Emozioni
DIARIO DI UN PELLEGRINO BEATLESIANO

Carlo Tacconelli ci racconta la sua trasferta in Terra d’Albione per assistere al concerto di ‘Sua Maestà’ Paul McCartney.

Roma
Martedì, 15 Luglio 2008 - Ore 00:30
Si finalmente l\'ho fatto.
Finalmente ho espiato il mio peccato.
E l\'ho fatto nel migliore dei modi.

Ora, Maometto avrà tutti i suoi buoni motivi per non andare alla montagna (sente freddo, non sa sciare, non si può permettere lo skipass, ecc.) perciò sarà la montagna ad andare da Maometto. A dire la verità io non ho mai visto una montagna andare da qualcuno, ma so che quando succede lo fa necessariamente franandogli addosso, fragorosamente e con conseguenze disastrose.

Ecco, quello che mi è successo è metaforicamente questo.

Il fardello che gravava su di me è il fatto di non essere stato presente al concerto di Paul McCartney nel maggio 2003 a Roma, fuori il Colosseo, poiché a quell\'età, 17 anni, avevo ben pensato di rimanere in spiaggia a giocare a calcio con i miei amici. Ricordo anche di essermi fatto male al piede in quell\'occasione.... (chiara avvisaglia divina).
Ma non mi era pesato.
In quei momenti la leggerezza di un pomeriggio con gli amici era più piacevole di una sfacchinata nella Capitale....

Col passare del tempo, la mia coscienza è cambiata, la mia consapevolezza si è (apparentemente) ampliata, per dirla in poche parole mi sono follemente innamorato dei Beatles. Sfrenatamente. Non è necessario motivare, sono sicuro che molti di voi ci sono passati.
E quando ad un certo punto mi sono reso conto che il destino mi era passato affianco, e mi aveva colpito soltanto di striscio, come una medusa, sono rimasto urticato a tal punto che è nata in me l\'esigenza di fare qualcosa per riparare.

...E fu così che i nostri amici, Carlo e il fedele amico Zipietro (azzoppato per l\'occasione ma mai domo!), andarono a Liverpool il 28 maggio 2008, esattamente 3 giorni prima del Concerto, giusto per ambientarsi un po’.

3 giorni passati religiosamente a scovare le tipiche tappe di un pellegrino beatlesiano: siamo andati a Penny Lane, Strawberry Fields, al famosissimo Cavern Club, dove i Fab4 divennero famosi, casa di John Lennon... e ho lasciato ovunque un po’ delle mie lacrime.

Arriva infine il fatidico giorno, il 1 giugno 2008, stadio Anfied Road, lo stadio del Liverpool FC, per noi la fila davanti ai cancelli inizia alle ore 12. Un po’ di english rain ci accompagnerà fino alle 5 del pomeriggio, orario di apertura dei cancelli.
Quando ormai eravamo completamente vestiti di pioggia, finalmente si sono spalancate le porte (del paradiso), e una gran corsa fin sotto il palco ci ha asciugato.

Mentre pian piano gli spalti si riempivano, i miei occhi erano fissi sul palco, in attesa del Baronetto; come fosse uno specchio riuscivo a immaginare le altre persone dietro di me, riuscivo a nuotare nelle loro menti.

C\'erano ragazzi da tutte gli angoli del mondo: Brasile, Canada, USA, Cina; ed ognuno di loro era lì col suo bagaglio vuoto pronto a riempirsi di emozioni elargite dal vecchio Paul; le gradinate iniziavano ad affollarsi, e io continuavo a lasciare gli occhi sul palco senza mai girarmi. Gente dai 15 ai 75 anni unita dalla stessa passione; è incredibile che nonostante le diversità culturali, razziali, generazionali, geo-politiche, ecc.ecc. possa esistere qualcosa che riesca a tenere assieme cosi tanta gente (circa 40.000 presenti al concerto).

La prima volta che mi era successo era nel 2004 alle Olimpiadi di Atene: ero andato lì a vedere le semifinali di basket USA-Argentina e Italia-LItuania (che goduriaaaa) e mi ricordo che a fine serata stavamo tutti assieme fuori lo stadio a festeggiare, vincenti e perdenti, italiani, lituani, argentini....
Si, insomma, il tanto declamato spirito olimpico esisteva davvero. Ed è stata davvero un\'emozione primordiale, insperabile ed insuperabile.

Ecco, solitamente si usa dire che la prima volta non si scorda mai, ma dal mio canto posso dirvi che la seconda è ancor più figa perchè ormai si sa come gestirla (questo vale anche in amore...). E questa volta non mi sono fatto trovare impreparato...
Torniamo a noi; questa digressione serviva solo ad ingannare il tempo per voi lettori in attesa dell\'inizio dello show...

Alle 21.30 in punto arriva lui, Paul McCartney; la folla è in visibilio per questo ex-giovincello (66 anni!), il Dio della musica, il re della melodia, si, insomma, uno che 40 anni fa faceva letteralmente \"schiumare\" le nostre madri... (senza offesa).

La mia posizione privilegiata, ma guadagnata con tanta sofferenza, mi permette di guardarlo da circa 7-8 metri di distanza; riuscivo benissimo a percepire ogni suo movimento degli occhi ed ogni sua minima contrazione muscolare; aveva il viso dei 20 anni, come l\'età che si sente chiunque lo ascolti.

Purtroppo è vero: i miti muoiono sempre a 20 anni, anche quando non muoiono...

Ma è meraviglioso notare come lui sia sopravvissuto a se stesso e alla sua leggenda con grande dignità. E viene voglia di pensare a cosa lo spinga ancora a suonare, fare concerti, scrivere canzoni, quando ormai il mondo musicale è suo, tutto è stato raggiunto e vinto, ogni record è stato spezzato, ogni sterlina è stata guadagnata, ogni coscienza è stata toccata ed inevitabilmente influenzata.

\"E\' ancora un\'altra notte e suono, non so nemmeno io per che motivo, forse perchè son vivo; e voglio in questo modo dire ‘Sono!’ o forse è solo un modo pure questo per non andare a letto\", diceva nella sua Canzone di notte n°2 il maestro Francesco Guccini.

I miei pensieri però vengono subito intercettati dalle prime note del concerto, che si apre con un rock\'n roll vecchio stampo.
Paul è visibilmente emozionato, trovandosi nella sua città natale non mancano i saluti a i quartieri o i racconti sulla sua gioventù; in onore di ciò la scaletta ripercorre tutti i classici della discografia di Paul e dei Beatles: Hey Jude, Let it be, PennyLane, Yesterday, The long and winding Road, Blackbird, Band on the Run, Something, Back in the USSR per citarne alcuni.

Bellissima la scenografia con immagini di Liverpool e filmati di repertorio, per non parlare dei fuochi d\'artificio (all\'interno dello stadio) durante Live and let die. fate un giro su youtube se vi va e cercate Liverpool Sound.

2 ore di concerto, 26 canzoni, quasi una per ogni mio anno di vita, che avrei dato via facilmente per questo concerto...
Taxi, aeroporto e alle dieci di mattina del giorno dopo siamo nuovamente in Italia.

I brividi che ho avuto durante il concerto sono difficili da raccontare, purtroppo la nostra umana essenza materiale ci relega ad un\'inevitabile incomunicabilità; però un fatto voglio provare a raccontarvelo…

Alla fine di Drive my car, uno dei miei pezzi preferiti dei Beatles, ero così fomentato che sono entrato in uno stato convulsivo-passionale di eccitazione scalmanata che si manifestava con urla, schiamazzi e gesti di adorazione verso Paul; che vogliate crederci o no, Lui mi ha notato, nella folla (non era difficile, ero sotto i suoi piedi...), mi ha guardato negli occhi e ha fatto un cenno di approvazione, come per dire \"Grazie, lo sapevo che ti sarebbe piaciuta!\".
Vi rendete conto della portata di tale episodio?

Questo vuol dire che per un attimo impercettibile la mia vita è riuscita ad entrare in collisione con la sua, per un momento infinitesimo Paul McCartney ha avuto coscienza della mia esistenza su questo pianeta.
Paul McCartney sa che io esisto. Ne sono sicuro.

Questo basta per poter dare un senso alla mia vita. Ho trovato una ragion d\'essere di tante mie lacrime.
Adesso finalmente sono appagato.

Dopo aver visto i concerti di Rolling Stones, The Who, Chuck Berry, Roger Waters (Pink Floyd), Bruce Springsteen, Queen, Deep Purple, Oasis, Vasco, Guccini, De Gregori, Negrita, posso infine chiudere con Sir Paul McCartney.
Se dovessi morire adesso non avrei nessun rimpianto (forse solo Bob Dylan...) e lo farei felicemente.

Probabilmente per alcuni di voi posso risultare un pivello, un ragazzino sognatore, un mitomane esaltato che non sa ancora riconoscere i veri valori della vita e che non ha niente da fare, ma ve l\'avevo premesso che purtroppo c\'è un velo di incomunicabilità che mi impedisce di trasmettervi le mie emozioni...
Cmq non fa niente, l\'avevo messo in conto.

Se siete arrivati fino a questo punto, probabilmente neanche voi avete di meglio da fare!
Ciononostante grazie per l\'attenzione.

With Love.

Carlo Tacconelli
https://lennonforever.spaces.live.com


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