Brandon Sherrod
LA MUSICA NEL CUORE E UN FUTURO DA SINDACO

Lo splendido articolo con intervista di Stefano Blois, pubblicato su Basket Magazine di dicembre 2017.

Roseto degli Abruzzi (TE)
Sabato, 16 Dicembre 2017 - Ore 18:00

Musica, viaggi, cultura, il progetto di diventare sindaco nella propria città natale. Tante sono le qualità e gli interessi di Brandon Sherrod fuori dal campo, da far passare quasi in secondo piano le sue qualità da giocatore. Che pure in Italia stiamo imparando a conoscere bene: un ruolo da protagonista (11.6 punti e 7.4 rimbalzi) nella fantastica stagione di Roseto lo scorso anno, arrivando in corsa ed in sordina, ed un impatto ancora più forte (17.3 punti e 9.7 rimbalzi) nell’inizio-sprint di Scafati. Oltre alle doti tecniche e atletiche in queste cifre c’è tanto dell’energia, dell’entusiasmo, della voglia di migliorarsi giorno dopo giorno e vivere al massimo ogni esperienza che caratterizza Brandon Sherrod come persona, prima ancora che sul parquet. Ad appena 25 anni, questo ragazzo del Connecticut neanche troppo alto (198 cm) per il ruolo che ricopre (centro) può già raccontarne tantissime: dell’anno di college saltato per una tournée mondiale da cantante gospel, di come sia entrato nel cuore dei rosetani tanto al palazzetto quanto nella chiesa cittadina partecipando al Coro di Natale, prima di incidere un CD per beneficienza che ha riscosso enorme successo, di quanto poco ci abbia messo per farsi apprezzare anche in Campania. E poi la patente da journeyman, che lo ha portato (e lo porterà) alla scoperta di posti, persone, lingue (in due mesi parlava già benissimo l’italiano), tradizioni vecchie e nuove, con l’immancabile sorriso sulle labbra e la voglia di arricchire se stesso e gli altri: racchiudere l’universo di Brandon in poche righe di un’intervista è davvero complicato. Ma ci abbiamo provato lo stesso!

Brandon, partiamo dal vostro ottimo inizio di stagione che vi candida ad un ruolo da protagonisti in questo girone Ovest.
“Coach Perdichizzi e la società hanno svolto un ottimo lavoro in fase di costruzione del roster, scegliendo elementi validi e complementari tra loro. L’altro americano Miles è un giocatore importante che sa fare un po’ di tutto, capitan Crow sta giocando spesso da ala forte creando tanti problemi a lunghi più statici, ed in generale ognuno di noi ha voglia di mettersi al servizio dei compagni per vincere. Abbiamo ottime doti di transizione, e sono convinto che diventeremo sempre più solidi in difesa”.

Dove credi possa arrivare Scafati, e quali squadre ritieni più accreditate per un campionato di vertice?
“Quest’anno il nostro girone è molto competitivo, e ricco di squadre importanti: su tutte direi la capolista Casale, Legnano contro cui ho giocato negli scorsi playoff e Biella. Ma sono convinto che potremo dire la nostra, provando a chiudere nelle prime quattro posizioni”.

È il tuo secondo anno in Italia: quali sono le principali differenze tra Roseto e Scafati?
“Sono parecchie, prima di tutto a livello geografico: Roseto è una cittadina di mare che vive di basket, Scafati è compresa in un’area ricca di grandi città dove l’influenza del calcio è maggiore, soprattutto grazie al Napoli. I tifosi della Curva Nord rosetana erano rumorosissimi e ‘malati’ di pallacanestro, ma anche quelli di Scafati sono fantastici e non ci fanno mai mancare il loro prezioso supporto!”

C’è un aspetto del gioco su cui stai lavorando con particolare attenzione per migliorarlo?
“Innanzitutto la percentuale ai liberi: quest’anno li sto tirando con il 64%, nettamente superiore al 52% di quello scorso, ma spero di poter migliorare ancora. Poi il tiro dalla media e lunga distanza: anche se in partita non ci provo praticamente mai, so di poter essere pericoloso anche da oltre l’arco”.

Il basket rappresenta solo una parte della tua esperienza qui in Italia. Lo scorso anno hai addirittura inciso un CD …
“Sì, il progetto ‘Brandon Sherrod & The Sharks-Italian Journey’, nato dall’idea di Luca Maggitti ed al quale ho lavorato insieme a Massimiliano Coclite, Morgan Fascioli ed Emanuele Di Teodoro. Abbiamo reinterpretato canzoni italiane (Ivan Graziani e Lucio Battisti: non proprio una passeggiata per un ragazzo dello YALE, ndr) e straniere, con la finalità di raccogliere fondi destinati sia all’acquisto di strumenti musicali per la scuola media di Montorio colpita dal terremoto, sia a progetti in favore degli studenti di Bridgeport, la mia città natale”.

Sei soddisfatto dei risultati ottenuti?
“Moltissimo: il CD prodotto è stato molto buono, e soprattutto abbiamo raggiunto il nostro obiettivo in termini di copie vendute, riuscendo così a raccogliere la somma necessaria sia per Montorio che per Bridgeport. Abbiamo inoltre avuto la fortuna di ricevere il Premio Borsellino per l’Impegno Sociale, grazie alla promozione svolta da Luca per questo progetto”.

Da grande appassionato di viaggi, starai sicuramente approfittando delle bellezze incantevoli che propone il nostro Paese …
“Assolutamente sì, l’Italia è piena di posti magnifici! Quest’anno ho apprezzato tantissimo i Castelli di Lettere e Arechi: entrambi risalgono all’epoca medievale, ed hanno una vista straordinaria sulla costa e sul Vesuvio. Per non parlare degli Scavi di Pompei: sono a cinque minuti dal mio appartamento, e ci sono già stato tantissime volte! La storia e la conservazione delle rovine sono davvero incredibili, e poterli vedere ogni volta che voglio è davvero una grandissima fortuna”.

Le prossime imperdibili mete segnate sul tuo calendario turistico?
“Sicuramente la Spagna: ho sempre voluto visitarla, perché la cultura ed il cibo sono straordinari un po’ come in Italia. Ma farò sicuramente un salto anche alle isole greche di Mykonos ed in Marocco!”

Tornando alla musica, abbiamo parlato del lato da cantante di Brandon Sherrod: passiamo a quello di ascoltatore.
“Mi piacciono tantissimi e variegati generi: su tutti gospel, R&B, jazz, neo-soul ed hip hop. Tra i miei artisti favoriti non posso non citare PJ Morton, The Walls Group, Moonchild, Rapsody, Michael Blume, Russ, Kierra Sheard, Frank Sinatra, e ce ne sono ovviamente moltissimi altri”.

USA ed Italia: mondi diversi, culture diverse, stili di vita diversi. In cosa si differenziano maggiormente a livello umano?
“La principale è sicuramente l’importanza che le persone danno al tempo: in Italia è tutto molto più lento, un pasto può durare anche due ore. Il tempo non è importante, quando sei con le persone a cui vuoi bene: l’Italia mi ha insegnato questo”

Cosa ti manca più del tuo Paese, nelle numerose occasioni in cui sei ‘on the road’?
“La mia famiglia e gli amici, sicuramente. Ho tre sorelle a cui sono molto legato: Chayla, Chelsea e Chynna, oltre ovviamente ai miei genitori Sandy e Riccardo. Sotto questo aspetto, il campionato italiano è molto penalizzante perché il calendario non concede attimi di tregua per poter tornare anche solo qualche giorno: mi auguro che in futuro le cose cambieranno”.

Scegli tre aggettivi per definirti.
“Determinato, affamato, aperto”

Se domani diventassi davvero il sindaco di Bridgeport, quali sono le prime tre cose che faresti?
“Penso che avrò bisogno di qualche anno prima di poter iniziare la mia campagna elettorale! Scherzi a parte, innanzitutto una riforma dell’istruzione pubblica ed il rinnovamento del consiglio di istruzione a Bridgeport. Poi la ristrutturazione dell’area del centro cittadino, ed altri cambiamenti infrastrutturali per incoraggiare più aziende e persone a migrare a Bridgeport. Ultima, ma non certo per importanza, aiutare a ridurre il gap tra i cittadini ricchi e quelli più poveri”.

Tre persone che consideri modelli di ispirazione nella tua vita, non solo a livello cestistico, spiegandoci ovviamente anche il perchè.
Il primo è il mio papà: mi ha dato un grande esempio di cosa significhi essere un uomo. E’ un padre, un figlio, un marito ed un atleta straordinario, e sono veramente grato di averlo nella mia vita. Poi il mio migliore amico Javier Duren: è un ottimo giocatore di basket, un vero amico nel momento del bisogno, ed ha anche un’incrollabile fede in Gesù Cristo da cui sono molto incoraggiato. L’ultima è Paul Millsap: ho guardato tantissime sue partite, e mi piacerebbe diventare un giocatore come lui in futuro. E’ un grandissimo rimbalzista e difensore, e può allargare il campo con il suo micidiale tiro da tre”.

I tuoi prossimi obiettivi cestistici?
“Sicuramente mi piacerebbe vincere un trofeo qui in Italia e disputare di nuovo i playoff. A livello personale, vorrei chiudere in doppia doppia di media questa stagione”.

I tuoi obiettivi extra-cestistici: dove ti immagini tra dieci anni?
“Vorrei sposarmi, e magari incidere un altro album con alcune delle mie canzoni originali. Tra dieci anni mi vedo come il sindaco di Bridgeport, felicemente sposato, ed ovviamente ancora un ottimo giocatore di basket!”

LUCA MAGGITTI: COM’E’ NATA L’IDEA DEL DISCO
“Questo disco è la classica prova di quanto diceva Fabrizio De Andrè: dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori. In questo caso il letame è riferito ovviamente al terremoto: Brandon è arrivato a Roseto proprio in quel periodo, che vide tante persone perdere la casa tra cui il mio amico pianista e cantante Massimiliano Coclite. Lo invitai a prendere qualcosa nell’hotel dove alloggiava la squadra e lì incontrammo Brandon che suonava al pianoforte: si piacquero subito, e fu quasi immediata l’idea del disco. La grande sorpresa è stata nei tempi di realizzazione: avevamo prenotato per cinque giornate lo studio di realizzazione, ma ne sono bastati  solamente due. Uno dei quali fu il lunedì successivo al derby vinto contro Chieti, con Brandon grandissimo protagonista in campo: una carica che si è evidentemente portato anche il giorno dopo, in cui incidemmo ben sei canzoni. Poi è andata davvero benissimo, riuscendo a vendere 1300 copie in appena 40 giorni e definendo tutti i progetti di beneficienza che ci eravamo proposti: motivi che ci
hanno poi portato a ricevere il Premio Borsellino 2017 per l’impegno sociale”.

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