Serie A2 – Roseto Sharks
SQUALI, NON BARBARI!

La Virtus Roma inaugura la selezione per fede cestistica: se tifi Virtus 1 euro, se tifi Sharks 10! Le nostre riflessioni...

Roseto degli Abruzzi (TE)
Venerd́, 04 Maggio 2018 - Ore 17:15

Prima di tutto vennero a prendere gli zingari, e fui contento, perché rubacchiavano.
Poi vennero a prendere gli ebrei, e stetti zitto, perché mi stavano antipatici.
Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi.
Poi vennero a prendere i comunisti, e io non dissi niente, perché non ero comunista.
Un giorno vennero a prendere me, e non c’era rimasto nessuno a protestare.

Emil Gustav Friedrich Martin Niemöller
(Lippstadt, 14 gennaio 1892 – Wiesbaden, 6 marzo 1984)
Teologo e pastore protestante tedesco, oppositore del nazismo.


Pensavo di averle viste e sentite tutte nella pallacanestro italiana, che frequento da 20 anni tondi in qualità di giornalista di provincia. E pensavo che il massimo dell’assurdità fosse il “pavimento salariale” che si inventò la Lega Basket a inizio Anni 2000. E cioè l’obbligo di spendere per forza una determinata cifra per ogni squadra (in NBA hanno il “tetto salariale”, ma noi italiani – si sa – siamo molto più bravi nella gestione degli statunitensi... vuoi mettere?). La “superpensata”, fatta per evitare il nero e i contratti di immagine, si trasformò istantaneamente nella “Corazzata Potëmkin” di fantozziana memoria del basket di vertice italiano. E bene fece Michele Martinelli (che chiosò: “A leggi stupide noi rispondiamo divertendoci”), il quale tesserò per il Roseto il fratello minore Michele, di professione manager, che ovviamente non aveva mai giocato a basket,
pagandolo per raggiungere il “minimo di spesa obbligatorio”.

Invece oggi, grazie alla segnalazione di un tifoso rosetano – senza il quale non mi sarei accorto della “perla” – ho scoperto la “superpensata del Terzo Millennio”: quella che fa impallidire pure il “pavimento salariale” della Lega Basket che sfidò il “tetto salariale” della NBA. Di cosa si tratta? Del biglietto di ingresso legato alla fede cestistica.

No, non è Lercio.it. Non ci credete? Leggete al link...
https://www.virtusroma.it/oggi-biglietti-gara-3-roseto-posto-unico-1-euro/#.Wuxqy5e-k2w

La Virtus Roma, in vista di Gara 3 – la bella che deciderà la serie del primo turno playout contro il Roseto Sharks – ha “pensato” di favorire l’afflusso dei propri tifosi agevolandoli con il biglietto unico da 1 euro, mentre – cito testualmente – “I tifosi di Roseto che verranno a sostenere la propria squadra saranno sistemati in Tribuna Ospiti F1 al prezzo invariato di € 10,00”.

Avete capito bene: siamo al “razzismo” applicato alla fede cestistica!

Un atto che se non fosse stato fatto – ne sono certo – in perfetta buona fede, sarebbe gravissimo e richiederebbe l’intervento del CONI, della FIP e delle istituzioni pubbliche (politiche e forze dell’ordine). Perché in questo caso, davvero, il motore che controlla un sodalizio sportivo è andato pericolosamente fuori giri.

A Roseto degli Abruzzi di ingressi gratuiti – non a 1 euro, gratuiti – ce ne intendiamo. Già, perché la società degli Sharks in occasione della partita da vita o morte del 2006 fra Roseto e Capo d’Orlando dichiarò l’ingresso gratuito. Per tutti!

Di più. In questo campionato la partita Roseto-Orzinuovi, decisiva per rianimare gli Sharks, è stata giocata pure essa a ingresso gratuito. Ma questo significa che anche i tifosi venuti a sostenere la compagine bresciana sono entrati gratis. Ovviamente.

Anche perché, siamo seri – anche se risulta difficile – e ragioniamo: che fai per controllare?

Metti all’ingresso feroci miliziani che chiedono il documento di identità per vedere dove sei nato? A parte che non credo sia in linea con le libertà costituzionali (ancora) garantite in Italia. Ma poi cosa potresti dimostrare?

È pieno di nati a Roseto che tifano Roma e di romani che simpatizzano per gli Squali. Quindi?

Forse però la Virtus Roma inserirà agli ingressi truppe di insegnanti di dizione, che a seconda delle consonanti dentali più o meno correttamente pronunciate inviteranno a pagare 1 euro oppure 10?

E se mi presentassi all’ingresso e dicessi: “Aò, so de Roseto, ma tifo a Maggica... fateme entrà a n’euro!”... chi potrebbe sconfessarmi?

Insomma: la gestione di una società è cosa seria e io voglio sforzarmi di rispettarla. Ma quando un atto – come quello di cui stiamo trattando – presta il fianco a talmente tante riflessioni circa la sua assurdità, credo che sia doveroso denunciarlo nel suo marchiano errore (ripeto: di certo in perfetta buona fede).

Amici della Virtus Roma, volete agevolare l’afflusso dei vostri tifosi facendoli entrare “quasi gratis”? Dovete assumervi il rischio di vedere entrare “quasi gratis” anche quelli che “non la pensano come voi”. Altrimenti, oltre a inventarvi una modalità di ingresso praticamente ingestibile e ingovernabile, commettete un atto della cui gravità – per simbologia e ripercussioni – neanche vi rendete conto.

Vi do un consiglio, dalla piccola e “barbara” Roseto degli Abruzzi: se volete fare il pienone organizzate l’ingresso gratuito e pagate voi la Siae, come è stato fatto qui da noi nel paio di occasioni che ho ricordato. Facendo ovviamente entrare tutti quelli che hanno diritto a farlo. E cioè tutti i cittadini che non si trovano ospiti dello Stato nelle patrie galere o ristretti agli arresti domiciliari, trattandosi di uno spettacolo pubblico.

Non siete in grado di gestire la cosa? Recedete da questa gravissima azione di “selezione naturale” in base alla fede cestistica che mette i brividi. Ma non di gioia per la bellezza del basket, bensì di paura. Perché ricorda divisioni più serie e terribili, che tanto male hanno fatto all’unica razza alla quale apparteniamo. Quella umana.

POST SCRIPTUM “LERCIO”
Nel caso in cui manterrete la vostra decisione, amici della Virtus Roma, vi copio – qui di seguito – alcune parole e frasi tratte dal mio dizionario “IL DIALETTO ROSETANO PER TUTTI”. Se agiste a tappe forzate, potreste farle imparare a minacciosi bodyguard che poi, durante la partita, potranno girare in lungo e in largo per il palazzetto origliando e pescando i tifosi entrati spacciandosi per romanisti incalliti e che invece provengono dal Lido delle Rose (poi mi fate sapere, con comodo, quale punizione comminerete loro). Ah... le ultime due frasi sono perfette all’entrata, per controllare...
Ma tu guarda dove doveva arrivare il derby dei palindromi “ROMA-AMOR” contro “ROSETO-OTESOR”...

IL DIALETTO ROSETANO PER TUTTI


shapì!

"insipido!", inteso come "sciocco!", "stupido!"

vattaffassicapìll!
“vai a tagliarti i capelli!”, inteso come "metti ordine alle tue idee!"

k’ c'appùr!
"cosa vuoi appurarci!", inteso come "è una situazione intricata, in cui si dicono cose controverse ed è difficile avere informazioni attendibili o di prima mano!"

ùt!
"godi!", inteso come "trova pace!", "stai quieto!", "stai buono!", "stai composto!"

nzìmbr
"insieme", ma si può dire anche “aùnt”

mandmà
"questa mattina", “stamane”, “stamani”

facciarvuddkà!
"faccia capovolta!", da intendersi come "scavezzacollo!", "birbante!", "ragazzaccio!"

zahòtt
“monello”, “piccolo pestifero”

a ttò t’ fa màl lù vròt gràss…
"a te fa male il brodo grasso…", adagio abruzzese inteso come monito diretto a chi – a vario titolo – si imborghesisce, perde la sua grinta, approfitta oltremodo degli agi.
Per dirla con Eugene Delacroix: “L'avversità restituisce agli uomini tutte le virtù che la prosperità toglie loro”.

addusùl
"ascolta", “presta attenzione”

trtllà!
"tirati di lato!", “scansati!”

lù msàl

La tovaglia con cui apparecchiare il tavolo prima di mangiare.

sciarascià
“confusione”, “tafferuglio”, “rissa”

jòm
“andiamo”

lù p’tòn
“il tacchino”

mannaggia sànd nìnd!
“mannaggia santo niente”, bestemmia laica per non inimicarsi il prete

sbarrunòtt
“pennichella”

lù bangàr

la tovaglia con cui apparecchiare il tavolo prima di mangiare. Sinomino di “lù msàl”.

frsumìje
“somiglianza”

shdijùne

“sdigiuno”, il primo pasto mattutino che rompe il digiuno

c’ la pò la pò
“noblesse oblige” in senso figurato

auà!
“guarda!”

auà quo…
“chi ti credi di essere?”

rakìje
“raucedine”

m’arngèrk

“aver voglia di qualcosa”

lì shtracchìr
“le bretelle” per tenere i pantaloni

voccapè!
“boccaperta!”, inteso come persona credulona, sciocca, fessa (e quindi con quell’espressione tipica… con la “bocca aperta”).

trumìndr
“mentre”

frashtìr
“forestiero”, “straniero”

a shtànga f’ss
“a tutta velocità”

scirrijàt
"disordinato", “arruffato” (tipico dei capelli).

jì casilijènn
“andare di casa in casa”, inteso come “bighellonare”.

zttòt!
“state zitti!”, “fate silenzio!”.

llà bbàll
“da quelle parti”

pipinàr
“gruppo di bambini”.

ngh ttò c’ facc sinza man...
“con te mi confronto a mani legate”, guasconata per ricordare a qualcuno il suo insufficiente grado

ngumbagnìj c’ piò moje lu predd
“in compagnia ci prese moglie il prete”, inteso come elogio del grande potere della compagnia, quando propedeutica a “zingarate” alla “Amici Miei”.

puzztavonutòcc!
“che tu possa avere un colpo apoplettico!”.

ùj lì fùj ngh l’ùj nnì vùj
“oggi, a pranzo, non gradisco le verze condite con l’olio”.

lì uàji d là pignìt li sà lù cuppìn
“i guai della pentola li conosce il mestolo”, inteso come “prima di giudicare qualcosa o qualcuno, bisognerebbe avere una approfondita conoscenza”.
Per dirla con un proverbio degli indiani Sioux: “Prima di giudicare una persona, cammina per tre lune nei suoi mocassini”.
Pensando a Niccolò Machiavelli, si potrebbe chiosare: “Non c’è costrutto e trattar dei principati che non si conoscono”.

arnhà
“bestemmiare”.

paccùt
“spesso”, inteso come “notevole spessore” (il contrario di “sottile”).

cajòle
“trappola”, anche in senso figurato come “tranello”, “macchinazione”.

ngh lì màn e ngh lì pìt
“getta il cuore oltre l’ostacolo”

mìgn lì scurdarìll?
“soffri di frequenti e ripetute piccole amnesie?”

lù còtt sòpr a lù v’ll’t
“oltre al danno, la beffa”

d’ ci ì lù fìje?
“favorisca i documenti...”

coma t’ s’ dìc?
“...anche il casellario giudiziale”



Stampato il 04-19-2024 19:34:44 su www.roseto.com