) e non lo fanno neanche i nostri splendidi tifosi, presenti nonostante distanza, maltempo e logistica ‘complicata’ (le 21:00 di un freddissimo venerdì di dicembre) che ci applaudono all’uscita dal PalaBanca: chapeau!

Così, anche la ben più onorevole sconfitta interna contro la Virtus Bologna, che chiude il nostro girone d’andata con un 8-7 per cui avrebbe comunque firmato con il sangue anche il più ottimista dei tifosi, viene accolta con ragionevole ottimismo, nonostante sia la terza filata (non accadrà più nel resto della stagione). Qualche utilissimo giorno di riposo per staccare, ed anche in questo la gestione di Emanuele e dell’intero staff è stata perfetta (meglio allenarsi una volta in meno con sorriso ed impegno che una in più controvoglia), e si arriva ad un altro snodo fondamentale del nostro campionato, ancora contro Verona: vincere significa pensare davvero ai playoff (ufficiosamente s’intende, perché fin quando non sarà aritmetico l’obiettivo pubblico resta quello della salvezza), anche perché fra le otto momentaneamente fuori dalla griglia i veneti sono senza dubbio la più pericolosa. In caso contrario … Beh, meglio non pensarci.


ESSERE UNA SQUADRA


E infatti non ci pensa nessuno: avete dei dubbi su come sia finita? 81-65 con un’impressionante prova di squadra e cinque uomini in doppia cifra, nonostante le rotazioni accorciate dall’assenza di Radonjic, i cui sfortunati problemi fisici e burocratici ne hanno parzialmente limitato l’ottimo potenziale. E se la Tezenis non era onestamente sembrata al top, è in realtà la stessa squadra che vincerà undici delle successive quindici gare, eliminando poi nei playoff una Biella che aveva chiuso il suo girone in testa con un record di 24-6. E scusate se è poco … Il tutto in un PalaMaggetti semi-vuoto (ma ugualmente partecipe) per la terribile nevicata che ha devastato, con conseguenze tragiche, il nostro Abruzzo e non solo: eventi, come d'altronde il terremoto vissuto in più fasi (e fortunatamente con meno intensità di altri luoghi), che ci ricordano quanto piccoli siamo noi ed i nostri ‘problemi’ rispetto alle vere tragedie della vita.

https://www.youtube.com/watch?v=-bQ6618d8iA
Gli highlights, montati da Gianluca Braccili, della (fondamentale) vittoria contro Verona.


Tornando alle ben più futili vicende cestistiche, questa vittoria (che ritengo la più importante della stagione insieme a quella contro … Verona, alla prima d’andata) è un perfetto manifesto del nostro campionato e soprattutto del ‘sistema’ di Emanuele: termine piazzato non casualmente, perché la sua idea di pallacanestro è quella di mettere ogni elemento nelle migliori condizioni di rendere al meglio, valorizzandone i pregi e mascherandone il più possibile i difetti. Geniale, no? E’ così che sono venuti a galla lo strabordante talento di Smith, la leadership tecnica ed emotiva di Amoroso, i lampi di genio di Fultz, l’energia di Sherrod e così via. E se con loro magari può sembrarvi facile, è stato così anche con gli altri, tutti ugualmente fondamentali: a partire dall’intuizione di avere un sesto uomo come Nicola Mei, l’elemento ideale per dare una scossa su entrambe le metà-campo in uscita dalla panchina, passando per i vari Casagrande, Fattori, Piazza (che inseriremo più avanti al posto di un ottimo Paolo Paci, esempio di professionalità e dedizione dal primo all’ultimo giorno) ed anche da chi non va in campo la domenica ma è altrettanto fondamentale nel lavoro quotidiano (Maurizio Cantarini, Fabio D’Eustachio ed Eraldo Nikoci, oltre ai già citati Mariani e D’Emilio, strameritano una menzione).

Per creare un equilibrio del genere, non servono ovviamente solo competenze tecniche: ugualmente (se non più) importante è infatti l’aspetto umano, vero asso nella manica di un coach già molto competente e preparato come Emanuele. La sua gestione differente (ma perfettamente azzeccata) di tutte le persone con cui si è dovuto rapportare quest’anno, e non mi riferisco solo ai giocatori ed ai componenti dello staff, mi ha stregato: esattamente come in campo è riuscito a tirar fuori il meglio da tutti lo stesso ha fatto fuori da esso, sapendo usare con ognuno toni e argomenti differenti, lasciando spazio ad idee, caratteri ed anche diversità di vedute senza aggredirle e prevaricarle, non perdendo per questo un briciolo di credibilità agli occhi degli altri. Essere autorevoli ma non autoritari è una qualità rara, che lui incarna alla perfezione: riuscire a farlo mantenendo sempre il sorriso sulle labbra e senza prendersi troppo sul serio, evitando di farsi divorare dall’ansia, un’ulteriore e gigantesca nota di merito, in un mondo dove facciamo a gara a chi tiene (senza motivo) il muso più lungo e cerca disperatamente di farsi dei nemici. Un esempio di questa mentalità è l’aver assegnato, fin dal primo giorno, a ognuno di noi un soprannome: Fultz era Bob, Radonjic era Tosho, io Bluà e così via: piccolo (ma efficacissimo) modo per distendere il clima, mettere tutti a proprio agio e fare gruppo; il resto lo ha fatto un’altra parolina magica, chiamata fiducia. Ma ne parleremo più avanti …

L’inizio del girone di ritorno non si presentava come una passeggiata, ma lo superiamo brillantemente confermando le nostre prerogative: vinciamo le partite ‘vincibili’ (ad Imola e prima ancora strapazzando in casa Ferrara, una gara che costa la panchina estense a coach Tony Trullo: quando si dice il destino …) e perdiamo quelle ‘perdibili’, incassando nelle lontanissime Udine e Trieste due identici 79-67. Il doppio turno casalingo contro Forlì e Recanati, le ultime due della classe, può quindi consentirci di spiccare definitivamente il volo. Guai però ad etichettarle come partite facili, perché i romagnoli hanno rivoluzionato (in meglio) organico e guida tecnica cercando di uscire da un baratro di dieci sconfitte consecutive, ed i leopardiani sono in serie positiva beneficiando dell’ottimo innesto di Rush. Con questi ultimi la partita scivola via fin troppo comodamente, mentre lo stesso non si può dire della gara contro l’UniEuro: in ampio controllo per 25’, subiamo rimonta e clamoroso sorpasso prima di vincerla all’overtime con un sontuoso buzzer-beater di Adamo, che causa al sottoscritto perdita della voce come evidenziato al primo posto di questa Top Ten.

https://www.youtube.com/watch?v=l_xVyTmPO4c
La Top 10 della 21°Giornata, con al primo posto la magata di Smith


Il KO di Treviso fa indubbiamente parte di quelli che ‘ci possono stare’ (tranne per chi non si rende conto da dov’era partita questa squadra, e con realtà di quale calibro sta battagliando), mentre la successiva vittoria su Mantova è un altro piccolo grande capolavoro firmato dall’extraterrestre Smith (35 a bersaglio) e da tutti gli altri compagni di merende. A cui si è aggiunto da qualche settimana Andrea Piazza, playmaker ‘vecchio stampo’ proveniente da Chieti ed altra geniale mossa dell’Emanuele versione uomo-mercato: il cambio del playmaker era una casella oggettivamente scoperta nel nostro mosaico, e costringere l’illuminante (ma pur sempre 35enne) Fultz a tante gare oltre i 30’ di impiego qualche problema lo creava, soprattutto in ottica di playoff ormai sempre più possibili. Giorno dopo giorno, nonostante le ovvie difficoltà iniziali (soprattutto per un play) ad inserirsi in un sistema già rodato, il contributo di Andrea e dello stesso Robert salirà esponenzialmente: e anche questo, direi, non è un caso. 


MARZO DA SOGNO


La singola partita di questa stagione che resterà maggiormente impressa nella memoria collettiva di questo splendido paese innamorato del basket è probabilmente il derby di ritorno contro Chieti. Domenica 19 marzo, in un PalaLeombroni dove oggettivamente si sentono solo i nostri tifosi (che dopo tre anni di divieti possono finalmente tornare a godersi una partita sentitissima per il basket abruzzese), partiamo bene ma non benissimo: 52-36 all’intervallo lungo per la Proger, che nel terzo quarto tocca il +23 e nonostante la nostra orgogliosa rimonta è ancora avanti di 8 ad 1:30 dalla fine. Finita? Macchè, la vinciamo dopo due supplementari da infarto. E la reazione del nostro pubblico, che ci aspetterà per festeggiare anche fuori dal PalaMaggetti appena tornati a Roseto, beh quella a parole proprio non si può spiegare …

https://www.youtube.com/watch?v=p-xW9lPqyzg
Il pubblico rosetano in festa dopo l’incredibile vittoria nel derby di Chieti


Un marzo da incorniciare (chiuso senza sconfitte, e che frutterà al Nostro il titolo di allenatore del mese) si conclude con un’altra giornata epica, di quelle che difficilmente potrai dimenticare. Affrontiamo la Fortitudo Bologna sabato 25 alle 14:15, orario terribile ma che non frena in alcun modo la mobilitazione dei rosetani, a maggior ragione dopo quanto avvenuto la settimana precedente: chi esce prima da scuola, chi apre più tardi al lavoro, al PalaMaggetti nel dubbio ce ne sono comunque ben più di 3000, con le poche eccezioni incollate su SKY Sport. D’altronde, siamo a Roseto … Di quella (bellissima) partita c’è un’altra cosa, non strettamente tecnica, che non potrò mai scordare: durante il riscaldamento ricevetti un rimprovero ‘vigoroso’ da un componente della società, ed Emanuele avendo visto la scena volle sapere nel tunnel degli spogliatoi cosa e perché era successo, pochissimi minuti prima di una gara del genere, e con i mille pensieri ben più importanti che poteva avere in testa. Gesti che (per me) valgono e ‘pesano’ più di cento partite vinte. Ma anche quelle non sono affatto male: contro una F stellare ed appena rinvigorita dall’innesto di Alex Legion (apprezzatissimo ex di giornata), vinciamo una battaglia sul nostro terreno teoricamente debole. Ci limitiamo infatti a 71 punti, minimo interno stagionale dopo dodici partite a quota 84.6 segnati di media.

https://www.youtube.com/watch?v=SPHjBZzoqZw
La mia intervista prima della gara contro la Fortitudo. Si parla addirittura di ‘obiettivo quarto posto’ (min 2:10)


Asfaltata? Non proprio … Dopo un primo quarto da 27 punti subiti la nostra difesa sale di tono in maniera vertiginosa, tenendo a quota 68 complessivi i beniamini della Fossa (splendido il rinnovato gemellaggio fra le due tifoserie). Eppure non siamo mai stati una squadra difensiva … Il finale è da infarto, il sottoscritto perde completamente la voce (ma per ‘fortuna’ quella telecronaca non andrà mai in onda) ed il pubblico è letteralmente parte del match: in queste situazioni giocare a Roseto diventa storicamente difficilissimo per ogni squadra di qualsiasi categoria. Noi dal canto nostro ci mettiamo due ‘discreti’ attributi: saliamo 8-3 nel ritorno, miglior record del girone. Finisce con una città intera a bloccare il traffico sul lungomare per ‘assaltare’ (nel senso più positivo del termine) i giocatori al rientro con le rispettive automobili, e con un po’ di utilissimo extrariposo per tutti. Ve l’avevo detto che era una figata giocare di sabato alle 14:15!

https://www.youtube.com/watch?v=VpS5fjU-fvM&t=54s
Gli highlights, montati da Gianluca Braccili, della vittoria contro la Fortitudo Bologna



CALMA APPARENTE


Arrivati ad un picco onestamente inimmaginabile, puntuale arriva anche una flessione tutto sommato indolore sul finale di regular season, proprio quando per consegnarci i playoff manca ormai solo l’aritmetica. Il mini-ciclo negativo comincia a Jesi, una trasferta che non parte esattamente con il piede giusto: alla guida del nostro pullman c’è un’autista mai visto prima, che sfoggia un folkloristico sombrero e soprattutto si schianta contro il casello all’ingresso dell’autostrada, primo evento di un pellegrinaggio imbarazzante (il ‘Vai Cowboy!’ a mò di incitamento da un giocatore delle retrovie rimarrà nella memoria dei presenti) in cui i Roseto Sharks calcheranno per la prima volta il parquet del PalaTriccoli intorno alle 17:15 (sarebbe tardi già in Under 15), con metà Roseto già assiepata sugli spalti. Non è comunque la causa principale della nostra sconfitta, ed Emanuele da gran signore qual è nemmeno ne farà menzione in conferenza stampa: torniamo a essere un pelino più morbidi in difesa (34 punti subiti nel primo quarto, 87 alla sirena finale) e l’Aurora, squadra allenata in maniera eccellente da coach Damiano Cagnazzo, si impone con pieno merito.

Stesso discorso potrei fare per la superlativa Ravenna di Antimo Martino, a mio parere la migliore di tutta la regular season (2-0 contro la Virtus, che poi si rifarà in semifinale playoff) che ci supera nettamente, e giocando un basket stellare, al PalaMaggetti. Niente panico, ma a due giornate dal termine non abbiamo ancora staccato un pass per le prime otto che sembrava ormai cosa fatta. Certo, penserebbero molti di voi, ma in fondo per come la stagione era partita abbiamo già fatto troppo, i playoff sarebbero solo un eventuale regalo da scartare senza la pressione di dover raggiungerlo. E invece no: a Roseto e per tutta la gente di Roseto, com’è anche giusto che sia per quello che ha dimostrato questa squadra, a questo punto la post-season è diventata un obiettivo. E mancarlo significherebbe macchiare in buona parte anche tutto il resto. “Ho detto ai miei giocatori che abbiamo reso concreto un piccolo sogno, costruendoci giorno per giorno il posto che occupiamo. Perciò fermarsi adesso sarebbe sciocco, oltre che dannoso per una intera città, per la nostra società e per le nostre carriere: quella che stiamo vivendo è un’occasione che non sai quando può ricapitare, e va sfruttata fino in fondo”. Come sempre, Emanuele sa spiegarlo molto meglio di me. E aveva proprio ragione …

Il problema è che arriviamo a preparare la partita, a questo punto decisiva (anche perché nell’ultima di campionato andremo a casa della Virtus) della stagione in condizioni non propriamente ottimali: a Roseto e dintorni stanno andando in scena anche il Trofeo delle Regioni e le Finali Under 20 Femminili, così la squadra è costretta a girovagare lontano dal PalaMaggetti per gli allenamenti (alcuni iniziati anche un’ora dopo il previsto, visto il protrarsi delle gare) e con buona parte dello staff impegnato su più fronti: il gm Fossataro come coordinatore generale, l’assistente Danilo Quaglia nello staff dell’Abruzzo al TDR, io da addetto stampa delle manifestazioni. La partita del sabato di Pasqua contro una Piacenza senza obiettivi diventa così molto più complicata del previsto, ma pur contratti e lontani dalle nostre migliori serate la portiamo a casa: SIAMO NEI PLAYOFF, ed è come la chiusura di un cerchio iniziato quel 2 ottobre a Verona, o meglio ancora il primo giorno di raduno ad agosto. Eppure il meglio deve ancora venire …


PLAYOFFS BABY!


Fatto sta che una squadra considerata da gran parte degli addetti ai lavori come la più debole delle 32 ai nastri di partenza, va a giocarsi con pieno merito i playoff-promozione dopo aver sempre navigato tra le prime otto dell’infernale Girone Est (il più affascinante nella storia del secondo torneo nazionale, che porterà sette squadre su otto ai quarti di finale e quattro su quattro in semi). Com’è stato possibile tutto ciò? Al di là degli indubbi motivi tecnici, del fattore PalaMaggetti e dei meriti di tutti i protagonisti, tutto ruota attorno ad una parolina magica che avevo già menzionato: fiducia. Che sia un ambito lavorativo, personale o di qualsiasi altro tipo, quanto è importante per voi avvertire la fiducia dagli altri? Emanuele è riuscito ad infonderla in ogni componente di questa magica stagione, da Adam all’ultimo degli under, passando per staff, società, media e pubblico. Ricordo ancora distintamente la nostra telefonata della scorsa estate, quando gli esposi le preoccupazioni di un nuovo ruolo da cui ero affascinato ma per nulla convinto di misurarmi: “Se hai voglia e buona volontà ce la farai”, disse senza nemmeno conoscermi, lasciandomi stupefatto quanto fiducioso. Con me ha funzionato, e sono sicuro sia stato così anche con tutti gli altri …

Da quando la nostra partecipazione ai playoff era ormai divenuta probabile, a pranzo e cena (dove comunque di basket si parlava ben poco: un altro dei nostri piccoli segreti) ci confrontavamo insieme alla squadra sulle possibili avversarie, e personalmente avevo individuato in Legnano come quella più ‘abbordabile’. Aggettivo che andrebbe ovviamente circoscritto da mille virgolette: parliamo di una squadra arrivata terza nel proprio girone grazie ad una pallacanestro valida ed efficace, ma la loro scarsa profondità (dovuta soprattutto ai molteplici infortuni) e un ambiente più ‘giocabile’ di altri me la facevano preferire alle possibili alternative Roma, Tortona, Agrigento e Treviglio. Detto questo, nei playoff di facile non c’è proprio nulla, soprattutto per una squadra come la nostra e dovendo ribaltare il fattore campo; ho sempre però avuto l’impressione che anche Emanuele ‘sperasse’ in questo accoppiamento e, come si suol dire, la fortuna aiuta gli audaci …

Partiamo quindi alla volta di Legnano con fiducia e moderato ottimismo, perseguendo l’obiettivo di pizzicare una delle due partite al PalaBorsani e poi ‘scatenare l’inferno’ a casa nostra. E in gara-1 abbiamo già sbloccato il primo checkpoint della nostra missione: vinciamo una vera e propria battaglia in casa della TWS, in quello che costituirà il leit-motiv di tutta la serie con difese arcigne, ritmi da playoff, ed ogni possesso che assume un’importanza capitale. Il primo punto del confronto arriva grazie a uno strepitoso ultimo quarto, in cui Emanuele rinuncia per lungo tempo al duo Smith-Sherrod: come quasi sempre avvenuto quest’anno, i fatti gli danno ragione. E con i nostri (validissimi) italians otteniamo un successo di importanza enorme anche a livello psicologico: l’anticipo di gara-1 al sabato ci ha costretto ad un lunghissimo soggiorno in Lombardia, ed affrontarlo forti dell’1-0 nella serie è tutta un’altra cosa.

https://www.youtube.com/watch?v=x00lJtJFreA
Gli highlights della vittoria in gara-1 degli ottavi contro Legnano


Non ci ripetiamo in gara2, nonostante all’infermeria degli sfortunatissimi Knights ben diretti da coach Mattia Ferrari si aggiunga anche Martini (oltre ai lungodegenti Frassineti e Navarini). Un’assenza che paradossalmente nel breve periodo quasi avvantaggia i nostri avversari, ormai scevri da ogni tipo di pressione: Raivio e compagni pareggiano con merito la serie, e alla sirena finale mentre ripiego canotte e pantaloncini sudati (una delle cose che non mi mancherà quest’anno) da riportare a Roseto percepisco sorpreso un pizzico di tensione nello spogliatoio. Ma d’altronde a questi ragazzi perdere proprio non piaceva, e direi che l’hanno ampiamente dimostrato!

https://www.youtube.com/watch?v=qVCr_jxre00&t=8s
Conferenza stampa di Emanuele Di Paolantonio dopo la sconfitta in gara-2 contro Legnano


Neanche il tempo di rifiatare e si torna in terra adriatica per i due match-ball: l’inerzia della serie appare incanalata sui nostri binari (eppure alla vigilia del confronto tutti i siti specializzati ci davano perdenti …), ma non siamo abituati alla pressione di essere ‘favoriti’ e di fronte abbiamo un’avversaria che non mollerà di un centimetro. L’opposizione di Legnano (priva di Martini anche in gara-3) è ancor più feroce di quanto mi aspettassi: Palermo e compagni ci costringono a ritmi che non sono i nostri, rientrano vicinissimi ogni volta che sembriamo poter scappare, e negli 80 minuti del PalaMaggetti sudiamo qualche camicia in più delle proverbiali sette. Ma alla fine, signori, SIAMO TRA LE PRIME OTTO DEL CAMPIONATO!

https://www.youtube.com/watch?v=KhGh9DIYAeE
Gli highlights di gara-4 contro Legnano


Vincere una serie senza mai superare i 65 punti, per una squadra che in regular season ne segnava oltre 78 a partita (ed arrivava a 82.5 in casa, miglior attacco interno del campionato, contro i 64.5 delle due sfide vinte al PalaMaggetti contro Legnano) è un altro piccolo grande capolavoro di questa squadra e del suo allenatore. Che durante l’anno ha assecondato il grande talento offensivo dei suoi giocatori, lasciandone il più possibile liberi gli istinti senza ingabbiarli in caratteristiche che non fossero le proprie, anche a costo di concedere qualcosina in più nell’altra metà-campo. Ma poi quando contava (playoff, ma anche nella famosa vittoria sulla Fortitudo) questa squadra ha difeso, cazzo se ha difeso!


L’ULTIMO CAPOLAVORO


L’ultima vittoria dell’anno non poteva certo essere una vittoria banale. I quarti di finale ci vedono opposti alla Virtus Bologna, squadra e società letteralmente di un’altra galassia, che ha rilanciato le proprie ambizioni di pronto ritorno in A con l’innesto di Stefano Gentile (mica pizza e fichi). Personalmente, sedere di fianco alla panchina del PalaDozza in una partita di playoff mi ha messo i brividi, è una sensazione che non potrò mai dimenticare, e mi ritengo un ragazzo fortunato per aver goduto di questa possibilità come di tante altre in questo magico anno. Lo stesso immagino sia per Emanuele, che comunque si mostra discretamente lucido; tra qualche problema nell’afflusso dei nostri tifosi ed alcune cose da riprendere in pullman, mi perdo quasi tutto un celestiale primo tempo, chiuso avanti 31-44 (che rosicata seguirlo sul netcasting mentre gironzolavo intorno al PalaDozza!). Ho però la fortuna di assistere, per la prima e unica volta in stagione, al discorso di Emanuele nell’intervallo: sereno, tranquillo, persino ironico su una difesa a zona che non stava funzionando benissimo, ma con un devastante urlo di carica finale che ha messo a dura prova i muri dell’impianto di Piazza Azzarita. Il secondo tempo per fortuna l’ho visto tutto (non mi avrebbero schiodato neanche con la dinamite), e non lo dimenticherò mai, come penso valga per ogni tifoso biancazzurro presente (e non) a Bologna. Dopo gli attacchi stitici della serie con Legnano chiudiamo a quota 92, con quattro elementi in doppia cifra e 22 punti dalla preziosissima panchina: abbiamo battuto la Virtus!

https://www.youtube.com/watch?v=YnnqYXTLLF4
Gli highlights, montati da Gianluca Braccili, della vittoria in gara-1 dei quarti di finale contro la Virtus Bologna



CREDITS


Sarà la nostra ultima vittoria ed anche l’ultimo KO stagionale per le Vu Nere, che ai tre successi consecutivi contro di noi aggiungeranno anche i 3-0 su Ravenna e Trieste, riconquistando con pieno merito la massima serie. Ma resto convinto (e non sono l’unico) che anche noi abbiamo vinto il nostro Scudetto: un’icona del giornalismo rosetano come Luca Maggitti ha sempre definito quello del 2004/2005, in cui militava un certo Mahmoud Abdul-Rauf, “Il Roseto più forte di sempre”. Io non ho certo la sua memoria storico/anagrafica né la competenza per poter asserire che quello 2016/2017 sia stato “Il Roseto più cazzuto di sempre”, ma sono convinto che nel peggiore dei casi non ci andrà molto lontano. E che tutti i protagonisti di questo sogno, Emanuele in primis, porteranno con un segno indelebile nel cuore quest’annata.

https://www.youtube.com/watch?v=UkQZpS1fgR4
Conferenza stampa di Emanuele Di Paolantonio dopo la vittoria sulla Virtus Bologna in gara-1

Dimenticavo una piccola nota a margine: al termine della regular season, quando vengono assegnati i riconoscimenti individuali del campionato, il nome di Emanuele non figura tra i primi tre allenatori dell’anno. A mio giudizio, nonostante fossi ovviamente parte in causa e per quanto possa valere il premio in questione, un vero e proprio furto (ed i playoff tutto sommato non mi hanno dato torto …). Lui ha ‘reagito’ con la solita signorilità (“Era giustissimo premiare loro tre”), che lo rende un grande Uomo prima che un bravissimo allenatore, ma sono sicuro che se venissero a galla anche la metà delle situazioni tra l’imbarazzante e il grottesco in cui si è dovuto trovare in quest’annata, avrebbe occupato tutte e tre le posizioni della classifica!

L’ultimo spazio di questo lunghissimo racconto voglio prendermelo per ringraziarlo personalmente: sono uno che fa sempre tutto di testa sua, ed in lui ho visto un modello, una persona da prendere come esempio nei comportamenti e nel modo di rapportarsi con gli altri, nonostante abbiamo ovviamente dei ruoli differenti. Mi ha lasciato così tanto (e spero di avergli ‘rubato’ qualcosa) in un solo anno da head-coach che quasi invidio Danilo Quaglia, altro giovanissimo allenatore di cui sentirete presto parlare, per averci passato una stagione da ‘semplice’ assistente. Il quasi non è messo lì a caso, perché quest’anno quel ruolo era occupato da Nando Francani, persona stupenda (per me un secondo padre o fratello maggiore, scegliete voi, che mi è sempre stato vicino nei momenti più difficili) ed altro nostro enorme valore aggiunto. Perché sono convinto che la qualità delle persone venga prima della qualità di giocatori, allenatori, dirigenti. Auguro ad Emanuele (e sono strasicuro che ce la farà), una carriera di primissimo livello per il più banale dei motivi: se lo merita. E quando allenerà ai massimi livelli, come spesso gli ripetevo durante l’anno, spero si ricorderà del suo primo, un po’ imbarazzante team manager.


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