Mancanze
ADDIO, KOBE.

Domenica 26 gennaio 2020, in un incidente aereo, ha perso la vita Kobe Bryant. Un pensiero.

Roseto degli Abruzzi (TE)
Luned́, 27 Gennaio 2020 - Ore 11:45
Muore giovane chi è caro agli dei.
Menandro


Kobe Bryant, nato nel 1978 e cresciuto in Italia, dove suo padre Joe giocava a basket, se n’è andato di domenica, mentre portava sua figlia a giocare a basket, a Calabasas, California, Stati Uniti d’America.

L’elicottero sul quale viaggiavano è caduto e lo schianto si è preso la vita di Kobe, sua figlia Gianna Maria Onore (GiGi) di 13 anni e altre sette persone. Nessuno è sopravvissuto.

Ci ha lasciato di domenica, ci ha lasciato andando incontro allo sport del quale era diventato eroe e simbolo.

Un eroe ancor più caro agli italiani perché questo semidio parlava la nostra lingua, apprezzava le nostre strade a misura d’uomo e la conversazione, diceva che dell’Italia gli mancava la pace che non poteva dare alle sue figlie nel più caotico modo di vita americano.

Caro agli dei del basket, era Kobe. O forse soltanto uno di loro dovuto tornare anzitempo nell’Olimpo. Come Drazen Petrovic, inghiottito dalla triste mietitrice durante un viaggio: lo slavo tornando dal basket, lo statunitense andando verso il basket.

Un signore, ieri, interagendo nella pagina facebook di Valerio Bianchini, ha scritto la cosa più poetica e straziante, a mio avviso, fra le migliaia che ho letto: “Kobe è caduto dal cielo per la seconda volta”.

Il giorno dopo, noi che viviamo di basket non sentiamo i profumi né i sapori. Tutto è sospeso e racchiuso dentro una nuvola di tristezza che matura e scurisce. E che prima o poi dovrà sciogliersi in pianto.

Riposa in pace, uomo caro agli dei. Che così presto ti hanno reclamato.



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