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ALESSIA, DETTA LAZURIT, E IL TEAM OTELLO...

Ricordi al galoppo con poesia della staffa.

Roseto degli Abruzzi (TE)
Domenica, 08 Ottobre 2017 - Ore 17:30

Roseto degli Abruzzi, battigia in corrispondenza del lungomare Pasquale Celommi, 8 ottobre 2017.

Ecco Alessia in sella a Dalilah del Colle degli Impiccati, PSA (cavallo Purosangue Arabo, di linea egiziana) di 22 anni.

Alessia – venere portafortuna del Team Otello – non la vedevo da qualche anno. Oddio, molti anni. Oggi, invece, è apparsa come una madonna che viene dal mare, senza appuntamento né preavviso.

Alessia la ricordo nei primi Anni ‘90 (del secolo scorso!) in sella a Opale, enorme castrone sauro, Cavallo del Don un po’ pazzerello, che lei riuscì a qualificare, nell’endurance, anche per le gare over 100 chilometri terminando una 90 chilometri (alle medie dell’endurance di una ventina di anni fa).

Adesso invece è splendida amazzone su questa bella grigia trotina, tenuta a freno a stento nonostante la veneranda età (22 per un cavallo sono tanti) grazie a un’imboccatura Pessoa, mitigata dall’assenza di barbozzale (un ibrido a metà fra filetto e morso, che senza il fulcro del barbozzale fa leva all’interno della bocca del cavallo, facendo storcere la bocca dei puristi che hanno un solo dio: il filetto semplice).

Ma non è delle differenti imboccature che volevo parlarvi, per quanto io sia rimasto affezionato all’imboccatura Hackamore (fuoribocca... un’imboccatura che è pure un ossimoro) del mio adorato Otello detto Vanzina [cavallo trottatore baio che mi ha cambiato la vita professionale avviandomi al giornalismo nel 1990, insieme a Rugantino (detto Falco), stallone anglo-arabo sardo sauro].

No, volevo parlarvi della prorompente e devastante, per le coronarie altrui, bellezza di Alessia.
Quando, nella prima metà degli Anni ’90, il Team Otello si spostava con Alessia, tutto intorno era il circo equestre di gente che perdeva gli occhi dietro le curve pericolosissime della teramana, che peraltro sapeva farsi rispettare e metteva in riga i fenomeni che a turno si palesavano.

Noi del Team la soprannominammo “Lazurit”, dal nome del cavallo (un bel grigio) che montava il compianto Romano Macrì la prima volta che lo incontrammo sui campi di gara.

Alessia è mia coetanea e così, nel 1992 (avevamo 23 anni), le scrissi una poesia sublimando l’arrapamento gigante che mi cingeva d’assedio ogni volta che la vedevo camminare (non parliamo neanche di quando cavalcava, perché era poesia in movimento e sommava la bellezza sua e quella del cavallo, friggendomi letteralmente... ma posso assicurare che non ero il solo).

Gli anni passano, Alessia resta una donna splendida e amazzone provetta... ma per fortuna sono cambiato io. Che ho un atteggiamento più responsabile e meno bimbominkia (vocabolo che non credo esistesse nel 1992).

E, comunque, eccovi la poesia che scrissi a Giulianova – in pausa pranzo quando lavoravo in ufficio alla Manifattura Nuova Giulia – il primo luglio 1992. Perché è giusto che nulla resti impunito...

W il Team Otello, W Lazurit!

ALESSIA
alessia
seni colline
alessia
mezzo spagnolo e imboccatura blu
alessia
cavallo pazzo
alessia tacchi alti
alessia
speroni a goccia
alessia
pelham con ciappa
alessia
volgare passare
alessia
carnale guardare
alessia
indolenti provocazioni
alessia
brutte intenzioni
alessia
tanti amanti
alessia
niente canti
alessia
gilet e chaps
alessia
fianchi dove morire
alessia
fianchi che danno la vita
(Luca Maggitti)

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