Francesco Infante [The Unrestricted]
RAZZISMO 2020: ITALIA VS USA.

Il giocatore Andy Ogide: ‘La discriminazione è insita negli ingranaggi culturali. Le proteste non si fermeranno finché qualcosa non cambierà’.

Roseto degli Abruzzi (TE)
Lunedì, 08 Giugno 2020 - Ore 16:00

Francesco Infante è nato nel 1992, a Foggia.
Giocatore di basket, attualmente milita in Serie B con la Luiss Roma.
Dai 18 ai 26 anni ha giocato da professionista, passando anche per Roseto nella stagione di Serie A2 2017/2018.
A livello di studi, Francesco ha conseguito la laurea triennale in Lingue e Letterature Straniere, un master in Sport Management e una magistrale in Relazioni Internazionali presso l'Università LUISS di Roma.
Appassionato di viaggi, filosofie, politica, conosce e parla fluentemente anche l’inglese e lo spagnolo.
Da grande vuole diventare un produttore di olio.
Questo è il settimo articolo della sua rubrica su Roseto.com, inaugurata il 15 aprile 2020.

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Si sono rotti gli argini. Le persone nere hanno accumulato per anni e anni rabbia e tensione. Hanno subìto ingiustizie e alla fine la morte di George Floyd è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Le proteste, in settimana, sono arrivate fino in Italia, ma cosa ci accomuna davvero con la situazione americana? Possiamo davvero riuscire a provare profonda empatia con la comunità afroamericana?

Ieri in tarda serata ho sentito il mio amico Andy Ogide (che ringrazio ancora per i 40 in 26’) e abbiamo chiacchierato in merito a ciò che sta succedendo nel suo paese adesso.
«Io sono a Denver, qui le proteste sono pacifiche anche se siamo passati in due giorni dal lockdown al coprifuoco. Credo sia il momento perfetto per cambiare le cose in America, le persone sono stanche del razzismo sistematico e credo che le proteste non si fermeranno finché qualcosa non cambierà».

Che differenze vedi fra il razzismo in America e in Europa?
«Il razzismo è ovunque, ma credo che la differenza più grande sta nel fatto che negli Stati Uniti il razzismo è insito negli ingranaggi culturali. È nella costituzione, nell’apparato statale, nelle leggi locali, nell’istruzione, negli affitti delle case, nel sistema ospedaliero e carcerario, oltre che naturalmente nei dipartimenti di polizia. In Europa il razzismo si nota particolarmente nello sport con i tifosi che tirano fuori il peggio di sé stessi quando guardano una partita, ma non è sistematico come qui perché non avete avuto la schiavitù. Io personalmente non ho mai subito atti di razzismo, ma molti amici hanno avuto insulti e “boo” dal pubblico. Ci sono ignoranti ovunque, purtroppo. Credo di poter dire, però, che camminare per le strade europee per me sia più sicuro che camminare in quelle americane. Amo l’America, ma finché non ci sarà parità di trattamento questo paese non sarà mai così grande come potrebbe essere».

Possiamo dunque realmente comprendere, noi italiani, ciò che accade in America?
Io personalmente credo di no. Per ragioni storiche e politiche soprattutto. Non abbiamo avuto una storia coloniale come ad esempio Francia, Olanda e Inghilterra. Non abbiamo avuto la guerra di secessione e la schiavitù. Cosa possiamo prendere allora di buono da quello che sta accadendo?

La situazione delle persone di colore nel nostro paese è sicuramente molto diversa dalla situazione americana, a tratti peggiore. Ma perché dunque siamo in grado di indignarci solo davanti a George Floyd? Credo sia frutto della nostra sudditanza psicologica nei confronti di coloro che ci hanno ‘liberato’ 70 anni fa. Fa molto più rumore qualcosa che succede a Minneapolis che ciò che accade a sud di Agrigento.

Il movimento per i diritti civili che sta manifestando in questi giorni ha un’età media bassissima, dato molto positivo che segna un netto distacco fra la mia generazione e quella dei miei genitori. Ma guardando a coloro che protestano in Italia mi chiedo, sanno cosa accade ogni giorno nel loro paese? Da anni assistiamo a morti nel Mediterraneo che ormai sembrano numeri della lotteria che ogni giorno vengono sorteggiati nel TG delle 13. Meno di un anno fa abbiamo assistito al ‘decreto sicurezza’. Nei campi della Puglia e di tutto il sud migliaia di braccianti vivono in condizioni estremamente peggiori di quelle in cui viveva il povero Floyd.

Dunque, dove sta la differenza? La differenza sta nel tempismo e prontezza nel fare informazione. Non c’è mai una telecamera puntata su un nigeriano che affoga nel mediterraneo, non vediamo mai incendiare le baracche in cui vivono i braccianti che raccolgono i pomodori che mangiamo ogni giorno, ne sentiamo solo parlare. E sentire non è forte come vedere.

Ciò che dobbiamo prendere di buono da quello che sta accadendo in America è il movimento, è l’indignarsi, il combattere ogni forma di razzismo e discriminazione ci si pari davanti nella vita di ogni giorno. Non saranno i neri a salvare i neri ma dovranno essere i bianchi per senso di responsabilità, civiltà e compassione (nell’accezione greca del termine) a farlo.

La popolazione di colore e più in generale straniera, crescerà esponenzialmente nel nostro paese negli anni a venire. Iniziare a prendere coscienza di quale sia la situazione degli stranieri attuale, quali siano le leggi vigenti in materia (IUS WHAT?) e protestare sin da subito ad ogni episodio di razzismo a cui assistiamo potrebbe essere una buona idea per non arrivare a situazioni peggiori come quella di Minneapolis.

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