Vittorio Fossataro
L’ALTRUISMO DELL’AMORE, LA FORZA DELLA RAGIONE.

L’orazione funebre letta stamane, nel corso delle esequie.

Roseto degli Abruzzi (TE)
Martedì, 06 Novembre 2018 - Ore 15:00

Vittorio Fossataro ha lasciato questa vita a 78 anni, dei quali 51 dedicati alla pallacanestro rosetana. Un atto d’amore talmente grande da sollevare tutti noi da qualsiasi dovere. Sarà impossibile, infatti, ripetere quel che ha fatto lui. Ed è per questo che Vittorio è una figura unica nel basket rosetano, italiano, internazionale.

Vittorio è stato l’altruismo dell’amore per la pallacanestro rosetana e per Roseto degli Abruzzi più in generale, perché ha sempre lavorato, per il bene di tutti, alla costruzione di una città e un sodalizio cestistico che gli assomigliassero: eleganti, garbati, diplomatici, improntati alla risoluzione dei conflitti invece che alla loro creazione.

Vittorio è stato la forza della ragione, perché ha risolto in maniera logica le molte problematiche tattiche e strategiche, nel corso del suo oltre mezzo secolo al servizio della pallacanestro cittadina e delle varie associazioni per la promozione turistica che ha animato.

E quando il suo altruismo amorevole e la forza della sua ragione non sono bastati, davanti alla storia ha saputo anche gettarsi nel vuoto per amore della sua comunità. Come nell’estate del 2003, quando saltò su quel cavallo imbizzarrito che era il Roseto Basket senza padrone, fungendo da presidente traghettatore verso una nuova governance dalla quale uscì un anno dopo il “Roseto più forte di sempre” di coach Neven Spahija e del fuoriclasse Mahmoud Abdul-Rauf.

Ecco: senza Vittorio Fossataro e il suo salto nel buio, non sarebbe mai nato il “Roseto più forte di sempre”. E io non so quanti rosetani avrebbero accettato, come fece Vittorio, di avere persino scocciature con il fisco, pur di salvare il primo patrimonio storico-culturale della comunità. Questo è giusto dirlo, a sua maggior gloria. Vittorio ci mise il petto, il suo nome e cognome per il bene di tutti, quando nessuno era disposto a farlo.

E bastò il suo ingresso per far giungere a Roseto il Presidente della Lega, Prandi, e iniziare ad aggiustare le cose. E bastò la sua parola, insieme a quella del Sindaco, per far partire la squadra per la prima trasferta contro la Virtus Roma, nonostante non fosse ancora stato pagato il primo stipendio.

Vittorio è stato uomo di azione e fatti, concretezza e passo indietro rispetto ai vari “numeri uno” che nei decenni si sono presi la scena dirigenziale rosetana. A lui bastava il ruolo di sottosegretario alla presidenza del consiglio del basket cittadino: ruolo senza il quale il presidente non avrebbe saputo andare avanti.

Ha saputo comunicare a tutti noi un basket essenziale, fatto di domande semplici e buon senso. La prima: quanti punti ha nelle mani, in questo campionato, la nostra squadra? E da lì snocciolare riflessioni sulla vocazione della compagine.

E quando – qualche stagione fa – noi fenomeni di Google, facendoci forti di qualcosa appreso sul web, gli dicemmo che Piacenza avrebbe ribaltato le sorti del campionato con l’ingaggio del campione Sani Becirovic, lui aspirò il suo amato sigaro e sentenziò: “Per me, non vincono lo stesso”. Ebbe ragione lui!

Vittorio conosceva tutti, rispondeva sempre al telefono e, soprattutto, aveva lo stesso rispetto per il portatore di asciugamani e per il presidente della FIP. Amante dell’educazione, ha sempre ottenuto quel che era utile per il suo Roseto grazie a una instancabile opera di tessitura di relazioni. Un modo di rapportarsi con le istituzioni politiche e sportive che andrebbe studiato a scuola a mo’ di educazione civica, perché i giovani ne uscirebbero più educati e avvezzi a vivere in un mondo più organizzato, funzionale e pulito.

Tale era il suo pragmatismo, da concepire persino piccole bugie dette a fin di bene che aggiustavano il quadro d’insieme. Preziose gocce di lubrificante che aiutavano l’ingranaggio a mettersi in moto. Era il suo modo di dimostrare che con pazienza, perizia e qualche astuzia si ottengono i risultati, mentre chi strepita e urla fa solo rumore e non combina nulla di buono per sé e per gli altri. E se la domenica vuoi aprire il palazzetto e farci giocare una squadra che sia competitiva, non ti servono fenomeni da baraccone ma tanti uomini come Vittorio Fossataro, in grado di organizzare edizioni del Trofeo Lido delle Rose con l’Italia o il Memorial Giovanni Giunco chiamando Dino Meneghin e altri campionissimi.

Lo ha detto recentemente il Sindaco della nostra città ed è giusto ripeterlo: se ci fossero 10 persone come Vittorio Fossataro – almeno 10 in grado di somigliargli un po’ quanto a valori ed atteggiamento – la nostra Roseto degli Abruzzi sarebbe un posto migliore.

Riflettiamo perciò tutti – in modo kennedyano – su quello che possiamo fare noi per la nostra città, prima di chiederci cosa la nostra città può fare per noi. E ricordiamoci di un pensiero di Vittorio Fossataro, affermato di recente, quando disse: «Ripercorrendo 50 anni di storia di basket rosetano, vorrei sottolineare che la grandezza di Roseto negli Anni ’60, ’70 e ’80 era dovuta al coinvolgimento e alla concordia della maggior parte dei cittadini sia nel supportare la pallacanestro sia nella gestione della comunità. Con la riscoperta di questi valori e di questo spirito di appartenenza, potremmo riuscire a riportare Roseto nel posto che gli compete in ambito nazionale». Questo affermò Vittorio.

Rosetane e Rosetani, amiche e amici di Vittorio Fossataro, cerchiamo tutti, giorno dopo giorno, di non dimenticare ciò che lui ha fatto e rappresentato e di onorarne la memoria, provando – ognuno come può – a fare qualcosa di buono per la comunità. Con l’altruismo dell’amore e la forza della ragione.

Ciao Vittorio. E grazie di tutto.

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14 settembre 2018
Roseto Basket Story
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Intervista al Team Manager del Roseto Sharks 2018/2019, che sabato sarà premiato nel corso della presentazione della squadra. Imperdibile galoppata nel basket rosetano.
http://www.roseto.com/scheda_news.php?id=17156







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