Fotografichevolissimevolmente [Cristian Palmieri]
CRISTIAN PALMIERI: FOTOGRAFARE È VIVERE.

Intervista al fotografo rosetano, che nei prossimi giorni aprirà una rubrica di sue immagini su Roseto.com.

Roseto degli Abruzzi (TE)
Martedì, 27 Novembre 2018 - Ore 21:45

Cristian, ti ricordi il giorno in cui hai deciso che avresti fatto il fotografo?
«La fotografia fa parte della mia vita da quando sono nato e mi sono ritrovato nell'ambiente senza che me ne rendessi conto. Due sono stati i momenti significativi che mi hanno fatto pensare di farne una professione. Il primo momento è stato a 16 anni, in piena era analogica, quando con una mia fotografia (L'infinito) mi sono aggiudicato il terzo premio in un concorso indetto in occasione dell'inaugurazione della stazione ferroviaria di Pescara. Da quel momento ho preso coscienza delle mie capacità espressive e ho iniziato ad osservare il lavoro del mio papà in maniera più poetica e mi son ritrovato nel proseguire la tradizione di famiglia. Poi la vita mi ha portato a fare diversi lavori fino a che, raggiunta una certa tranquillità interiore, è accaduto qualcosa che è legato ad uno dei miei luoghi culturali tanto cari che è il circolo virtuoso Il Nome della Rosa, il quale ha accolto la mia prima mostra fotografica realizzata interamente con l'apparecchiatura digitale. Non nego che il distacco dall'analogico mi aveva portato a sospendere l'attività fotografica per un certo periodo, fino a quando ho preso familiarità con i nuovi mezzi e, dopo quell'evento, sono ripartito a testa bassa».

Sei figlio d’arte. Quanto ha contato?
«Il fatto di essere figlio d'arte è stato fondamentale per me sia a livello economico (da bambino scattavo senza aver paura di buttare via pellicole, approfittando della camera oscura e del lavoro di papà) sia nel raggiungere quella tecnica basilare da utilizzare per impressionare la luce su una pellicola. Mi sono ritrovato a curare le illuminazioni durante i matrimoni, fino a che non ho iniziato a scattare con un secondo corpo macchina per i backstages degli eventi per i quali mio padre era chiamato da professionista. Il mio è stato un percorso all'inverso, poiché prima ho avuto le macchinette tra le mani e poi ho studiato sulle enciclopedie specializzate che in famiglia non mancavano mai».

Fotografo di nudo, paesaggista, still life... come per i pittori, si va sulle specializzazioni. Tu come ti definiresti?
«Schizofrenico. Una delle definizioni che hanno dato alle mie immagini e che ritengo più veritiere. La voglia di sperimentare ed il crescente lavoro mi hanno portato ad affrontare un po’ tutti i generi fotografici. Quando per lavoro mi capita di affrontare temi nuovi mi informo, leggo, ascolto e capita spesso che mi appassioni a nuovi generi. Ho collaborato con aziende turistiche che avevano necessità di immagini paesaggistiche, di flora, fauna e cibo, aziende di arredamento di interni, eventi sportivi per giornalisti, poi immagini per copertine di libri, ecc. Nei miei progetti personali invece attingo a tutte le tecniche assieme per esprimere i miei concetti. La scarsa fiducia del prossimo mi ha reso difficile occuparmi di ritratto, ma il passaggio inevitabile è avvenuto e mi sta dando tantissime soddisfazioni e bellissime emozioni. Il nudo occupa una parte importante oggi nel mio modo di comunicare, ma non mi ritengo un fotografo prettamente di nudo».

Quanto è importante e quanto conta l’attrezzatura tecnica?
«Se parliamo di fotografia allo stato puro occorrono un’ottima ottica (obiettivo) e un adeguato supporto sensibile (pellicola o sensore digitale). Chi svolge la professione però ha la necessità di avere tra le mani apparecchiature affidabili, maneggevoli, veloci. Oggi per un fotografo professionista l’attrezzatura tecnica e gli strumenti di sviluppo come computer e software devono essere professionali, ma non è una leggenda dire che ottime immagini si possono ottenere con qualsiasi attrezzatura. Una visione poetica di quello che ci circonda fa ottenere eccellenti risultati anche con attrezzature base».

Oggi “siamo tutti fotografi” con i nostri telefonini. È una concorrenza, è qualcosa che va bene così? Come la vedi?
«Come per qualsiasi innovazione vale la legge del “buon uso senza abuso”. I telefoni cellulari di ultima generazione sono diffusissimi e adatti per raccontare storie sui social, ma sono pur sempre apparecchi nati per altri scopi . Chi si innamora della fotografia fa il passo importante verso le apparecchiature adatte.  Per questo credo che i produttori di reflex non abbiano avuto ricadute negative dovute alla diffusione dei telefonini, anzi penso proprio il contrario. Non vedo in quale modo ci possa essere concorrenza tra chi è “siamo tutti fotografi” e chi agisce in maniera professionale».

Le prime tre qualità che un fotografo deve avere, per riuscire bene nel proprio lavoro?
«La curiosità deve essere la nostra compagna, anche quando siamo in un ambiente a noi familiare che conosciamo bene non dobbiamo mai smettere di farci domande, chiedere e stare sempre con le orecchie tese.  Empatia. Soprattutto quando si fotografano le persone bisogna essere un po’ psicologi e entrare nelle grazie del ritrattato, dall’adulto al bambino passando per l’adolescente. Spirito di osservazione, che va a braccetto con la curiosità. Osservare il mondo da vicino, da lontano, dall’interno e dall’esterno, l’effetto della luce sugli oggetti, le forme che si creano immaginandone l’utilizzo che se ne potrebbe fare».

Quanta solidarietà e quanta invidia c’è nel tuo lavoro, fra colleghi?
«Più che invidia esiste una sana concorrenza. Da parte mia occupandomi anche di arte, cultura e forse perché ho due mestieri, non sento addosso l’invidia da parte di altri colleghi e non invidio chi si occupa di fotografia. Infatti, oltre all’amicizia che ho con tanti fotografi cerco sempre nuovi talenti da inserire negli eventi che organizzo. Credo nella condivisione delle idee e non sopporto chi tende a farle valere a forza».

Il servizio fotografico che più ti ha emozionato finora? Racconta...
«Misurare la quantità di emozione non credo sia possibile ma se devo indicare un lavoro che mi ha dato e continua a darmi tantissima emozione è quello relativo al progetto “Fuori dall’ombra”,  che mi ha fatto conoscere le storie di oltre cento donne provenienti da tutta Italia».

C’è stato un servizio alla fine del quale ti sei ritrovato profondamente deluso? E se c’è, raccontacelo...
«Capita a volte che le situazioni che avevi immaginato vadano in altre direzioni. Una volta, ad esempio, avevo organizzato una sessione di scatti per un gruppo di danzatrici che dovevano promuovere la loro attività. Abbiamo fatto i sopralluoghi un mese prima, preso accordi con il proprietario di un locale all’aperto, stabilito il giorno. Al momento di scattare una danzatrice era in ritardo, si sprigionò una tempesta di mezz’ora e nel frattempo si avvicinava il tramonto. Una parte dello shooting prevedeva anche la registrazione di video e mi sono ritrovato a dover scattare in mezz’ora per una sessione che avevo previsto di almeno tre ore. Risultato ovviamente indecente».

Fotografare, dillo con un altro verbo...
«Uno solo? Vivere».

Cristian Palmieri
Nota biografica a cura di Luca Maggitti.


Cristian Palmieri, da Roseto degli Abruzzi (TE), è figlio d’arte. 
Inizia ad assistere il papà fotografo fin dall’età di 8 anni. Studente di terza media, in occasione della gita scolastica  riceve in prestito la Rolleiflex del padre e se ne innamora.
A 16 anni vince il 3° Premio nel concorso “L’ultimo treno”, in occasione dell’inaugurazione della Stazione Ferroviaria di Pescara, con l’opera “Infinito”.
Nel 2007 una sua opera viene selezionata per il catalogo Grand Prix di fotografia “Nanna dopo la TV”.
Nel 2008 vince il 2° Premio nel concorso “Digitale in trasparenza”, in occasione della Mostra dei Vini Tipici, con l’opera “Dalla vigna alla tavola”.
Dal 2008 è il fotografo ufficiale della squadra di basket femminile delle “Panthers Roseto”. Le sue foto sono state pubblicate su varie riviste quali “Abruzzo Sport”, “Eidos”, “Abruzzo Più”, “Abruzzo e Sabina di ieri e oggi”, “L’Araldo abruzzese”.
Nel 2009 le sue opere “Cabine al mare” e “Carnevale di Ascoli” sono selezionate per il catalogo “Aternum”, vince il 1° Premio nel concorso riservato ai fotografi accreditati ai “Giochi del Mediterraneo” di Pescara con l’opera “Lo sforzo”, è Presidente di Giuria nel concorso fotografico “Vista Mare”.
Nel 2011 collabora con il Maestro Bruno Zenobio alla realizzazione del suo catalogo di colonne musive, totem e stele, è l’autore delle copertine del quindicinale “Blu 24 Magazine”.
Negli anni 2011, 2012, 2013, 2014 è Direttore Artistico della manifestazione “Un pugno d’impegno”, all’interno della quale cura la proiezione di immagini video e mostre fotografiche sui temi di sport – in particolare boxe – e volontariato sul tema “Un pugno d’impegno su Cuore Alto”.
Nel 2013 la sua opera “Santa Cecilia” viene selezionata per la mostra “Ceci n’est pas un concours. Questo non è un concorso.”, svolta a Palazzo Magnani di Reggio Emilia.
Nel 2014 performer e art photographer della manifestazione “Natale in Arte” con la partecipazione straordinaria del Maestro d’Arte Maxs Felinfer (Presidente premio critica).
Nel 2015 il suo “Mater Nostra” viene selezionato assieme ad altri 43 fotografi italiani e unico rappresentante abruzzese per l’esposizione d’arte in Cina “Expophoto2015, Italy Scent of beauty” .
Nel 2016 espone nel Palazzo Mezzopreti di Montepagano il progetto “Fuori dall’ombra” dedicato al mondo femminile. Di seguito i 50 ritratti vengono esposti presso le prestigiose Scuderie del Palazzo Ducale di Atri in occasione dell’approvazione del regolamento della Commissione per le Pari Opportunità di Atri .
Nel 2018 è fotografo ufficiale della XXIII edizione di “Roseto Opera Prima” con la conduzione di Emanuela Tittocchia, Beppe Convertini, Mariasilvia Malvone, l’organizzazione artistica di Francesca Candeloro, Monica La Padula e Williams Di Liberatore e la speciale partecipazione di Valeria Marini, Giovanni Ciacci, Eva Grimaldi, Giulia Salemi, Manila Nazzaro, Simone Montedoro, Antonio Gerardi, Clayton Norcross.
Sempre nel 2018 cura le immagini fotografiche di Roseto degli Abruzzi e Montepagano per il catalogo de “Le Terre del Cerrano” (http://www.terredelcerrano.info) per la promozione turistica del territorio.
Nel 2018 organizza ed espone per l’evento “Chi ha paura del lupo nero?” al quale partecipano gli artisti Stefania Eccos, Simona Florindi, Daniele Guerrieri, Erika Ledonne, Emidio Mozzoni, Miriam Pasquali, Bruno Zenobio e lo stesso Cristian Palmieri che cura anche il libro dedicato all’evento che raccoglie un’ antologia di poesie, racconti e opere sul mondo della resilienza.
 

MOSTRE PERSONALI


2018
CHI HA PAURA DEL LUPO NERO?
“Chi ha paura del lupo nero?” raccoglie una collettiva di artisti che hanno lo scopo di far riflettere sulla capacità della persona di rinascere dopo brutte avventure o malattie.
Una mostra e tante testimonianze di chi ha superato le difficoltà affidandosi alle espressioni artistiche
 
2016
FUORI DALL’OMBRA
“Fuori dall’ombra” si presenta allo spettatore come proposta culturale ed al contempo anche educativo-formativa per il tema che tocca. “Fuori dall’ombra” è un progetto fotografico tutto al femminile che nasce dalla volontà dell’autore di rendere la donna protagonista, tramite l’arte fotografica, di una società che non sa riconoscerla ancora come tale. Il proposito qui descritto è insito in un’attitudine tutta personale dell’artista, figlio d’arte, che già in precedenza ha trattato da vicino questo tema in occasione del progetto fotografico dedicato all’emancipazione femminile dal titolo “Una porta, una finestra, due mura”- la storia di quattro donne contemporanee e legate l’una all’altra dal fil rouge dell’arte, traendo spunto dallo spirito avanguardistico e senza tempo contenuto nella celebre poesia “The Spleen” della Contessa di Winchilsea, poetessa britannica vissuta nella seconda metà del Seicento, periodo in cui alle donne era vietato l’accesso alla formazione scolastica.

2016
AD ETERNA MEMORIA
Ecco cos’è la fotografia; una memoria che si prolunga nel tempo anche quando quella che resta nella nostra mente si è sbiadita, sformata o addirittura cancellata. Nel nostro tempo, con le risorse tecnologiche a disposizione, tutti siamo diventati fotografi e viviamo scambiandoci attimi catturati. A questo punto per quale motivo dedicare questa mostra alle fotografie di Cristian Palmieri? Perchè lui con la sua sensibilità, il suo occhio attento e le sue conoscenze del mestiere, riesce a catturare, insieme agli attimi che immortala, la poesia che li avvolge, l’essenza stessa del tempo che resta paralizzato nel racconto che le sue foto tramandano. Cristian è un artista prima che fotografo , un uomo armato di una passione prima che di una macchina fotografica; è qualcuno che percorre il mondo prima di noi per mostrarci come guardarlo. Rivivere uno ad uno i momenti che lui ha catturato per noi è il vivo consiglio che mi sento di darvi visitando la sua mostra.
Maxs Fellinfer

2015
MATER NOSTRA
Prosegue la ricerca sul corpo e l’identità femminile intrapresa da qualche anno dal fotografo rosetano Cristian Palmieri. Attraverso il tema della maternità l’artista esplora l’archetipo junghiano della “Grande Madre”, presente nell’inconscio collettivo.

2014
UNA PORTA, UNA FINESTRA, DUE MURA
Donne ritratte all’interno delle mura domestiche, messe a nudo da un bianco e nero che diventa carne e vissuto, languore e desiderio di un altrove fortemente voluto e mai pienamente concesso: l’arte come principio di espressività, im-perfezione e bellezza.

2013
PALINSESTO
Un  viaggio nel mondo dell’arte, fonte di ispirazione. Nessuna risposta, ma tante domande. Immaginare cosa avrebbero rappresentato oggi gli artisti che hanno fatto la storia dell’arte. Non una riscrittura, ma una reinterpretazione in forma moderna di alcune opere.

2012
PAESAGGI (IN)NATURALI
La fotografia come mezzo di testimonianza, ma anche come occhio indagatore. Un’indagine che mette in risalto il rapporto dell’uomo con la nostra terra. Come rovistando nella spazzatura attraverso le tracce che vengono lasciate si riesce a scoprire come siamo, così attraverso i segni e le opere sul territorio si svela il nostro carattere. Di nuovo paesaggio, quindi. D’altronde è così difficile correre dietro all’essere umano in questo fuggi fuggi quotidiano che è più facile congelarlo in quello che lascia dietro di sé nel corso della sua breve vita. Segni effimeri che a noi possono sembrare eterni, ma che la natura cancellerà con il tempo, perchè la natura può fare a meno di noi ma non viceversa.

2011
IL RESPIRO DELLA TERRA
Dall’osservazione sulle possibili forme del mare (Figli dello stesso mare, 2009), alla ricerca tematica sulla luce, rivelata a contatto con alcuni eremi abruzzesi (Luce nel silenzio, 2010), fino al presente lavoro incentrato sulla terra, il fotografo propone un’indagine sul mondo naturale che ci conduce sempre più in profondità all’interno della sua visione.

2010
LUCE NEL SILENZIO
In questa occasione una ricerca sulla luce: essenza stessa della fotografia, essa muta da elemento formale ad identità tematica, arricchita – grazie all’uso della stampa su tela – da suggestivi effetti pittorici e materici.

2009
FIGLI DELLO STESSO MARE
Diciotto scatti in digitale sul tema del mare per la personale, che per la prima volta mette a nudo se stesso e la passione per un’arte praticata fin dall’infanzia accanto al padre fotografo. Un’esperienza che nasce da una concezione purista della fotografia, per cui inizialmente (e per molto tempo in realtà) è solo un intuitivo occhio analogico a registrare l’immagine sulla pellicola.
 
CRISTIAN PALMIERI
http://www.photopalmieri.it

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