Mostra di pittura
LUIGI E RICCARDO CELOMMI: DUE GENERAZIONI A CONFRONTO.

Montepagano, dal 22 luglio al 27 agosto 2017, dalle 18 alle 23. Ingresso libero, catalogo in sede.

Roseto degli Abruzzi (TE)
Luned́, 24 Luglio 2017 - Ore 12:00

È stata inaugurata sabato 22 luglio e chiuderà domenica 27 agosto 2017 la mostra di pittura “Luigi e Riccardo Celommi – Due generazioni a confronto”, allestita a palazzo Mezzopreti (palazzo Pangia).

La mostra resterà aperta ogni giorno dalle 18 alle 23. Ingresso libero, catalogo in sede.

Di seguito, i contributi al catalogo di Sandro Melarangelo e Mario Giunco.

Luigi e Riccardo Celommi: una ininterrotta linea pittorica
Quando appresi la notizia della scomparsa di Luigi (negli ultimi tempi si era già appartato come era nel suo stile) fui preso da particolare emozione, avendolo visto poco prima per una mostra di giovani all’insegna del suo nome. Lo avevamo pregato di parteciparvi, dando, con la sua presenza, il prestigio all’iniziativa. Accettò e così potemmo rivederci e onorarlo. Con la sua scomparsa poteva sembrare interrotta quella straordinaria tradizione figurativa partita dal celebre nonno Pasquale e proseguita dal talentuoso padre Raffaello. E invece la linea pittorica proseguiva con suo figlio Riccardo, che noi avevamo potuto apprezzare già dal Liceo Artistico per il suo impegno nell’apprendimento e le sue capacità espressive. Se Luigi aveva dimostrato di essere il prosecutore del vedutismo di Pasquale e Raffaello aveva compiuto un salto verso tematiche e linguaggi moderni, il figlio Riccardo, con la lucidità dello sguardo rivolto alla contemporaneità e la perfezione tecnica abbondantemente raggiunta, non solo dà vigore alle scene tanto care ai progenitori, ma ancor più introduce soluzioni pittoriche avanzate verso elementi di decoro cari agli artisti dello Jugendstil. La pennellata già libera e pastosa di Luigi, che tormenta la figura umana con un piglio espressivo della migliore arte figurativa del movimento realistico postbellico, in Riccardo si fa più fluida e accarezza le forme, il più delle volte femminili, evidenziandone, con estrema delicatezza, le parti anatomiche ridondanti e pregnanti di estrema sensualità. Una famiglia che si impone come scuola per la civiltà del nostro Abruzzo, indicando, con visioni altamente estetiche, una realtà in evoluzione verso traguardi nazionali.

Sandro Melarangelo
Artista e Docente


Artisti del nostro tempo
Nelle opere di Pasquale Celommi il dramma è di solito assente. Davanti al mare in tempesta trepida la famiglia del pescatore, la crocerossina e la profuga nascondono la loro sofferenza nello sguardo, ma la speranza non è mai estranea a quel mondo. Raffaello Celommi, che affronta gli anni difficili del secondo conflitto mondiale e del dopoguerra, rimpiange ambienti e persone che vede scomparire. Pasquale e Raffaello vivono della loro arte. Condividono preoccupazioni ed ansie, connesse alla loro condizione umana e professionale. Nonostante questi vincoli, la loro visione della vita - esemplificata dal ciabattino, che compie il suo dovere con dignità o dall’operaio, che non vuol perdere una parola del giornale, sotto gli occhi della ragazza stupita – non cede mai al pessimismo o alla rassegnazione. Luigi Celommi appartiene ad un’altra generazione, e non solo per motivi di età. Dopo le illusioni della gioventù, il richiamo dell’arte agisce sempre, specie dopo la morte prematura del genitore, ma è subordinato ad altre comprensibili esigenze. Ad esempio, il posto di lavoro stabile, che Luigi ottiene nel Comune di Roseto degli Abruzzi, presso l’Ufficio Tecnico. Chi lo ha conosciuto in quegli anni – e fra di essi, chi scrive – ricorda la sua costante attenzione al territorio, allo sviluppo ordinato della città, in anni in cui tutto poteva apparire, se non lecito, tollerabile. Ricorda la sua premura verso i concittadini, che dopo anni di sacrificio potevano costruirsi la desiderata abitazione, anche in una zona periferica o poco servita. E verso chi, invece, restava senza casa, senza lavoro, senza riferimenti, soffocato dalla burocrazia sempre in agguato. Sapeva che Roseto era un punticino in riva al mare, su cui talvolta si riversavano avvenimenti dolorosi, che venivano da lontano. Unico rimedio, la solidarietà. Luigi si dedica completamente alla pittura abbastanza tardi. Non rinuncia agli stilemi del nonno e del padre, cerca di sublimarli. Marine e scene agresti sono trasfigurate. Forse per la prima volta, gli umili balzano in primo piano. La strage della Stazione di Bologna è rivissuta nella deposizione di Cristo. Si affaccia una nuova umanità, dolente ma consapevole. Luigi, come ogni vero artista, dipinge per sé stesso, prima che per gli altri, per rivelare il suo mondo. Ecco l’insistenza sui ritratti, specie dei famigliari, privilegiando l’immagine nella sua purezza e nella sua essenzialità. Riccardo Celommi, come Pasquale e Raffaello, segue studi ufficiali, con una guida autorevole e sicura, un grande della cultura abruzzese, Sandro Melarangelo. Ha avuto un riferimento costante nel padre. La sua pittura può ritenersi più innovativa e moderna. Il richiamo alla tradizione di famiglia è appena accennato, perché ben presto Riccardo va per la sua strada. Accanto alla realtà, hanno un posto di rilievo nelle sue opere l’immaginazione e il sogno. Due generazioni a confronto, dunque? O non piuttosto quattro – oltre a quelle dei “puledrini”, che già scalpitano –, ognuna con le sue peculiarità e il suo stile, ma tutte risalenti ad un unico ceppo, quello dei “pittori della luce”, così ricco di esiti e di sviluppi? L’attuale mostra, che segue quelle dedicate al capostipite e al figlio Raffaello nel 2015 e nel 2016, intende offrire un contributo in tal senso e prospettare qualche nuova valutazione critica.

Mario Giunco

 







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