Luigi Lamonica
44 ANNI DI ARBITRAGGIO IN 37 DOMANDE...

L’ormai ex arbitro abruzzese ci prende per mano e conduce lungo la strada dei suoi ricordi di basket vissuto. Una intervista che vale una carriera. Grazie a ‘Mister Decidere’ per la pazienza.

Roseto degli Abruzzi (TE)
Domenica, 29 Maggio 2022 - Ore 14:15

01.Luigi, qual è stato l’ultimo fischio che hai fatto?
«Il fischio di fine gara, a rimbalzo, della finale di Eurolega 2022».

02.Dopo, cos’hai pensato?
«Ho sorriso, perché quel segnale che indica la fine della partita, per me quella sera aveva un doppio significato. Poi ho pensato che nemmeno nel sogno più bello avrei mai immaginato un finale così».

03.Quanti anni hai arbitrato e, approssimativamente, quante partite?
«Ho iniziato nel 1978, a 13 anni. Quante partite non lo so. Approssimativamente, da internazionale potrebbero essere più di 1.000, in Serie A poco meno di 700, mentre in totale... diciamo tra 2.500 e 3.000».

04.Tuo padre, Sebastiano, ti avviò all’arbitraggio. In che modo?
«Si erano dimenticati di chiedere alla federazione locale gli arbitri per un torneo di minibasket. Così papà mi disse: “Questo è il fischietto, prendilo e arbitra”. Era il Vice Presidente dell’Amatori Pescara ed era un pochino autoritario nei modi (sorride, n.d.r.)».

05.Tuo fratello Giovanni, con un passato da fromboliere in cadetteria, ha girato il mondo in moto e ha di molto superato il milione di chilometri. Tu hai girato il mondo sulle ali di un fischietto: seleziona i tre posti che mai avresti visto se non avessi arbitrato...
«Nuova Zelanda. Pechino. Las Vegas».

06.Oltre 4 decenni in divisa, cambiandone tante (a volte alcune erano davvero improbabili, ma capisco che tu non c’entri). Se dovessi riassumere in 5 parole chiave o concetti il bagaglio umano e tecnico di un arbitro, quali sceglieresti?
«Onestà. Coraggio. Leadership. Modestia. Conoscenza del gioco».

07.Adesso fai un bel respiro e rassegnati. Ti tocca perdere un po’ di tempo. D’altronde, il tuo palmares è unicamente “colpa” tua e devi pagare dazio. Siccome ti voglio bene, resto solo alle cose più importanti. Ad esempio, per le 23 finali Scudetto arbitrate non ti chiederò 23 aneddoti. Ma, detto che ti faccio un favore, io ti dico una partita importante che hai arbitrato e tu ci fai fare un giro nella storia, citando un ricordo. Pronti, partenza... fischia!
2010. Finale Campionato del Mondo (unico arbitro italiano a dirigerla, finora), vinta dagli USA in Turchia contro i padroni di casa.
«I brividi alla Sinan Erdem Arena, quando il pubblico ha cantato l’inno turco. Erano 16.000 ma sembrava che tutta la Nazione fosse lì».

08.2008. Olimpiadi di Pechino. Semifinale vinta dagli USA sull’Argentina.
«La partita più difficile e fisica della mia carriera. Coach K era un continuo dirmi: “Luigi this is foul”, “Luigi this is illegal screen”, “Luigi 3 seconds” fino a quando, nel silenzio generale (perché eravamo a Pechino e non ad Atene) uno spettatore ha urlato: “Luigi... e faglielo un fischio!”. Mi sono girato e Mike D’Antoni, assistente di Coach K, rideva sotto i baffi».

09.2012. Olimpiadi di Londra. Semifinale vinta dalla Spagna sulla Russia.
«Due magnifici allenatori (Scariolo per la Spagna e David Blatt per la Russia), una bella partita di pallacanestro».

10.Hai diretto 23 Finali Scudetto. Il tuo podio dei ricordi.
«“La Finale” 1998, gara 5: che emozione entrare a Casalecchio 2 ore prima e sentire il profumo della storia. 2005, Forum di Assago: il tiro di Douglas allo scadere e il primo Scudetto assegnato con l’aiuto dell’istant replay. 2015, Reggio Emilia, gara 7: un’altra finale al cardiopalma tra 2 squadre al loro esordio a quei livelli (Reggio Emilia e Sassari)».

11.Hai diretto 9 Finali di Coppa Italia. Il tuo podio dei primi 3 ricordi.
«2006, dopo la finale a Forlì vinta dal Napoli, incontro al distributore dell’autostrada dei tifosi partenopei che volevano pagarmi il rifornimento. Poi ricordo una finale fra Cantù e Benetton Treviso in cui ho visto per la prima e unica volta in vita mia protestare Maurizio Gherardini su un mio fischio, che ricordo era un fallo di sfondamento. Infine, una delle ultime finali con in campo, a Desio, Siena e Milano che credo fosse l’ultimo anno di Siena nella massima serie».

12.2003, Stoccolma. Finale dei Campionati Europei vinti dalla Lituania sulla Spagna.
«La prima grande designazione, in coppia con il mio “fratello” Belosevic con il quale ho poi condiviso tantissime altri finali. Ma questa è stata per tante ragioni unica: eravamo giovanissimi e fu una delle ultime partite arbitrare con il doppio arbitraggio (per fortuna l’anno dopo anche la FIBA, dopo le Olimpiadi di Atene, adottò l’arbitraggio a tre). Nello spogliatoio ci venne a salutare Lubo Kotleba, che si congratulò dicendoci: “Questa sera ho visto un arbitraggio Mondiale!”».

13.2004. Kazan, Finale della FIBA Europe League vinta dall’Unics Kazan sul Maroussi.
«Dopo gli Europei scoppiò definitivamente il contrasto tra Fiba Europe ed Eurolega e io decisi di rimanere in Fiba Europe, per abbracciare il progetto di Nar Zanolin e Miguel Betancor e diventare Tutor in attività, per curare in modo particolare i giovani. È stata un’esperienza fondamentale per la mia crescita professionale e umana. Ogni settimana ricevevo da Monaco di Baviera un pacco con dentro 10 o 15 VHS, ognuna conteneva almeno 2 partite e io le guardavo col videoregistratore, scoutizzavo i giovani e nel frattempo... imparavo. La Final Four  fu una festa: il clima che si respirava in quel momento in Fiba Europe era quello di un gruppo di amici che lavoravano per migliorare il gioco e gli arbitri. È durato per qualche stagione, poi la “fame di potere” ha distrutto tutto il ben fatto».

14.2005. Istanbul, Finale della FIBA Europe League vinta dalla Dinamo San Pietroburgo sul BC Kiev.
«Ricordo la semifinale giocata da un allora “acerbo” Fenerbahce, in una bolgia totale contro la Dinamo San Pietroburgo allenata da un giovane David Blatt, a cui vanno i miei più cari ed affettuosi saluti».

15.2005, Belgrado, Finale dei Campionati Europei vinti dalla Grecia sulla Germania.
«Sono stati gli Europei della partita che non avrei mai voluto arbitrare e cioè Spagna-Croazia. Purtroppo, invece l’ho arbitrata e mi è toccato “riarbitrarla” decine e decine di volte nella mia mente, per capire cosa fosse accaduto e comprendere i miei errori. Quella finale mi ridiede fiducia in me stesso. Fu la finale in cui Dirk Nowitzki, a pochi secondi dalla fine e a partita ormai decisa, fu richiamato in panchina ricevendo una standing ovation da tutto il pubblico dell’attuale Stark Arena, che erano quasi tutti greci».

16.2006, Kiev, Finale della FIBA EuroCup vinta dalla Joventut Badalona sul BC Khimki.
«La finale con Pozzecco in campo e la sua famiglia in tribuna! Prima di una partita incontrai i suoi genitori e conobbi sua mamma, che da quel momento è diventata mia fan commentando più e più volte sulla pagina facebook di DECIDERE le mie partite. Ricordo ancora il suo complimento che ricevetti a Kiev: “Lei si che è un gentiluomo”. La signora alludeva al fatto che, nel suo soggiorno russo, gli uomini si salutavano tra di loro e ignoravano le donne, mentre io mi presentai prima a lei e poi a suo marito».

17.2007, Atene, Finale di Eurolega vinta dal Panathinaikos Atene sul CSKA Mosca.
«Partita storica anche questa e di una difficoltà incredibile. Alcuni anni dopo, a un clinic dell’Eurolega, coach Neven Spahija nel corso di una lezione dichiarò che questa partita sdoganò definitivamente il “pick & roll” in Europa. Ne contarono 120. Noi non ce ne accorgemmo per niente, perché avevamo altro a cui pensare: tipo 20.000 e passa spettatori, 4 falli antisportivi, diversi falli tecnici e partita finita all’ultimo tiro, dopo che Siskauskas, miglior giocatore del CSKA, sbagliò 2 tiri liberi decisivi. Il ricordo più bello fu il saluto e l’abbraccio di Ettore Messina, alla fine di quella estenuante finale».

18.2009, Portorico, Semifinale dei Campionati Americani vinta dal Portorico sull’Argentina.
«Esperienza indimenticabile, arbitrando una pallacanestro completamente diversa e fuori dalla mia “comfort zone”: partite fisiche a dir poco, falli terminali, colleghi NBA che fischiavano ovunque».

19.2010, Vitoria, Finale di Eurocup vinta dal Valencia sull’Alba Berlino.
«Semifinale praticamente in casa del Bilbao Basket e pressione pazzesca da parte del pubblico. Inizia la semifinale e Mumbrù, una delle stelle del Bilbao già con un fallo personale a referto, tira da 3 e volontariamente colpisce il difensore, reclamando fallo. Io invece gli fischio fallo in attacco e lui inizia una sceneggiata pazzesca, mettendosi le mani nei capelli. Aspetto che si calmi e poi gli fischio fallo tecnico (che era il suo 3° personale). Da quel momento, ho avuto da lui nelle partite successive in cui l’ho arbitrato il massimo rispetto».

20.2011. Barcellona, Finale di Eurolega vinta dal Panathinaikos Atene sul Maccabi Tel Aviv.
«Il ricordo di questa Finale è una foto dei 2 “marziani della fotografia sportiva”: Giulio Ciamillo ed Elio Castoria, che immortalano una tribuna del Palau Sant Jordi divisa perfettamente a metà: una parte totalmente verde e l’altra totalmente gialla. Una festa fantastica. E, a proposito: grazie a Giulio ed Elio, per tutte le strepitose foto che mi hanno scattato, e citando loro ringrazio tutti i fotografi, con un particolare pensiero – ricordandomi del libro DECIDERE – a Mimmo Cusano di Roseto. Perché, anche se l’arbitro non deve essere il protagonista, avere dei bei ricordi fa piacere a tutti».

21.2011, Kaunas, Finale dei Campionati Europei, vinta dalla Spagna sulla Francia.
«Prima edizione di un Eurobasket con format a 24 squadre, decisa pochi mesi prima della data di inizio. Anche il dipartimento arbitrale si dovette adeguare e furono inseriti dai 12 ai 15 arbitri esordienti. Alla fine, a detta di tutti, risultò la migliore edizione di Eurobasket fino a quel momento, dal punto di vista arbitrale. La Finale vedeva in campo moltissimi giocatori NBA come i fratelli Gasol, Tony Parker, Boris Diaw e una serie infinita di campioni. La partita fu stravinta dagli spagnoli allenati da Sergio Scariolo».

22.2012, Istanbul, Finale di Eurolega vinta dall’Olympiacos Pireo sul CSKA Mosca.
«Forse una delle finali più pazze della storia del basket europeo. Punteggio bassissimo di altri tempi e CSKA avanti di 19 punti: uno sproposito per una partita finita 62-61. L’ultimo di tiro di Printezis fu una “lacrima” che mi ha dato l’impressione di toccare il tetto della Sinan Erdem Arena, prima di finire la corsa nella retina e decretare la vittoria della squadra del Pireo».

23.2012, Lubiana, Finale dei Campionati Europei Under 20 vinti dalla Lituania sulla Francia.
«Era un Eurobasket U20 in preparazione dell’Europeo Senior dell’anno successivo. Ricordo la semifinale o un quarto di finale con la nuova Stozice Arena piena per la partita della Slovenia e una generazione che poi avrebbe vinto il titolo Europeo Senior in Turchia, con l’aggiunta del talento di Luka Doncic. In quella nazionale giovanile erano presenti Prepelic, Blazic e Omic».

24.2013, Lubiana, Finale dei Campionati Europei vinti dalla Francia sulla Lituania.
«Senza Tony Parker, in veste di “underdog” (come si dice in America per chiamare gli sfavoriti) un giovane Batum si carica la squadra sulle spalle e la porta alla vittoria, contro una Lituania rinnovata rispetto a quella della edizione precedente, ma sempre con validissimi giocatori».

25.2014, Kazan, Finale di Eurocup vinta dall’Unics Kazan sul Valencia Basket.
«Quell’anno Kazan fece le cose veramente per bene e conquistò sia l’Eurocup sia l’accesso all’Eurolega».

26.2015, Lille, Finale dei Campionati Europei vinti dalla Spagna sulla Lituania.
«35.000 persone per la finale, nello stadio di calcio di Lille riadattato al basket. Una emozione particolare: mai visti tanti spettatori per una partita di pallacanestro! Spagna che, ai quarti, sconfigge i padroni di casa favoritissimi alla vigilia. Anche quella partita l’ho arbitrata».

27.2015, Madrid, NBA Global Game, partita fra Boston Celtics e Real Madrid.
«Una festa, una organizzazione perfetta da parte della NBA. Ricordo l’incontro con il Commissioner, Adam Silver, che venne a salutare i “suoi” arbitri nello spogliatoio e si presentò dicendomi: “Piacere, Luigi. Sono Adam Silver”. Di quella festa ricordo anche la grande gioia di conoscere Monty McCutchen: simpaticissimo arbitro e grande professionista, attualmente direttore degli arbitri NBA».

28.2016, Berlino, Finale di Eurolega vinta dal CSKA Mosca sul Fenerbahce Istanbul.
«Anche questa finale è passata alla storia per il tap-in quasi a tempo scaduto, di Khryapa, che portò le squadre ai tempi supplementari prima della vittoria del CSKA».

29.2016, Manila, Finale del Torneo Preolimpico delle Filippine vinto dalla Francia sul Canada.
«Doveva essere la mia ultima designazione, perché avevo passato il fatidico limite dei 50 anni (ero quasi a 51). Avevo continuato con la speranza di essere designato per la mia terza Olimpiade, ma non fu così. Però a farmi veramente male fu la mancanza di un arbitro italiano alle Olimpiadi: cosa che non succedeva da molte edizioni. Per me è stata una chiara decisione politica e non tecnica. Nonostante tutto, questa designazione al Preolimpico la presi come un regalo e mi impegnai per arrivare alla fine nel miglior modo possibile».

30.2017, Valencia, Finale di Eurocup vinta dal Valencia sul Malaga.
«Derby spagnolo e vittoria del Valencia, che era diventata ormai una tradizione, in un’atmosfera pazzesca e con la Fonteta piena come un uovo».

31.2017, Istanbul, Semifinale di Eurolega vinta dal Fenerbahce Istanbul su Real Madrid.
«Fui contentissimo che dopo questa partita, in Finale il nostro capitano della Nazionale Gigi Datome sollevò il trofeo (e insieme a lui Maurizio Gherardini, che per una volta perse il tradizionale aplomb). Conosco Gigi da quando, da teenager, giocava e sacrificava le sue estati per le nazionali giovanili: una grandissima persona in campo, ma soprattutto fuori».

32.2018, Belgrado, Finale di Eurolega vinta dal Real Madrid sul Fenerbahce Istanbul.
«Partita pazzesca di un altro italiano, Niccolò Melli, che avrebbe meritato il titolo di MVP per la sua prestazione ma che di fronte si trovò un “bambino” che poi è andato a dominare anche in NBA: Luka Doncic».

33.2019, Lituania, Finale King Mindaugas Cup vinta dal Rytas Vilnius sullo Zalgiris Kaunas.
«Fu un grande onore essere chiamato da una Lega straniera importante come quella della Lituania per dirigere la finale, soprattutto perché non arbitrando più in Italia non arbitravo una competizione di club nazionale da molto tempo. Purtroppo, per questa mia designazione la lega e gli arbitri lituani furono puniti e non furono designati per alcuna competizione senior internazionale quell’estate. E io mi sentii veramente triste, nel vedere dove può arrivare l’arroganza delle persone deputate a decidere».

34.2019, Vitoria-Gasteiz, Finale di Eurolega vinta dal CSKA Mosca sull’Anadolu Efes Istanbul.
«La mia 9^ Final Four ed Efes alla 1^ finale in Eurolega. Forse tutte le energie erano state spese in semifinale, nel derby vinto contro il Fenerbahce in una Buesa Arena stipata di tifosi turchi».

35.2022, Belgrado, Finale di Eurolega vinta dall’Anadolu Efes Istanbul sul Real Madrid.
«La mia 10^ e ultima Final Four da arbitro. Partita molto fisica e intensa e punteggio basso, che per noi arbitri non è il massimo in quanto con poche realizzazioni aumentano il numero dei rimbalzi, dei contatti e la frustrazione dei giocatori sale ai massimi livelli».

36.E siamo arrivati a oggi. Cosa ti fa più male, dentro, dopo aver fischiato la fine?
«Assolutamente niente, nessun dolore. Un fischio sbagliato mi procura dolore, un infortunio idem. Ho deciso io quando finire, ho lottato per arrivare alla Final Four 2022 e poi alla finale, ho dato tutto quello che avevo dentro perché sapevo che, facendolo, se non fosse arrivata la finale non avrei avuto nessun rimpianto. Ma quello che è accaduto dopo aver comunicato la mia decisione all’unico a cui volevo dirla di persona, Richard Stokes (il capo degli arbitri di Eurolega, n.d.r.), è stato molto più appagante di quanto avessi mai pensato».

37.E cosa ti fa male in tutto il corpo? In altri termini, quali sono le parti più usurate di un arbitro? Le parti che si possono dire...
«Le ginocchia e le articolazioni, ma anche la testa. Perché la concentrazione totale che un arbitro deve avere per portare a termine una gara pesa come un macigno in testa».

Grazie, Luigi. E mo’ riposati!

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