Uomini che fanno imprese [Giannicola De Antoniis Bacchetta]
VINCENZO PALESTINI

Giannicola De Antoniis Bacchetta, business coach rosetano, intervista imprenditori e liberi professionisti che hanno avuto successo.

Roseto degli Abruzzi (TE)
Luned́, 29 Ottobre 2018 - Ore 16:00

Oggi sesto appuntamento con “uomini che fanno imprese”. Con noi Vincenzo Palestini, giovane imprenditore di Roseto degli Abruzzi che possiede una caratteristica davvero peculiare: è una persona semplice, è una persona umile, è una persona che fa bene a se stesso ed anche agli altri. Un po’ come la frutta e la verdura! Vincenzo è un imprenditore di terza generazione, prima il nonno e poi il papà, e oggi gestisce un'azienda importante e in grande crescita.

Come succede sempre, in questa rubrica, diamo consigli utili grazie ad imprenditori (come in questo caso) a chi ci ascolta. Quindi attenzione perché i consigli che darà oggi Vincenzo sono di inestimabile valore dal punto di vista imprenditoriale.

In più ci tengo a precisare che queste interviste non servono per far emergere, incensare o adulare il personaggio di turno ma per dar loro la possibilità di essere utili. Ci offrono spunti pratici e pensieri interessanti per dar forma ad un futuro migliore, per chi sa e vuole approfittarne, attraverso questa memoria scritta.

Niente è più interessante del modello mentale, dei pensieri, dei presupposti, delle credenze, della visione di persone che ce l’hanno fatta, di imprenditori innovativi, di liberi professionisti all’avanguardia che si raccontano con il loro personale modo di esprimersi, con il loro singolare linguaggio.

Perché, alla fine, l’elemento indispensabile è sempre lo stesso: le Persone.
E nessuno dovrebbe mai fare l’errore di preferire un oggetto ad una bella conversazione…

Per tutto questo ringrazio Luca Maggitti, perché senza di lui tutto questo non si sarebbe realizzato.

Ognuno come può…
Abbi Gioia!


Giannicola De Antoniis
Business Coach

PS - Alla fine, trovi il link per vedere il video integrale dell’intervista e in più puoi scaricare un micro-report speciale in omaggio che ti aiuta nel tuo Business

-G: Grazie Vincenzo per essere oggi qui con noi e spiegaci subito di cosa ti occupi.
-V: la mia azienda, in breve, si occupa di frutta verdura. Io lavoro nell'azienda che porta il nome della mia famiglia ovvero Palestini. Ortofrutta Palestini. Per chiarezza, si occupa da sessant'anni di commercializzare frutta verdura; quindi di acquistare e vendere frutta e verdura. Ci rivolgiamo a tantissimi tipi di clienti: c'è il cliente con partita Iva, che può essere ad esempio il fruttivendolo, il supermercato, il ristorante, l’albergo, lo chalet… oppure anche ai clienti privati, da una decina di anni, che possono acquistare i nostri prodotti. L’ultimo che abbiamo aperto, l’anno scorso, è il negozio di Roseto. Quindi è un po' questo quello che fa la mia azienda: si rivolge sia ai grossisti che ai privati. In particolare che faccio io? Faccio un po' di tutto! Mi occupo sia di aspetti più operativi, come dare una mano in azienda dove serve e, insieme ai miei cugini, ci prendiamo degli spazi ogni giorno, ogni settimana, per valutare quelli che sono gli aspetti più strategici. Quindi quando c'è da innovare qualcosa, quando c’è da cambiare qualcosa, quando c'è da discutere su alcuni punti e infine il mio ruolo in azienda è quello di gestire questi 11 punti al dettaglio (negozi) che abbiamo perché considera che con trenta dipendenti, tutti i prodotti, le promozioni, etc… è abbastanza impegnativo quindi l'azienda ha me come riferimento per questo tipo di lavoro.

-G: tu sei stato fuori a studiare e hai lavorato anche in multinazionali. Quindi quando hai deciso di tornare in Abruzzo, a Roseto, nell’azienda di famiglia e prendere le redini della tua Azienda?
-V: nel 2007 mi sono laureato, ho fatto un'esperienza di lavoro anche qui in Abruzzo in una grande azienda sempre in provincia di Teramo con cui ho fatto la tesi, dopodiché dovevo decidere se andare subito in azienda o andare fuori. Decisi proprio di andare a lavorare fuori e qui apro una piccola parentesi: suggerisco a tutti quei ragazzi che vogliono tornare a lavorare nell'azienda di famiglia di fare un’esperienza fuori perché può sembrare tempo perso (qualcuno potrebbe chiedersi: “perché andare a lavorare per altri quando ho l’azienda di famiglia?”) ma non lo è per due motivi: primo - quando vai a lavorare in una grande azienda capisci quali sono le dinamiche, l’organizzazione, le politiche, perché certe cose vanno fatte in un certo modo, etc… tutte cose che se tu torni in una piccola azienda che deve crescere questi aspetti non li riesci a vedere.  Secondo - lavorando in qualità di dipendente vedi tanti aspetti e anche tante dinamiche che ti possono servire in futuro quando vai tu a gestire i dipendenti, i gruppi di lavoro, le persone.
Quindi avere questa doppia visione, sottostando ai comandi di qualcuno, ti aiuta poi a dare ordini, ti aiuta a gestire le persone. Ne abbiamo parlato tante volte, Giannicola, e per avere successo, a prescindere da che lavoro fai, bisogna saper gestire bene le risorse e spesso sono le persone le risorse più importanti.


-G: perché fai quello che fai?
-V: se devo dare una risposta passionale lo faccio perché, e non solo io ma anche tutti i ragazzi della famiglia, lo dobbiamo ai nostri genitori per tutti sacrifici che hanno fatto per tirare su quest'azienda.
Quando sono entrato in quest'azienda era già ben vista sia dai fornitori che dai clienti e questo è solo merito dei sacrifici che hanno fatto per cui in un momento in cui l'azienda stava crescendo, nel 2010 con l'apertura di questi punti vendita, mi sembra davvero un peccato non tornare a dare una mano. Soprattutto perché pensavo, quando stavo lavorando fuori, che come dipendente mi sentivo un po’ stretto perché capivo che non sarei riuscito a incidere immediatamente sulla performance di queste grosse aziende ma pensavo anche di avere le competenze gestionali utili all'azienda e quindi sarebbe stato un peccato non tornare. Quindi nel marzo 2010 ho iniziato a lavorare in azienda e mi sono quasi dovuto auto formare, quindi ho visto un po' tutti gli aspetti e mi sono preso, d'accordo con i miei genitori e i miei zii, uno spazio all'interno dell’azienda.


-G: mi viene da dire che questa è stata una bella sfida per te, quindi ti chiedo: “cos'è per te una sfida?”
-V: di sfide ne ho affrontate tante fin dall’inizio. Quando sono entrato in azienda, di noi ragazzi che lavoravamo lì, c'era solo uno dei miei cugini un po’ più grande di me, che però si occupava di una struttura che sta a Pescara e perciò poco vicino all’azienda principale di Cologna Spiaggia. Per cui ho dovuto affrontare tante sfide. Quando sono tornato in azienda si lavorava come vent'anni fa e quindi cercare di far capire ai miei e ai miei zii che dovevamo cambiare è stata veramente dura. Però è stata dura all’inizio perché c’è da dire che una volta che loro si sono fidati di me è stato un po’ più semplice. Questa è una delle prime sfide che ho affrontato ma poi da lì in poi le sfide ci sono tutti i giorni. Ma cos’è una sfida? È una battaglia che vai a combattere per qualcosa in cui davvero credi e delle volte ci credi solo tu! Quindi devi essere convinto al 100% di quello che fai. Ovviamente non puoi buttarti alla sprovvista nel combattere una battaglia perché se non hai chiaro quali armi ci vogliono o addirittura non si posseggono, è solo uno spreco di energia e tempo ed è meglio lasciar perdere. Molto spesso le armi sono delle competenze tecniche, a volte sono delle competenze relazionali perché devi spiegare, anche a persone più grande di te, o con una visione differente dalla tua, determinati aspetti e cercare di far passare quegli aspetti e non è semplice. Quindi anche le competenze relazionali che abbiamo sviluppato in questi anni mi sono servite tantissimo per cercare di vincere e portare a termine determinati obiettivi.

-G: Vincenzo, anche per dare dei consigli a chi ci ascolta, quali sono le caratteristiche di un imprenditore giovane e che inizia oggi la sua attività imprenditoriale?
-V: secondo me un imprenditore deve possedere due caratteristiche principali: la prima è che quando inizi a fare impresa devi capire benissimo il settore in cui ti stai buttando, dove stai buttando i tuoi soldi. Se non sei un super esperto, ci devi diventare e devi capire benissimo quello che stai facendo. Poi una volta che l'imprenditore crea un'azienda deve essere abile a formare un sistema in cui l'azienda funzioni e dove tu ti possa staccare. L’imprenditore non deve essere l'azienda ma deve essere bravo nel creare e saper gestire. In caso contrario non riesci più a svilupparla rimanendo sempre fossilizzato lì.
Faccio l'esempio di un amico - Giampiero Di Biase di Pescara -  che mi parlava della sua pizzeria. Era diventato molto bravo a fare la pizza e mi disse però che non avrebbe voluto continuare a fare solo il pizzaiolo bensì avrebbe voluto far crescere la sua attività ed è proprio in quel momento che scatta la mentalità dell’imprenditore. Ossia partono quelle domande tipo: “voglio aprire altre dieci pizzerie ma dove le apro”? “Come faccio a studiare il posto dove aprirle”? “Come faccio a fare in tutte le pizzerie la pizza buona come se la facessi io”? “Come faccio a controllare il rendimento di queste pizzerie”?

Quindi da lì c’è il momento in cui da pizzaiolo diventi imprenditore della piazza.

-G: dato che tu hai la fortuna di confrontarti con la vecchia generazione quali sono i pro e i contro dei nuovi rispetto alla vecchia generazione e soprattutto cosa si può imparare gli uni dagli altri?
-V: io  mi sento di difendere la mia generazione perché mentre una volta il lavoro era tutto, si impiegavano molte ore dando anima e corpo, tralasciando la vita personale e sociale per via di un contesto culturale diverso nel quale si guadagnava tantissimo perché i margini erano assurdi, attualmente non è così. Noi ragazzi, dai venticinque ai trentacinque anni, veramente dedichiamo anima e corpo al nostro lavoro, a volte tralasciando anche la vita personale, le ferie, etc… Io e gli altri ragazzi ci svegliamo alle tre e mezza di mattina perché seguiamo la vendita nella nostra struttura di Pescara. Lì il mercato, la vendita, si svolge tra le cinque e le nove. La mia giornata quindi comincia alle tre e trenta del mattino fino a mezzogiorno, mangio qualcosa, poi dopo una breve pausa verso le tre e trenta di pomeriggio ricominciamo a lavorare… quindi veramente dedichiamo tanto all’azienda pur non avendo gli stessi margine di guadagno di una volta e anche mettendo da parte la vita personale, hobby, etc… perché per noi è veramente una missione. E non solo per me, mio cugino, mio fratello ma voglio metterci anche mio cognato e mia moglie che a volte si comportano come se l'azienda fosse proprio la loro, anzi anche di più!

-G: e questo che dici è bellissimo perché veramente, per chi ha la fortuna come me di conoscervi e di vedervi lavorare insieme, è un collante fortissimo tra di voi che, a parte la professionalità e l’impegno, fa sì che il rispetto reciproco e la forza della famiglia vengano sempre fuori.
-V: tutto ciò secondo me è merito dei nostri genitori e dei nostri nonni e dal fatto che le nostre famiglie hanno abitato insieme per tanto tempo nella stessa casa, quindi i piccoli screzi, i piccoli contrasti si sono sempre superati per la voglia di stare insieme e la stessa cosa sta accadendo in azienda. Tantissimi si chiedono come facciamo ad andare d’accordo visto che siamo dieci, dodici persone tutti nella stessa attività. In realtà la nostra forza è proprio quella: l’abitudine ad affrontare le divergenze e i punti di vista differenti sia in famiglia che sul lavoro. Altrimenti, come dice mio padre: “la prima generazione lo fa, la seconda se lo gode e la terza se lo mangia!” Ora noi siamo la terza e abbiamo una responsabilità pazzesca.

-G: quali sono i tre aspetti fondamentali per un'azienda di successo?
-V: secondo me in un’azienda, qualsiasi sia l'importanza e la grandezza, come prima cosa devono essere chiari a tutti gli obiettivi: sia ai dirigenti, che agli operatori di un certo livello, fino proprio agli operatori di base. Anche quello che entra in azienda domani mattina deve già avere chiari gli obiettivi, cosa ci si aspetta da lui e la massima trasparenza in tutti in sensi. Dopo invece vengono le competenze, cioè la buona volontà non basta per un determinato lavoro ma bisogna possedere determinate competenze e se queste non si posseggono bisogna per forza acquisirle in qualche modo e poi soprattutto la velocità strutturata in maniera tale che acquisisce molte informazioni e deve essere pronta e veloce a cambiare perché nel mondo di oggi se non riesci a cambiare subito c'è qualcuno sicuramente che ti frega.

-G: È appunto per questo come si difende dalla concorrenza?
-V: ci si difende dalla concorrenza non come fanno quelli che vendono i telefoni e che fanno “un telefono al giorno” ma capendo cioè che non bisogna mai fermarsi, cercare sempre di fare qualcosa di nuovo che magari piace al cliente e soprattutto vendendo, perché non si vede solo il prodotto, noi diciamo che vendiamo anche noi stessi durante l’esperienza d’acquisto. Io faccio sempre l’esempio di quando stavo all’Università a Bologna: avevo due bar davanti casa e a parità di bontà di cornetti, di cappuccino, uno dei due appena entravo diceva: ”buongiorno Vincenzo come va, come stai?” e tu quando entravi lì dentro ti metteva di buon umore ed era ovvio che io scegliessi proprio quello tra i due. Quindi lui che cosa mi stava vendendo? Sicuramente non il cornetto, che aveva uguale anche quell’altro bar, ma la sua Singolarità, cioè quella cosa che solo lui poteva offrirmi. Ecco allora che se l'azienda capisce che bisogna innovare di continuo e trovare la propria Singolarità, cioè la cosa che gli altri non posso imitare, quell'azienda può avere sempre un futuro però questo vuol dire stare lì sul pezzo, a studiare, sempre focalizzati. Quando pensi di essere arrivato, assolutamente devi stare attento perché non è così. Devi capire se questa cosa vale oggi, per quanto tempo vale e poi metterti in moto per cambiare.

-G: infatti uno di quei mantra che mi piace di più è: ”per essere il numero uno devi pensare sempre come il numero due”, cioè sempre che ti manca qualcosa. Visto che avrai molti anni davanti a te di imprenditoria, come ci si prepara per il futuro? Come un imprenditore come te, giovane, con un'azienda in crescita come la vostra, con la fortuna di avere una struttura familiare alla base con rapporti sani, si presenta alle porte del futuro?
-V: guarda questo te lo posso semplificare con una frase che diceva sempre mio nonno Micuccio, e che ripeteva anche prima di morire: “Vince' ricordati che d’imparare non si finisce mai”. Quindi cercare sempre di mettersi in gioco, in discussione. Non solo sui prodotti che serviamo ma anche capire se la struttura organizzativa della nostra azienda è corretta, se possiamo fare in qualche altro modo, etc… Insomma dedicare una parte del proprio tempo agli aspetti operativi e l'altra fermandosi a riflettere su quello che stiamo facendo bene oppure se dobbiamo studiare qualcosa di nuovo e poi dobbiamo diversificare e quindi il concetto è quello: mai fermarsi perché non si finisce mai d’imparare. Questo me lo diceva mio nonno e mi piace ricordarlo ma me lo dicono tutti i giorni i tanti vecchi commercianti con cui ho a che fare…

-G: Vincenzo ti ringrazio per l’intervista e ti faccio anche tanti auguri perché ho saputo che ultimamente, “sotto al cavolo”, è nato il piccolo Diego.
-V: grazie a te e a tutti voi.

www.giannicoladeantoniis.com
Il video dell’intervista lo trovi su
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