Il Critico Condotto
FLAIANO A SORPRESA (STORIA BREVE DI UNA PASSEGGIATA)

Simone Gambacorta visita i rivenditori dei libri mandati in esilio dai cataloghi vigenti. E ci delizia con questa riflessione sull’Ennio che riesce a farti capire le cose anche morto da cinquant’anni.

Roseto degli Abruzzi (TE)
Mercoledì, 22 Giugno 2022 - Ore 10:45

Flaiano è uno di quelli che riesce a farti capire le cose anche morto da cinquant'anni, e non solo per quel che ha scritto. S’intravede sempre una certa complicità tra lui e il caso quando ci si accorge che è un morto che parla, cioè quando si capisce che parla anche da morto, al di là (aldilà) di quel che ha detto nei libri e nei fogli usciti postumi.

Siamo di fronte a una specie di fantasma capace di offrire una sua eloquenza con una stramba tendenza a dare l’esempio, a diventare egli stesso “fatto”, episodio, occasione di sberleffo, piccolo capriccio buono a sabotare la normalità delle cose pensate in copia conforme.

Mi succede (Pasquetta scorsa) che vado ad Ascoli Piceno e vi trovo in atto in pieno centro (bellissimo) un mercatino credo dell’antiquariato, adesso non ricordo, in ogni caso ovunque espositori e bancarelle e ancor più persone datesi al passeggio o alla caccia alla chicca.

Visito i rivenditori dei libri mandati in esilio dai cataloghi vigenti. Ne espongono d’accatastati, d’impilati, di sparpagliati, di belli, di brutti, di straordinari, d’intonsi, d’emaciati e di succulenti: le possibilità che si riscontrano in tali sopralluoghi sono molteplici, secondo l’uso di casa.

Se però uno cerca qualcosa che non sia “grande distribuzione” e che non sia religiosissimamente nuovo e allineato con il “gusto medio parecchio pallosetto”, simili situazioni sono manna: possono uscire fuori titoli oggi condannati a risultare purtroppo introvabili o emarginati e che invece appena ieri l’altro non erano insoliti né ardui a reperirsi.

Per non dire di quanto possa farti piacere un faccia a faccia – che ne so? – con un Libero Bigiaretti o una Lalla Romano in una di quelle dimenticate edizioni così gratificanti da maneggiare, e non fa niente che vi sia qualche macchia, qualche strappetto, qualche segno del tempo.

Mentre sbircio mi appare in frontale una copia del “Diario notturno” di Flaiano. Prima edizione, mi spiega la venditrice corsa in area direttamente dalla fascia, e anche – a domanda rispondendo – me ne esplicita il prezzo, una cifra modica ma di scarsa congruenza con le condizioni del volume: va bene qualche macchia, va bene qualche strappetto, va bene qualche segno del tempo, ma ignoti predecessori hanno fatto a questo libro quel che nessuno vorrebbe inflitto a sé.

Nell’andarmene guardo quella copertina lasciata lì e mi dico che Flaiano fa veramente come gli pare. Lui, che pure è in catalogo e venduto bene (Flaiano “venduto bene” suona brutto), t'improvvisa un anacoluto nella sintassi globale del mercato odierno: e benché si possano avere i suoi libri facilmente e in ottime edizioni, addirittura ricevendoli dalla sera alla mattina a casa, se ne scappa in una bancarella con una prima edizione persino malmessa e ti chiama il fuorigioco.

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