Elisabetta II, regina del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord, del Commonwealth e – laicamente – dell’orbe terracqueo, è morta oggi nell’indipendentista Scozia, a Balmoral.

Ha ereditato un impero, lascia uno stato all’avanguardia e di rilevanza mondiale.

Dopo il muro di Berlino, crolla metaforicamente pure il ponte di Londra, che collegava il vecchio al nuovo mondo.

In tempi di Covid-19, anche questo lutto porta una variante: dal protocollo “London Bridge” (se fosse scomparsa a Londra) a protocollo “Unicorn”, essendo spirata in Scozia.

La sua morte porterà all’incoronazione del figlio Carlo (III), il meno carismatico della dinastia dei Windsor, che finora ha compreso: Giorgio V (1910-1936); Edoardo VIII (1936); Giorgio VI (1936-1952); Elisabetta II (1952-2022).

Ha avuto il merito di piacere alla gente più dell’istituzione che incarnava, nonostante i 70 anni di regno.

O forse proprio per quel “reale sfinimento”, che ci rendeva un po’ tutti immortali nel processo di identificazione... chi non ha mai esclamato: “C’era già quando sono nato!”.

E poi amava i cavalli. Sentimento davvero nobile.

Repubblicane condoglianze.