Storie di Serie A
ADDIO VARESE

Enrico Schiavina, giornalista di Superbasket, ci parla della triste retrocessione in LegaDue della gloriosa Varese.

Bologna
Lunedì, 31 Marzo 2008 - Ore 23:00
Retrocedere già è una disgrazia, retrocedere per mano della tua più grande rivale è una sciagura.

Che Varese sarebbe andata giù lo si sapeva da almeno un paio di mesi, i tifosi biancorossi ormai si erano messi il cuore in pace. Ma a mettere altro sale sulla ferita ci si è messo il calendario: l’ultima spintarella verso il baratro l’ha data Cantù. (Tra l’altro lo stesso drammone è nell\'aria anche domenica prossima in Legadue, col derby Montecatini-Pistoia che potrebbe sancire la discesa in B1 dei termali).

Più triste, più grigio di così non poteva essere, il derby numero 120 tra due club che hanno fatto la storia del basket europeo: una retrocessa sul campo e l’altra che potrebbe chiudere a fine anno per bancarotta.

Senza tifosi canturini, bloccati dell’osservatorio tifoserie (che tristezza, anche il basket colpito da provvedimenti del genere…) ma con 4.227 spettatori varesini costretti a ingoiare il rospo più amaro.

Settore ospiti vuoto, curva biancorossa muta. E alla fine, dopo un partita scadentissima - l’ennesima – di una Cimberio alla quale si chiedeva di salvare almeno l’onore ma non è riuscita nemmeno in quello, l’esposizione uno striscione che dice tutto: “In A2 noi ci saremo. E voi, mercenari?”.

A proposito di striscioni, clamorosa la beffa organizzata dai tifosi canturini, che non potendolo cantare di persona a Masnago hanno mandato un aereo a sorvolare il palasport trainando una gigantesca scritta: “Eagles Cantù, Serie B Serie B”. Sfottò riuscitissimo, e meritato. Tra l’altro un precedente del genere, nel basket, lo ricordiamo solo per mano dei tifosi di Roseto.

Varese è una città che cestisticamente ha sempre avuto il senso della storia. Fin troppo. In passato si diceva che il suo essere rimasta legata ai tempi eroici, agli irripetibili trionfi degli anni 70, le impedisse di guardare avanti, di trovare una sua dimensione moderna. C’era sicuramente del vero, ma forse è stato anche grazie al suo senso della storia, alla voglia di completare con un’ultima perla quella straordinaria collana di vittorie, che arrivò lo scudetto della stella, nel 1999. A sua volta straordinario e altrettanto irripetibile, ma pagato a caro prezzo. In quella vittoria di nove anni fa ci sono le radici del disastro di oggi.

Dei mille errori fatti dalla Pallacanestro Varese quest’anno sul mercato, il più evidente è stato il primo: mandare allo sbaraglio in panchina l’improbabile triumvirato Mrsic-Vescovi-Meneghin, la gestione tecnica più inesperta e meno credibile vista negli ultimi anni in Serie A. Lo sapevano anche a Varese, ma quelli erano tre “ragazzi del 99”... Altri due erano ancora in campo, Galanda e De Pol, e la suggestione di rimettere assieme buona parte dell’indimenticabile squadra di nove anni fa è stata troppo forte.

Di errori poi la Cimberio ne ha fatti tantissimi altri, farne l’elenco a questo punto sarebbe inutile, e al posto di Mrsic come heah coach è poi arrivato Bianchini, e la retrocessione l’ha incassata lui (la prima in carriera a 64 anni… Vate, un giorno ci spiegherai chi te l\'ha fatto fare).

Ma il senso della storia, la gloriosa storia della Pallacanestro Varese in questo caso infangata, è emerso spesso nel corso della stagione ed emerge oggi, a giochi finiti. Vi leggiamo un segno anche nella buona partita di Marco Passera contro Cantù, Passera che nel ’99 era un ragazzino del vivaio e lo scudetto della stella lo festeggiò da tifoso scatenato, e ieri invece era in campo e ci è rimasto 33 minuti, playmakerino volonteroso ma troppo solo.

Sempre a proposito di senso della storia, a Varese si stanno facendo i confronti tra questa retrocessione e quella del 92/93, con in campo un supercaliffo come Reggie Theus. Sono passati sedici anni, oggi Theus è l’allenatore dei Sacramento Kings, l’abisso non si chiama più A2 ma Legadue e Bianchini in conferenza stampa l’ha chiamato “purgatorio”. Aggiungendo che “Bisogna vedere questa retrocessione come una purificazione, dalla quale rinascere”. Bella immagine. Solo che, a suo tempo, per rinascere Varese impiegò tre lunghi anni: risalì solo nel 1994, quando pescò il jolly Komazec.

Oggi a Varese tutti pensano che l’uomo giusto per la panchina sia Meo Sacchetti, ma a uno che porta Capo d’Orlando ai playoff si può chiedere di ripartire dalla Legadue? E tutti sognano il ritorno di Pozzecco, il più amato dei ragazzi del ’99. Nessuno al mondo sarebbe meglio di lui nel ruolo di uomo della rinascita. Ma lui ha detto, ribadito e confermato che a fine anno si ritira.

L’11 maggio 2009 sarà il decennale dello scudetto della stella. Col senso della storia che ha, Varese sarà in grado di rialzarsi in tempo per quella data?


Stampato il 11-13-2025 09:39:46 su www.roseto.com