Amarezze
CHIUDE LA PASTICCERIA DI ROMANA E FRANCESCO GIANFORTE: DA DOMANI ROSETO SARĄ UNA CITTĄ MENO DOLCE...

Dopo 36 anni in piazza Sacro Cuore e quasi 10 a due passi da piazza Ungheria, il pasticcere e la sua dolce metą si godranno il meritato riposo.

Roseto degli Abruzzi (TE)
Sabato, 31 Dicembre 2022 - Ore 18:00

Da domani, Roseto degli Abruzzi sarà una città meno dolce.

Oggi chiude la Pasticceria di Romana e Francesco Gianforte, in via Giulio Cesare 7, a due passi da piazza Ungheria, aperta a fine anno 2013.

Infinita tristezza, derivante dalla presa d’atto che, pochi giorni dopo “Lo Spizzico”, chiude un altro presidio della mia rosetanità da mangiare

Il dolce luogo era a sua volta uno spin-off fatto di panna, visto che l’originaria Pasticceria dei Fratelli Gianforte è stata aperta per 36 anni di fronte alla Chiesa del Sacro Cuore.

Poi la decisione dei fratelli Francesco e Remo di dare vita a due pasticcerie, con Remo rimasto nei pressi del Sacro Cuore, su via Nazionale, e Francesco venuto dalle parti in cui vivo a diffondere golosità e sorrisi con sua moglie Romana.

Qualche settimana fa, Francesco – durante una delle mie merende/cena a base di cappuccino inebriato dalla sua strepitosa treccia fritta, farcita con la marmellata di ciliegie e cannella – mi disse che avrebbero chiuso il 31 dicembre 2022. Da quel giorno, quasi ad esorcizzare, ho rarefatto le mie visite che prima erano almeno quotidiane. Come a sperare in un ripensamento, che purtroppo non c’è stato.

Sia chiaro: Romana e Francesco hanno tutte le ragioni del mondo: 36 anni di pasticceria al Sacro Cuore e quasi 10 a piazza Ungheria fanno 46 anni di dolcezze asperse sul Lido delle Rose. Circa mezzo secolo! Può bastare, è giusto che si godano il meritato riposo. E però, per noi che restiamo (a bocca asciutta), noi “coreani/rosetani”, è una perdita.

Come che sia, poco fa mi sono fatto forza e sono uscito, deciso ad andare a bere l’ultimo caffè da Romana e Francesco.

Uscito a mano sinistra da via Seneca, pochi passi su via Marina, capisco che è una serata particolare – non è l’ultimo dell’anno, è l’ultimo giorno della Pasticceria di Romana e Francesco – dal treno immobile sul sottopasso bassissimo (180 cm) che taglia una via che da piazza Ungheria fino al sottopasso si chiama Giulio Cesare e dopo Costantino. Lo fotografo: si chiama “Pop” e magari pure lui vuole salutare i coniugi pasticceri.

Arrivato, ho ceduto a un bombolone oltre al sorso di caffeina. Poi ho visto, nella vetrina ormai quasi sguarnita, un pezzo importante di “diplomatico”, quello imbevuto di inebriante alchermes, e l’ho comprato per brindare stasera all’anno nuovo e ai sapori di una pasticceria che non troverò più aperta. E il dio dei krapfen sa quanto mi dispiace!

Dando l’ultima occhiata – insieme ai vicini di casa Lidia e Tony e alla gente del quartiere parente come Loredana, entrati a bere l’ultimo caffè o acquistare l’ultimo dolce – ho ripensato che in questo luogo tanto piccolo quanto familiare ho passato quasi dieci anni di vita, fra colazioni e merende/cene, oltre ai momenti con gli amici portati al cospetto delle preparazioni artigianali di Francesco.

Mi è venuto spontaneo fare i conti dei libri che ho festeggiato qui, bevendo un caffè o mangiando un krapfen o una treccia fritta (le creazioni che preferivo di Francesco, insieme alla treccia al gianduia). Dal 2013 a oggi ho realizzato 13 volumi, fra i 7 curati personalmente e i 6 ai quali ho collaborato. Il ricordo più caro è anche quello più imponente, datato 2019, quando ho portato coach Stefano Pillastrini a bere un caffè per festeggiare la chiusura del suo libro “Pillacanestro”, facendogli poi riportare a casa una “guantiera” (vassoio) di prodotti locali (il coach si disse dubbioso sul fatto che le leccornie sarebbero arrivate a Cervia).

Poi ho ripensato a quando Francesco aveva la pasticceria al Sacro Cuore e preparava le colazioni a Mahmoud Abdul-Rauf e alla sua famiglia, visto che il “Califfo del Lido delle Rose” abitava in un appartamento sopra il locale.

Quella pasticceria, che ha poi partorito le due ulteriori, è stata la via maestra di giovinezza e adolescenza, con i soldi messi da parte per comprare una pasta uscendo da catechismo o dopo i sudati pomeriggi al Campo dei Preti, benedetti dal sorriso e dall’accento bresciano di Padre Dante.

Francesco e Remo sono stati fedeli al loro essere pasticceri anche quando hanno scorporato l’originario laboratorio in due nuove attività, realizzando una scissione alla crema come quella indolore del 1992, che trasformò la Cecoslovacchia in Repubblica Ceca e Slovacchia. Perché ci si può dividere restando in serenità. Ed è una lezione per il mondo che viviamo.

Quale mio saluto, ho donato a Romana e Francesco una copia del libro “il CUORE del ROSETO”, pubblicato nel 2014. È il primo che ho festeggiato da loro, perciò era giusto che ne avessero una copia, anche perché – ai tempi della Serie A – Francesco era un appassionato di pallacanestro.

Foto scattata, saluti finali, ringraziamenti reciproci dati e ricevuti... me ne sono uscito per tornare a casa, pensando di scrivere questo doveroso pensiero, ringraziando per il loro lavoro Romana e Francesco, che hanno reso più dolce sia il quartiere sia il Lido delle Rose.

Prima di scrivere, ho preso forza dopandomi con un generoso pezzo del diplomatico ebbro di alchermes.

Adesso so che sapore ha il tempo che passa.







Stampato il 04-19-2024 08:20:30 su www.roseto.com