Giugliobasket 2019
WALTER (IL) MAGNIFICO: DALLE OLIMPIADI DI LOS ANGELES AL VATE, PASSANDO PER LA SUMMER LEAGUE DELLA NBA.

Chiacchierata con il campione bandiera di Pesaro. Articolo pubblicato sul MESSAGGERO Abruzzo sabato 29 giugno 2019.

Roseto degli Abruzzi (TE)
Luned́, 01 Luglio 2019 - Ore 11:45

GiuglioBasket, kermesse che per un mese fa di Giulianova la capitale del basket giovanile in Italia grazie a 6 tornei, ha chiuso il terzo della serie riservato agli Under 16, vinto dal Cantù di coach Christian Di Giuliomaria contro il Teramo di coach Giovanni Montuori (i due erano compagni di squadra nel Campli tornato qualche stagione fa in B).

La famiglia di Enrico Zeppilli, alla cui memoria è intitolato il torneo, ha donato agli organizzatori di BasketInsieme Abruzzo un defibrillatore.

Fra gli allenatori partecipanti alla manifestazione, il campione Walter Magnifico, premiato da Ernesto Ciafardoni.

Magnifico, che ha vinto 2 Scudetti, 1 Coppa delle Coppe e 3 Coppe Italia, dei suoi inizi dice: «Ho capito di essere diventato un giocatore scontrandomi con Meneghin, Morse, Bariviera e Marzorati, che fino a qualche anno prima applaudivo al Trofeo Lido delle Rose di Roseto».

Una carriera che lo ha portato, con l'Italia, a vincere l’Argento all’Europeo e ai Giochi del Mediterraneo e il Bronzo all’Europeo, oltre al 5° posto alle Olimpiadi del 1984. A tal proposito, Magnifico chiosa: «Il momento più bello della mia carriera? La cerimonia di apertura al Los Angeles Memorial Coliseum: non c’è vittoria che regga il confronto. Per non parlare dell’emozione di girare per il villaggio olimpico, circondato da fenomeni come Carl Lewis, Edwin Moses e Michael Jordan».

Dopo il 6° posto del Mondiale 1986, invece, arrivò l'invito dalla NBA tramite coach Mike Fratello, che lo volle alla Summer League degli Atlanta Hawks. Magnifico racconta: «Dopo due mesi di Nazionale ero sfinito e volevo tornare a casa, perché la mia primogenita festeggiava il suo primo compleanno proprio nei giorni dell’impegno oltreoceano. Fu mia moglie, che ringrazio, a minacciarmi: “Se torni e non vai a giocarti questa opportunità, troverai la porta chiusa!”. Fu un grande esperienza, coronata con l’incontro di Willis Reed, vincitore nel 1970 e nel 1973 degli unici due titoli NBA dei New York Knicks, che mi diede anche un programma di allenamento. Incontrare l’MVP del 1970, che giocò infortunato la decisiva gara 7, è stato eccezionale».

Infine, un pensiero per i giocatori e gli allenatori più cari: «Fra i compagni di squadra cito Bouie, Costa, Gracis e Zampolini: mio compagno di stanza per 12 anni, diventato un fratello. Fra gli allenatori, Skansi, Sacco e il fantastico Bianchini».







Stampato il 04-17-2024 00:19:51 su www.roseto.com